I dettagli dell'operazione antimafia che ha portato a numerosi arresti tra Catania e Adrano.
Dalle prime ore di oggi, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, la Squadra Mobile della Questura etnea e del commissariato della Polizia di Stato di Adrano stanno eseguendo una serie di arresti nell’ambito dell’Operazione Primus: sono 21 i soggetti destinatari della misura della custodia in carcere, tutti ritenuti vicini al clan Scalisi di Adrano.
Arresti dell’Operazione Primus contro il clan Scalisi, i nomi
Di seguito i nomi degli arrestati del maxi blitz delle scorse ore:
- Alfio Di Primo (classe 1967);
- Emanuel Bua (classe 1990);
- Pietro Castro (classe 1997);
- Vincenzo Castro (classe 2002);
- Emanuele Centamore (classe 2001);
- Francesco Pio Di Giovanni (classe 2004);
- Antonino Garofalo (classe 1968);
- Alfio Lo Curlo (classe 1992);
- Claudio Maccarone (classe 2002);
- Pietro Maccarone (classe 2003);
- Concetto Cristian Nicolosi (classe 2003);
- Salvatore Palermo (classe 1987);
- Vincenzo Restivo (classe 1999);
- Dario Sangrigoli (classe 2000);
- Giuseppe Santangelo (classe 2002);
- Salvatore Scafidi (classe 1997);
- Alfio Scalisi (classe 2002);
- Andrea Stissi (classe 1997);
- Marcello Stissi (classe 1973);
- Massimiliano Vinciguerra (classe 1975).
Le accuse a carico degli indagati sono, a vario titolo, di: associazione di tipo mafioso (clan Scalisi di Adrano), estorsione, traffico di droga e porto e detenzione illecita di armi da sparo, tutti reati aggravati dalla finalità di agevolare l’associazione mafiosa di appartenenza.
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L’indagine
Le indagini sull’operazione Primus sono partite nel 2021 e sono state supportate da presidi tecnici e, salva restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna, hanno consentito di acquisire un quadro indiziario grave a carico di numerosi affiliati, tra cui gli attuali vertici, al clan mafioso Scalisi di Adrano, articolazione territoriale del clan Laudani.
L’attività investigativa – che costituisce la naturale prosecuzione delle pregresse indagini sul suddetto sodalizio mafioso, sfociate nell’operazione Illegal Duty del 2017, nell’operazione The King del 2020, nell’operazione Follow the money del 2021 (nell’ambito della quale sono state sequestrate imprese ubicate in diverse località italiane); nel fermo del marzo 2021 della cosiddetta operazione Triade – ha evidenziato, dopo la scarcerazione avvenuta nel luglio 2022, il componente storico e apicale del clan Scalisi Alfio Di Primo – tornato in libertà – sarebbe tornato ai vertici dell’associazione mafiosa ricoprendo il ruolo di reggente.
I rapporti e le gerarchie
Di Primo è il cognato di Giuseppe Scarvaglieri, già condannato all’ergastolo e indiscusso capo del clan Scalisi al centro dell’odierna Operazione Primus. Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno ricostruito l’attuale organigramma del clan: la gerarchia interna vedrebbe, al livello immediatamente inferiore al reggente – Alfio Di Primo – l’indagato Antonino Garofalo, che avrebbe svolto una fondamentale funzione di organizzazione e coordinamento sugli altri membri dell’associazione mafiosa. Tra questi spiccherebbero due figure: gli affiliati Andrea Stissi e Dario Sangrigoli.
I fatti riscontrati dall’operazione Primus
Gli elementi acquisiti durante l’indagine hanno ulteriormente suffragato la matrice mafiosa del clan adranita Scalisi alla luce dei numerosi incontri registratisi tra i citati esponenti apicali Di Primo e Garofalo, ritenuti appartenenti di pari livello del clan adranita.
Oltre all’organigramma del sodalizio Scalisi, l’operazione Primus ha permesso di avere contezza dei delitti posti in essere dagli affiliati al clan tra cui numerose estorsioni, commesse nella tipica forma mafiosa del “pizzo” ai danni di commercianti e imprenditori adraniti sistematicamente costretti a pagare mensilmente somme di denaro agli esattori dell’organizzazione mafiosa.
Al riguardo, durante l’attività sono stati ricostruiti diversi episodi di danneggiamento e intimidazione nei confronti dei commercianti che non avevano aderito all’imposizione del “pizzo” da parte degli emissari del clan Scalisi. Inoltre, le casse dell’associazione mafiosa sarebbero state rimpinguate anche da un florido traffico di droga, in particolare cocaina e marijuana. In più, i membri del clan avrebbero avuto a disposizioni armi da sparo per “presidiare” il proprio territorio e portare a termine gli affari criminali.
Nell’agosto 2022, tra l’altro – come emerso nell’ambito dell’operazione Primus – è giunta agli inquirenti la notizia di una possibile fibrillazione con l’altro clan adranita Santangelo. In quell’occasione era stato arrestato Dario Sangrioli, trovato in possesso di un fucile a canne mozzate e 76 grammi di cocaina.
Per gli indagati sussiste il principio d’innocenza fino a sentenza definitiva, come previsto dalla legge. Alcuni destinatari di provvedimento nell’ambito dell’operazione Primus erano già in carcere per altra causa.