Operazione Ultimo brindisi: 10 arresti per evasione Iva a Catania

Operazione Ultimo brindisi: commercio illecito di bevande e evasione dell’Iva, 10 arresti a Catania

marikacontarino

Operazione Ultimo brindisi: commercio illecito di bevande e evasione dell’Iva, 10 arresti a Catania

Redazione  |
martedì 27 Febbraio 2024

Il gruppo operava su scala nazionale ed era organizzato su base piramidale.

La guardia di Finanza, con l’operazione Ultimo brindisi, ha smantellato un gruppo criminale che avrebbe illecitamente commercializzato bevande nel territorio nazionale in evasione dell’Iva.

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Operazione Ultimo brindisi: gli arresti e le accuse

L’operazione, denominata Ultimo brindisi e coordinata dalla Procura europea di Palermo, ha portato all’arresto di 10 persone (6 in carcere e 4 ai domiciliari), accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla evasione e frode fiscale e a condotte plurime di bancarotta. Per 17 indagati è scattato, invece, il divieto di esercitare l’attività d’impresa, nonché il ruolo di rivestire uffici e funzioni direttive o amministrative presso società di persone o di capitali, anche per interposta persona, per la durata di un anno.

Il sequestro preventivo

Il gip di Catania ha disposto anche il sequestro preventivo, nella forma diretta, di somme di denaro nella titolarità di 17 società di capitali e di 25 indagati e, in via sussidiaria, delle disponibilità finanziarie e patrimoniali (beni immobili e mobili) di questi ultimi fino a concorrenza del valore complessivo di oltre 30 milioni. L’ordinanza è stata eseguita da finanzieri nelle province di Venezia, Vicenza, Messina, Siracusa, Salerno, Roma, Padova, Rieti, L’Aquila e Milano.

L’organizzazione strutturata su scala piramidale

L’operazione Ultimo brindisi ha permesso di individuare un’organizzazione strutturata su scala piramidale che, celandosi dietro teste di legno, gestiva, di fatto, imprese cartiere (missing trader) e interposte (buffer), attraverso cui è stata realizzata l’imponente evasione dell’Iva. Le cartiere servivano a utilizzare e a emettere fatture per operazioni inesistenti nella commercializzazione di bevande che, grazie all’evasione d’imposta, potevano essere vendute a prezzi altamente concorrenziali. Tra i meccanismi di frode vi era l’acquisto senza Iva di merci falsamente destinate all’estero, oppure il mancato versamento in Italia dell’imposta sugli acquisti provenienti dalla Repubblica di San Marino, dove il gruppo operava con un’azienda a loro riconducibile.

“Per le stesse finalità di frode – spiegano gli investigatori delle Fiamme gialle – il gruppo criminale simulava operazioni intracomunitarie, in regime di reverse charge (l’imposta sul valore aggiunto è assolta dal destinatario della fornitura dei beni in luogo del cedente), tramite una società apparentemente situata in Bulgaria ma di fatto gestita in Italia sempre dalla stessa organizzazione”.

I profitti illeciti dell’operazione Ultimo brindisi

Profitti illeciti pari a quasi 600mila euro sono stati realizzati anche attraverso crediti d’imposta inesistenti, artificiosamente creati attraverso falsi corsi di formazione per il personale dipendente di alcune imprese facenti capo al gruppo criminale. A carico di alcuni componenti dell’associazione sono stati riscontrati fatti di bancarotta fraudolenta commessi mediante l’intenzionale conduzione all’insolvenza e conseguente fallimento di tre società oberate dai debiti tributari, preventivamente drenate delle risorse finanziarie e private di beni strumentali, ceduti a prezzi irrisori.

Il gip etneo ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di sei persone e gli arresti domiciliari per quattro indagati, di cui due consulenti fiscali, padre e figlio, il primo, all’epoca delle indagini, già agli arresti domiciliari. Per 16 imprenditori e un ragioniere è scattata l’interdizione dall’esercizio di impresa, dal rivestire il ruolo in uffici e funzioni direttive o amministrative in società di persone o di capitali, anche per interposta persona, per la durata di un anno.

I nomi degli arrestati

Tra gli arrestati c’è anche Filippo Intelisano, 41 anni, incensurato, figlio del boss Giuseppe, detto Pippu ‘u niuru (’Pippo il nerò, ndr) esponente di spicco del clan Santapaola, di cui sarebbe stato anche per un periodo il reggente, che sta scontando l’ergastolo, comminato il 28 giugno del 2003 con la sentenza del processo ‘Orione 5’, in regime di 41 bis nel carcere di Sulmona.
Filippo Intelisano è stato arrestato all’aeroporto di Venezia mentre, insieme alla moglie, stava per imbarcarsi per Dubai. L’inchiesta è stata coordinata dai pm della Procura Europea Amelia Luise e Gery Ferrara e si basa su indagini del primo Gruppo della Guardia di finanza di Catania .

Filippo Intelisano era stato indagato in stato di libertà nel marzo del 2008 nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Catania sul tentativo, sventato da indagini della Guardia di finanza, di riacquistare un’azienda di trasporti, la Riela group, che era stata confiscata per mafia nel 1999.

Gli altri arrestati, destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, nell’ambito della stessa operazione di oggi dalla guardia di finanza sono: i catanesi Milena Bulla, Fabio Spina, Vincenzo e Andrea Maria Carelli e il salernitano Concordio Malandrino. Il gip Marina Rizza ha disposto i domiciliari per Virgilio Papotto, Cristian Parisi, Gianluca Russo e Settimo Carlo Abate.

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