Oltre 200 carabinieri del comando Provinciale di Catania, con il supporto dei Reparti specializzati dell’Arma – tra cui lo Squadrone Eliportato “Cacciatori di Sicilia” e il 12^ Nucleo Elicotteri – hanno contribuito alla maxi operazione Naumachia, che ha portato all’emissione di misure cautelari a carico di 38 indagati, ritenuti appartenenti al clan Santapaola-Ercolano, storicamente radicato nel territorio catanese.
L’operazione ha interessato, oltre al capoluogo etneo, anche nelle province di Siracusa, Enna, Asti, Agrigento, Caltanissetta, Napoli, Pavia e Palermo.
Operazione Naumachia contro i Santapaola: arrestati e accuse
Gli arrestati sarebbero responsabili, a vario titolo, ferma restando la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, acquisto, detenzione e cessione di droga, “detenzione, porto e cessione di armi comuni e da guerra, ricettazione ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso.
Chi sono gli arrestati dell’operazione Naumachia a Catania
Questi i destinatari della misura cautelare della custodia in carcere:
- Salvatore Andò, nato a Catania il 21.9.1992 ;
- Kevin Bonfiglio, nato a Catania il 2.12.1993;
- Mario Maurizio Calabretta, nato a Catania il 15.01.1988;
- Antonino Cocuzza, nato a Catania il 5.9.1974;
- Domenico Contarini, nato a Catania l’ 11.7.1971;
- Giovanni Costanzo, nato a Catania il 25.7.1994;
- Angelo Cutugno, nato a Catania il 6.11.1993 ;
- Paolo Giuseppe Denaro, nato a Catana il 19.5.1994 ;
- Pierpaolo Gianluca Di Gaetano, nato a Catania il 29.6.1979;
- Orazio Finocchiaro, nato a Catania 1’8.11.1972 ;
- Michele Fontanarosa, nato a Catania il 13.4.1957;
- Marco Gardali, nato a Catania il 6.6.1996;
- Andrea La Rosa, nato a Catania il 4.11.1989;
- Simone Lizzio, nato a Catania il 20.11.1998;
- Alessandro Lo Presti, nato a Catania il 21.2.1980;
- Francesco Magrì, nato a Catania il 20.12.1971;
- Giovanni Magrì, nato a Catania il 6.10.1994;
- Mario Marletta, nato a Catania il 5.1.1989;
- Giuseppe Mazzarelli, nato a Catania il 28.8.1995 ;
- Corrado Gabriel Muscarà, nato a Catania il 13.9.1996;
- Maria Rosaria Nicolosi, nata a Catania il 29.8.1977;
- Giovanni Nizza, nato a Catania il 18.11.1973; 23.
- Natale Nizza, nato a Catania il 12.11.1996;
- Natale Dario Nizza, nato a Catania il 29.8.1993;
- Carmelo Christian Patanè, nato a Catania il 19.7.1994;
- Vincenzo Pino, nato a Catania il 2.10.1998;
- Giovanni Pinto, nato a Catania il 29.10.1976 ;
- Francesco Platania, nato a Catania il 2.4.1968;
- Giovanni Privitera, nato a Catania il 17.12.1975;
- Giovanni Maria Privitera, nato a Catania il 7.8.1993;
- Antonino Raimondo, nato a Catania i l 15.8.1973;
- Mario Mario, nato a Catania il 7.3.1972;
- Ivan Scavone, nato a Catania il 2.6.1994;
- Gabriele Agatino Strazzeri, nato a Catania il 30.9.1995;
- Antonino Trentuno, nato a Catania il 3.1.1994;
Destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari con controllo elettronico:
- Saverio Missale, nato a Catania il 30.6.1964.
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Le indagini
Le indagini che hanno portato all’operazione Naumachia, sviluppate con metodi tradizionali e moderne tecniche investigative, sono state condotte dal Nucleo Investigativo dei carabinieri di Catania sotto il costante coordinamento della locale Direzione Distrettuale Antimafia. dall’ottobre 2020 al gennaio 2023
Le attività investigative hanno permesso di documentare l’operatività di più articolazioni dell’associazione mafiosa Santapaola-Ercolano, in particolare del gruppo Nizza, attivo nei quartieri San Giovanni Galermo, Librino e San Cristoforo, nonché dei gruppi operanti nei quartieri di Castello Ursino e San Cosimo.
Le figure di spicco
Tra i principali indagati dell’operazione Naumachia figura Giovanni Nizza, detenuto, il quale dal carcere sarebbe riuscito a mantenere costanti contatti con gli altri membri vicini o appartenenti al clan, a ricevere aggiornamenti costanti sulle attività criminali del gruppo e perfino a impartire direttive.
L’indagine dei carabinieri avrebbe consentito di fotografare nel tempo l’avvicendamento nel ruolo di responsabile della gestione operativa del gruppo Nizza di vari soggetti: prima Silvio Corra (poi divenuto collaboratore di giustizia), poi Salvatore Scavone (anch’esso divenuto collaboratore di giustizia) e anche Natalino Nizza, figlio di Giovanni, affiancati da Rosario Lombardo (deceduto), storico consigliere e uomo di fiducia dei fratelli Nizza, il cui ruolo era emerso anche nel corso dell’indagine Carthago II e dell’indagine denominata Sangue Blu.
Tra gli episodi più rilevanti emersi durante l’indagine si evidenziano sequestri di armi da guerra ed esplosivi ed estorsioni ai danni di imprenditori locali. In più, i carabinieri hanno ricostruito i dettagli del business operato dal gruppo Nizza: il traffico di droga. Il clan riusciva infatti a gestire le maggiori piazze di spaccio di Librino, San Cristoforo e San Giovanni Galermo a Catania e a ottenere proventi da reinvestire nel mantenimento dei sodali detenuti o in armi.
