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“L’ordine è pane il disordine è fame”

“L’ordine è pane il disordine è fame”

Il Supremo Architetto, per chi ci crede, ha creato l’esistente in modo perfetto. Tutte le parti si muovono e si avvicendano in modo sincronizzato; nessuna di esse tarda o anticipa con i tempi; tutto funziona perfettamente, anche i disastri e le altre sventure provocate e subite dall’Umanità.

Perché questa affermazione? Perché se l’Umanità stessa (ovviamente non tutta, ma quella parte di essa responsabile) funzionasse in maniera previdente ed efficace, farebbe tutte quelle opere necessarie per prevenire le catastrofi, anche se, per esempio, i terremoti non sono prevedibili.
Ma anche questa è una carenza di una parte dell’Umanità in quanto, se investisse nella ricerca risorse ben maggiori di quelle attuali, probabilmente riuscirebbe, in un tempo più o meno breve, a prevederli o a costruire, come accade in Giappone, edifici molto resistenti e non in zone a rischio.
Dalla breve descrizione che precede si capisce come tutto funzioni perché è ordinato, organizzato e senza falle.

Dal che quel detto popolare poco conosciuto: “L’ordine è pane, il disordine è fame”. Qual è la metafora? Che quando si è ordinati si vive in modo ordinato, si lavora in modo ordinato, si hanno rapporti con gli altri viventi in modo ordinato. Tutto funziona meglio perché non ci sono sbavature, incomprensioni o, peggio, fatti che generano liti, contrasti e perfino guerre.

Ovviamente non bisogna debordare dal significato positivo della parola “ordine” in quanto, nella storia dell’umanità, vi sono stati malevoli personaggi che hanno utilizzato tale termine per imporre il loro ordine, comportamento contrario a quello positivo dell’ordine.
Intendiamoci, questo non è un commento che vuole esaltare tale termine, ma solo la fotografia di ciò che funziona e di ciò che non funziona, rilevandone le cause.

Quando tutto funziona, si producono conseguenze positive, economiche e non economiche: ecco perché è “pane”. Quando tutto non funziona, le conseguenze per gli umani, e spesso anche per il Pianeta, sono gravi. Ecco che viene usata la parola “fame”.
Per funzionare, l’ordine deve avere come base la matematica, cioè quella scienza su cui si poggia la filosofia, la medicina, la ricerca, la geografia e tante altre discipline che hanno bisogno di seguire tale elementare regola: due più due fa sempre quattro (magari tardi).
La matematica è anche la scienza dei numeri e delle misure che fanno comprendere se le cose vanno bene o male. Essa si considera come la scienza esatta per eccellenza.

È anche alla base della musica, il cui solfeggio, com’è noto, si fonda sui tempi. In un’orchestra, anche di centinaia di professoresse e professori, nessuno può sgarrare di mezza nota o di qualche secondo perché l’orchestra suona come fosse una sola persona.

Persino l’organizzazione è basata sulla matematica e quindi sull’ordine. Per conseguenza, anche l’organizzazione è una scienza perfetta. Peccato che sia poco conosciuta e poco diffusa, salvo che se ne fa un uso distorto quando vi sono soggetti che scrivono canovacci, libroni e altri testi nei quali c’è “molto fumo e poco arrosto”. Il che vanifica il senso di organizzazione.

Si scriveva del perfetto ordine in natura che dovrebbe essere stato creato, secondo noi, dal Supremo Architetto. Mai la Terra gira a una velocità minore o maggiore di come dovrebbe, né si inclina in modo diverso o ruota intorno al Sole con tempi diversi. Tutto questo, sempre secondo noi, non può essere casuale.

Peccato che l’Umanità consideri tutti questi meccanismi naturali in maniera banale e non li prenda come modello per funzionare con la stessa matematica precisione. Dal che nascono distorsioni e conflitti, poiché c’è sempre stato e sempre ci sarà qualcuno che si sente più furbo e più importante di qualche altro. Mentre la modestia, l’intelligenza e soprattutto la cultura dovrebbero indurre gli umani a valutare concretamente la loro pochezza di fronte all’esistente, ovviamente, tentando di fare il possibile e l’impossibile per trovare soluzioni agli eventi che si incontrano giorno dopo giorno.