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Pace (DC) contro i franchi tiratori: “Ci vuole un sussulto di dignità politica. Così si affonda Schifani e la Sicilia” – VIDEO

Cinque minuti con Carmelo Pace, capogruppo della Democrazia Cristiana all’Ars, per fare il punto sullo stato della politica siciliana, sull’attività parlamentare, sul voto segreto in Assemblea e sui franchi tiratori che stanno mettendo in difficoltà l’azione di governo della giunta Schifani.

Alcuni disegni di legge curati direttamente dalla Democrazia Cristiana, malgrado la forza politica che rappresentate all’Ars, sotto i colpi dei franchi tiratori sono stati poi affondati; onorevole, che sta succedendo in questo momento in maggioranza?

“Siamo momentaneamente sette deputati, e penso di poter dire che i deputati della Democrazia Cristiana, non dico che sono la parte più leale al governo Schifani ma per come si comportano in aula, per la presenza, sono quel gruppo che assicura al presidente Schifani sempre serietà, compostezza nel comportamento e nelle votazioni. Devo dire che questo ci viene riconosciuto sia dal presidente Schifani che dagli altri partiti della maggioranza, ma anche dall’intero Parlamento. Siamo considerati ‘lealisti’. Non sono d’accordo quando mi si dice che non abbiamo avuto grossi risultati, perché ci sentiamo garantiti dal governo e dal presidente Schifani; perché non facciamo mai richieste particolari. Ci sentiamo parte integrante di un progetto. Vero è comunque che alcuni nostri disegni di legge, uno su tutti la riforma delle Province, un tema della campagna elettorale del presidente Schifani – presentato dall’assessore agli Enti locali che è della DC, con relatore il presidente della prima commissione che è della DC – al primo colpo di voto segreto è naufragato come tutti sappiamo.”

Lei ha detto che è prioritaria l’abolizione del voto segreto, prima della legge di stabilità; teme per la manovra finanziaria?

“Non è che temo per la manovra finanziaria … Abbiamo fatto fare ai nostri uffici una ricerca: quante volte è stato chiesto il voto segreto, e siamo a circa cinquanta e passa voti segreti richiesti e su queste cinquanta volte circa quarantasei o quarantasette volte siamo andati sotto come maggioranza. Vuol dire che c’é qualcosa che non funziona. Questo rallenta l’azione di governo, quindi rallenta anche le manovre finanziarie, che sono lo strumento più importante di questo Parlamento. Come è stato discusso nel vertice di maggioranza, l’ultimo vertice di maggioranza, la tesi che tra le cose che frenano la fluidità di lavoro del governo e della maggioranza c’é il voto segreto la stiamo sposando perché ci crediamo fermamente; tant’é che abbiamo già presentato un nostro disegno di legge, di due articoli, per l’abolizione del voto segreto. Se il governo vuole farlo proprio, lo vuole modificare, lo vuole emendare, e la stessa cosa vale chiaramente per il presidente dell’Assemblea, siamo disposti ad accettare le modifiche ma riteniamo che dobbiamo andare in Aula. Il Parlamento si deve esprimere: se vuole continuare questo stillicidio cui molto spesso ci prestiamo in Parlamento o se si vuole voltare pagina.”

Sembrerebbe che i favorevoli all’abolizione o al ridimensionamento del voto segreto siano in minoranza già in commissione per il Regolamento; con questi equilibri come si fa ad arrivare a Sala d’Ercole?

“Se non sono d’accordo le forze di opposizione potrei capirne il significato politico. Se non sono d’accordo le forze di maggioranza, è un interrogativo che difficilmente riesco a comprendere. Perché uno che è forza di maggioranza dovrebbe avere la voglia, e soprattutto l’obiettivo di snellire i lavori d’Aula, e dovrebbe sapere che ciò che viene concertato con il governo e nei vertici di maggioranza deve presto diventare strumento di legge. Quindi faccio fatica ad immaginare che ci possano essere una o più forze di maggioranza ostili all’abolizione del voto segreto.”

Quindi, se non si vara una riforma del regolamento per il voto segreto che si fa, si stacca la spina?

“Guardi, io ho fatto anche un mio comunicato stampa ipotizzando che, o le cose procedono per il bene dei siciliani – non della maggioranza, perché dobbiamo affrontare altri temi importanti, e per me un passaggio fondamentale, e ci ritorniamo, è l’abolizione del voto segreto – oppure, se dobbiamo tirare a campare, tanto vale tornare a casa e dare spazio di nuovo agli elettori che si scelgono la nuova rappresentanza in Parlamento. Questa è chiaramente una mia personalissima idea. Non perché io non abbia paura di ritornare alle urne, ma un sussulto di dignità politica dovremmo averlo tutti.”

Cosa servirebbe per ritrovare armonia nella coalizione, quindi nel governo Schifani?

“Sta passando un messaggio secondo me distorto: che le forze di maggioranza si sono impallate sulle nome della Sanità e che attraverso una rimodulazione di queste nomine possano ritrovare compattezza. Non so se è un messaggio che stanno facendo passare i media, se siamo noi complici di tutto questo, se sono le opposizioni, ma questo sta passando. Per questo serve chiarezza, alla luce del sole. Non sottobanco. Non in maniera segreta. Il presidente Schifani può contare, sulla carta o ufficialmente, su 43 parlamentari. Su questa forza credo che non dovremmo avere alibi per portare avanti le riforme e quello che noi vogliamo dare ai siciliani, nella Sanità, nei rifiuti ed in tutte le varie emergenze.”

Ad oggi, il candidato alla Presidenza della Regione per la Democrazia Cristiana, nel 2027 sarà di nuovo Renato Schifani?

“Se potessimo decidere noi, lo metteremmo nero su bianco già adesso. Penso che, non il candidato ma il presidente della Regione per i prossimi sette anni, per i risultati raggiunti – non per l’affetto, non perché siamo amici di Schifani o perché siamo leali a Schifani – soprattutto in ambito economico, che sono risultati unici e straordinari, l’unico che dovrebbe continuare a fare il presidente della Regione è il presidente Schifani.”