Negli ultimi dieci anni numerosi sono stati gli interventi che hanno inciso profondamente la compagine mafiosa del gruppo Nizza con l’esecuzione di plurime ordinanze di custodia cautelare in carcere: nel tempo tutti i fratelli Nizza (Daniele, Giovanni , Andrea, Salvatore, Fabrizio) sono stati colpiti da ordinanze e da condanne, per due di essi è stato applicato il regime di cui all’art. 41 bis O.P. (Daniele e Andrea) , mentre uno di essi ha intrapreso il percorso della collaborazione con la giustizia (Fabrizio). Le operazioni che hanno preceduto il blitz Naumachia hanno imposto costanti e immediate rimodulazioni dell’organizzazione del gruppo, che però ha sempre continuato a operare per mantenere la leadership nelle principali piazze di spaccio catanesi.
Dal 2020 gli inquirenti avrebbero documentato che Giovanni Nizza, seppur detenuto, sarebbe riuscito a partecipare attivamente alla vita mafiosa. In più, avrebbero messo in risalto i ruoli rivestiti dalle donne e dall’ascesa dei giovani figli dei sodali più noti.
Candelore, droga ed estorsione: i fatti emersi dall’operazione Naumachia
In merito al ruolo delle donne, nel comunicato sull’operazione Naumachia si legge come le mogli dei fratelli Nizza abbiano giocato un ruolo nell’assicurare un “mantenimento” alle famiglie dei sodali detenuti. Nello specifico, avrebbe avuto un ruolo di rilievo nel gruppo Maria Rosaria Nicolosi, moglie di Giovanni Nizza e madre di Natalino Nizza: avrebbe fatto da collegamento tra il marito e i sodali liberi, ricevendo le richieste degli affiliati e gestendo le chiamate; in più, avrebbe svolto anche un ruolo operativo all’interno del gruppo mafioso prendendo parte attiva alle sue dinamiche, favorendo e procurando alleati nel traffico di droga, suggerendo strategie e alleanze mafiose e prendendo parte alle videochiamate per la gestione del clan.
Le indagini che hanno portato all’operazione Naumachia hanno consentito anche di seguire l’ascesa criminale dei giovani “figli d’arte” Natalino Nizza (figlio di Giovanni) e Salvatore Sam Privitera (oggi collaboratore di giustizia; figlio di Giovanni Privitera, detto u nacchiu): i due, oggetto di attenzione investigativa sin da minorenni, quando avrebbero svolto il ruolo di messaggeri per il latitante Andrea Nizza, avrebbero seguito un cursus honorum criminale formidabile, arrivano a rivestire anche ruoli organizzativi all’interno del gruppo Nizza. A “frenare” la loro ascesa sarebbe stata il fermo di indiziato di delitto in relazione all’omicidio di Vincenzo Timonieri nel 2021, fatto per il quale è intervenuta la sentenza della Corte d’Appello di Catania.
Nel corso delle indagini sarebbe emersa anche una contrapposizione violenta tra il gruppo mafioso facente capo al detenuto Lorenzo Saitta – detto “lo scheletro” e i Nizza. In relazione a questo contrasto, sfociato in scontri a fuoco, avrebbe assunto un ruolo di protagonista il genero di Saitta, Antonino Trentuno.
Durante l’operazione Naumachia, gli inquirenti hanno anche effettuato ripetuti sequestri di armi, che costituirebbero parte dell’arsenale del gruppo mafioso. Il 17 gennaio 2022, nello specifico, i militari del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Catania hanno sequestrato armi e munizioni: 458 cartucce di vario calibro (alcune per armi da guerra), 4 Flash Bang modificate in ordigni esplosivi, 5 Pipe Bomb artigianali, 6 proietti per lanciagranate modificati, un silenziatore artigianale, un passamontagna nero, un giubbotto antiproiettile, una pistola cromata Benelli Army priva di matricola, un fucile mitragliatore MP BRASILIEN 9mm PARA, una pistola mitragliatrice Kalashnikov cal. 7,62×39 con caricatore a banana, un fucile lanciagranate in polimero, una pistola a salve “mini gap” modificata in arma clandestina cal. 7,65 con silenziatore e caricatore, e 11 guanti in lattice.
Pochi giorni dopo, in data 28 gennaio 2022, i carabinieri hanno trovato un fucile mitragliatore AK/47 S, un fucile a pompa HATSAN Escort Defender calibro 16, una pistola a tamburo Smith & Wesson calibro 38 con matricola abrasa, due Flash Bang modificate in ordigni esplosivi, un ordigno esplosivo tipo Pipe Bomb artigianale, 68 cartucce di vario calibro e un puntatore laser con supporto.
I Nizza e Sant’Agata
Durante le indagini per l’operazione Naumachia, i militari hanno anche scoperto la particolare affezione della famiglia Nizza per la festa di Sant’Agata, patrona di Catania. Nel 2022, infatti, è stata documentata l’affissione a una delle candelore votive di uno stendardo con la parola “banana” (storico soprannome di Giovanni Nizza), verosimilmente quale ulteriore modalità dimostrativa del potere del gruppo e della capacità d’influenza.
Successivamente, in occasione della Festa di Sant’Agata del 2023, sono stati trovati dei video pubblicati su una nota piattaforma social che mostravano un bambino, legato da stretti vincoli di parentela a Giovanni Nizza, fatto sedere durante la processione sulla stessa candelora che aveva ospitato lo stendardo sopra indicato.
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