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Pace a Gaza! E adesso tocca all’Ucraina. Bypassati l’inutile Ue e l’immobile Ursula

Pace a Gaza! E adesso tocca all’Ucraina. Bypassati l’inutile Ue e l’immobile Ursula

Rilascio degli ostaggi in mano ad Hamas, ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia, ricostruzione e un organismo internazionale con Tony Blair: questi i punti della tregua

ROMA – Un primo passo per restituire una situazione di pseudo normalità ai cittadini di Gaza. L’inizio di un percorso – non di certo il punto finale – che dovrà portare alla ricostruzione della Striscia e verso una coesistenza quanto più possibile duratura in quella delicatissima zona del Medio Oriente.

Il via libera all’intesa tra Israele e Hamas, annunciato con grande entusiasmo dal presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump nella notte tra mercoledì e giovedì, rappresenta senza dubbio una grande vittoria per l’Amministrazione Usa, capace di porre un primo mattone verso la soluzione di una questione che, così come il conflitto in Ucraina, ha mostrato tutta la debolezza dell’Unione Europea e della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, privi di forza a livello internazionale.

“Sono molto orgoglioso di annunciare – ha scritto Trump sul suo profilo social Truth – che Israele e Hamas hanno entrambi firmato la prima fase del nostro Piano di pace. Questo significa che tutti gli ostaggi saranno rilasciati molto presto e Israele ritirerà le sue truppe secondo una linea concordata, come primo passo verso una pace forte, duratura e duratura. Tutte le parti saranno trattate equamente. Questo è un grande giorno per il mondo arabo e musulmano, Israele, tutte le nazioni circostanti e gli Stati Uniti d’America. Ringraziamo i mediatori di Qatar, Egitto e Turchia, che hanno collaborato con noi per rendere possibile questo evento storico e senza precedenti. Benedetti i costruttori di pace”.

L’accordo è stato ratificato nella mattinata di ieri a Sharm El Sheikh, in Egitto, dove si sono svolti i negoziati. A seguire, nel pomeriggio, si è tenuta invece la riunione del Gabinetto di sicurezza israeliano, che ha discusso l’accordo prima del via libera da parte di tutto il Governo. Nel frattempo in Israele sono stati avviati i preparativi preliminari per una visita del presidente degli Stati Uniti. I funzionari della Casa Bianca si erano già preparati per una visita del tycoon in Israele a metà settembre, nel periodo del suo viaggio nel Regno Unito, ma lo stallo nei negoziati portò a cancellare quei piani. Ora i funzionari ritengono che Trump possa andare in Medio Oriente per celebrare il raggiungimento dell’obiettivo.

La strategia di Trump, dunque, ha avuto la meglio

La strategia di Trump, dunque, ha avuto la meglio. L’accordo è arrivato sulla cosiddetta “prima fase” del piano presentato dagli Stati Uniti: il testo, secondo quanto fatto sapere da fonti del Governo israeliano, prevedere il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas; l’inizio del ritiro graduale delle forze israeliane dalla Striscia e la liberazione di detenuti palestinesi. Hamas ha fatto sapere che saranno rilasciati lunedì gli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza, mentre per quanto riguarda il cessate il fuoco, esso dovrebbe entrare in vigore già oggi, a 24 ore dal via libera dei ministri dello Stato di Israele all’intesa. Infine, per ciò che concerne i detenuti palestinesi che dovrebbero essere scarcerati in cambio della liberazione degli ostaggi, resta da chiarire quali saranno i nomi coinvolti e se fra essi figureranno anche quelli dei “big” dell’organizzazione.

Ciò che è certo è che questa prima, fondamentale, intesa rappresenta soltanto un passo iniziale per il futuro dei territori interessati. Vi sono infatti molti dettagli spinosi che non sono stati ancora affrontati e che potrebbero richiedere diversi ulteriori round di negoziati. Tra i nodi principali vi sono il disarmo di Hamas e il governo a Gaza nel post guerra, che gli Stati Uniti vorrebbero affidare all’ex premier britannico Tony Blair.

Fa rumore l’immobilismo dell’Europa

Se Donald Trump viene dunque fuori come il grande vincitore di tutta questa operazione, fa rumore l’immobilismo dell’Europa e della Commissione guidata da Ursula von der Leyen. “L’accordo raggiunto per Gaza – ha affermato la presidente dell’Esecutivo Ue – è un’opportunità di pace duratura, ma dev’essere unito alla soluzione dei due Stati. Accolgo con favore l’annuncio di un accordo per garantire un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi a Gaza, sulla base della proposta avanzata dal presidente degli Stati Uniti. Esprimo il mio apprezzamento per gli sforzi diplomatici di Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia nel raggiungere questo traguardo. Sono inoltre incoraggiata dal sostegno del Governo di Israele e dell’Autorità nazionale palestinese. Ora, tutte le parti devono rispettare pienamente i termini dell’accordo. Tutti gli ostaggi devono essere rilasciati in sicurezza. Deve essere stabilito un cessate il fuoco permanente. Le sofferenze devono finire. L’Ue continuerà a sostenere la consegna rapida e sicura degli aiuti umanitari a Gaza. E quando arriverà il momento, saremo pronti a contribuire alla ripresa e alla ricostruzione. Bisogna cogliere questa opportunità. L’opportunità di tracciare un percorso politico credibile verso una pace e una sicurezza durature. Un percorso saldamente ancorato alla soluzione dei due Stati”.

Il parallelismo con la situazione in Ucraina

Parole che evidenziano come l’Europa sia rimasta ai margini della trattativa, giocando un ruolo quasi ininfluente in questi prodromi della pace. Nasce quasi spontaneo il parallelismo con la situazione in Ucraina, con l’Ue che non è stata in grado, a quasi quattro anni dall’inizio dell’invasione russa, di trovare una strada per il cessate il fuoco e le tensioni sempre crescenti con il presidente Putin.

Anche su questo versante gli Stati Uniti di Trump hanno cercato di trovare una soluzione rapida al conflitto, ma gli sforzi Usa, almeno per il momento, sono stati improduttivi. La speranza è che il modello diplomatico applicato per Gaza, con i dovuti aggiustamenti, possa essere riutilizzato anche per l’Est Europa, scrivendo così la parola fine su un’altra inutile guerra che ha sterminato migliaia di persone.

In Italia soddisfazione e immancabili polemiche. Anche sul Nobel

ROMA – Le notizie arrivate dall’Egitto e dagli Usa hanno comprensibilmente scosso anche la politica italiana, con le inevitabili reazioni da parte dei leader politici nostrani.

“È un giorno storico – ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso di un collegamento telefonico con il Tg1 – e dobbiamo dare merito al lavoro straordinario del presidente Trump. Ma dobbiamo ringraziare anche i mediatori: c’è stato un lavoro di squadra prezioso. Le immagini della popolazione di Gaza sono commoventi. Dobbiamo festeggiare tutti, ma anche continuare a tenere l’attenzione sul lavoro molto delicato e importante che va fatto. Penso che dobbiamo essere orgogliosi del contributo silenzioso ma costante che l’Italia ha dato in tutta questa fase e chiaramente lo dico anche per ribadire che l’Italia è pronta a fare la sua parte, è pronta a contribuire alla stabilizzazione, alla ricostruzione, allo sviluppo di Gaza. C’è ancora moltissimo da fare, ma è davvero un buon inizio”.

Sul possibile ruolo del nostro Paese nel processo di pace è intervenuto anche il vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Dal Medio Oriente – ha detto – arrivano ottime notizie: la pace è vicina. L’Italia, che ha sempre sostenuto il piano statunitense, è pronta a fare la sua parte per consolidare il cessate il fuoco, per fare arrivare nuovi aiuti umanitari e per partecipare alla ricostruzione di Gaza. Siamo pronti anche a inviare militari in caso di creazione di una forza internazionale di pace per riunificare la Palestina. L’intesa raggiunta è la prima tappa dell’applicazione della prima parte del piano americano che il Governo italiano, con il sostegno del Parlamento, ha sempre sostenuto e favorito in ogni modo. Ora bisogna difendere la pace: non basta la firma di un accordo. Ogni giorno bisogna fare in modo che non sia rovinata, bisogna costruire una pace duratura con l’obiettivo finale della soluzione dei due Stati”.

Ha affidato invece i propri primi pensieri ai social l’altro vice premier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini: “Rilascio di tutti gli ostaggi israeliani nelle prossime ore, cessate il fuoco e ricostruzione di Gaza. Accordo raggiunto, una notizia stupenda! Se le armi finalmente taceranno, il presidente Donald Trump merita davvero il Premio Nobel per la Pace”.

Parole di soddisfazione e di gratitudine nei confronti del lavoro dell’Amministrazione Trump sono state espresse anche da parte delle opposizioni. “Accogliamo con sollievo – ha detto la segretaria dem Elly Schlein – l’accordo sulla tregua. Il cammino della pace sarà ancora lungo, ma questo è un passo decisivo, con il cessate il fuoco permanente, il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas e il ritiro dell’esercito israeliano. Vanno ringraziati gli sforzi diplomatici di Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia. L’Europa recuperi un ruolo nella ricostruzione di Gaza e nell’assicurare ogni supporto alla popolazione palestinese martoriata, a partire dal pieno accesso di tutti gli aiuti necessari. Ora serve che tutti rispettino l’accordo e che si prosegua con tutti gli altri passi indispensabili per garantire la soluzione politica dei due popoli e due Stati, con il riconoscimento dello Stato di Palestina e la fine dell’occupazione illegale in Cisgiordania, unica via per una pace giusta e duratura in Medio Oriente”.

Più critico il commento del Movimento 5 stelle, che ha salutato positivamente l’intesa raggiunta in Egitto, non senza riservare qualche stoccata alla maggioranza. “Vedo particolare attivismo del Governo italiano – ha detto il presidente Giuseppe Conte al Tg1 – nell’intestarsi un processo di pace di cui si fingono promotori e protagonisti. Io non posso, come cittadino italiano, cancellare la vergogna che mi ha fatto provare il Governo nello scegliere un silenzio complice di fronte a un genocidio, mantenendo attivo persino un accordo di cooperazione militare. Se avessi la possibilità di parlare con Donald Trump in questo momento, gli direi che adesso, dopo questo primo passaggio, che andrà comunque accompagnato, occorre concentrarsi sul conflitto russo-ucraino per avviare, definitivamente e con tutti i protagonisti, un processo di pacificazione anche lì che assolutamente necessario. Non spetta a me decidere sul Nobel per la pace a Trump, però facciamo quest’altro processo di pacificazione e poi ci ragioniamo”.

Infine, per Matteo Renzi, leader di Italia Viva, “l’accordo di pace siglato è un accordo storico. La politica può fare (ancora) la differenza. Ostaggi liberi, fine della guerra, due popoli due Stati. E per i bambini della Terra Santa si apre una finestra di speranza straordinaria. Voglio dire grazie a chi ha lavorato all’intesa, da Washington fino a Sharm, da Doha a Tel Aviv, da Ryad a Istanbul. Come dice il Salmo: ‘Domandate pace per Gerusalemme: sia pace a coloro che ti amano’. Quella tra mercoledì e giovedì è una notte che passerà alla storia. Sono commosso fino alle lacrime”.