Pagamenti Pa alle imprese: attesa fatale, diverse aziende fallite per eccesso di crediti vantati - QdS

Pagamenti Pa alle imprese: attesa fatale, diverse aziende fallite per eccesso di crediti vantati

Serena Giovanna Grasso

Pagamenti Pa alle imprese: attesa fatale, diverse aziende fallite per eccesso di crediti vantati

giovedì 06 Giugno 2019

Secondo i dati pubblicati dal ministero dell’Economia e delle finanze,  nel 2018 in Italia sono stati ridotti i tempi di pagamento a 29 giorni. Ma in Sicilia i tempi sono ben più che raddoppiati: 61 giorni con punte di 300. Tra i pagatori più lenti le Camere di Commercio di Palermo ed Enna

PALERMO – Si riducono i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni italiane nei confronti delle imprese fornitrici, allineandosi perlopiù ai tempi prescritti dalle normative. Questo è quanto accade mediamente in Italia, ma nel Mezzogiorno e soprattutto in Sicilia la situazione continua a presentare vistose criticità.

Secondo i dati recentemente pubblicati dal ministero dell’Economia e delle finanze, nel 2018 sono state pagate circa venti milioni di fatture, con tempi di pagamento che mostrano in media un anticipo di un giorno rispetto ai termini previsti dalla legge. Ricordiamo che, in osservanza della direttiva europea 7/2011, tutte le pubbliche amministrazioni sono tenute a pagare le proprie fatture entro trenta giorni dalla data del loro ricevimento, ad eccezione degli enti del servizio sanitario nazionale, per i quali il termine massimo di pagamento è fissato in sessanta giorni.

Rispetto al dato medio nazionale, il Nord presenta tempi di pagamento mediamente inferiori di otto giorni rispetto al termine massimo, nel Centro emerge un tempo medio di pagamento di tre giorni superiore e al Sud il ritardo medio schizza ad undici giorni.

I tempi medi di pagamento necessari alle regioni italiane per espletare i pagamenti risultano pari a trentadue giorni. In Sicilia si arriva quasi a doppiare la media (61 giorni), totalizzando il secondo valore maggiormente sostenuto in tutta Italia (siamo superati solo dall’Abruzzo con 69 giorni).

In generale, sono proprio le realtà meridionali a far registrare i tempi maggiormente elevati: infatti, al terzo posto troviamo la Campania (53 giorni) e a seguire la Basilicata (41 giorni). Ci vogliono 53 giorni anche in Piemonte. Al contrario, Lombardia (17), Toscana (18), Friuli Venezia Giulia (19), Lazio (19) e Sardegna (20) sono le regioni con i tempi di pagamento maggiormente contenuti.

Relativamente ai pagamenti effettuati dalla pubbliche amministrazioni provinciali, la situazione peggiora pesantemente: infatti, spiccano i 77 giorni impiegati da Siracusa per espletare i pagamenti, seguono i 50 giorni necessari al libero consorzio comunale di Ragusa, i 46 giorni del libero consorzio comunale di Enna e i 39 giorni di Caltanissetta. Mentre il libero consorzio comunale di Agrigento e la città metropolitana di Palermo rispettano i tempi di pagamento massimi consentiti (rispettivamente 18 e 25 giorni). Ad Agrigento si osserva quasi la totale copertura degli importi dovuti (99,5%), mentre dall’altra parte troviamo Enna con appena il 38,5% (precisamente tra gli ultimi otto posti in Italia).

I Comuni fanno registrare mediamente sette giorni di ritardo. Gli enti locali più solerti sono quelli fino a diecimila abitanti (un giorno di ritardo), si sale a sei giorni nei Comuni oltre sessantamila abitanti e otto giorni per quelli fra diecimila e sessantamila abitanti.

Tra i più lenti pagatori in Sicilia troviamo la Cciaa di Palermo ed Enna con trecento giorni (Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura), il Comune di Santa Domenica Vittoria (Me) con 252 giorni, il Comune di Forza d’Agrò (Me) con 202 giorni e il Comune di Piana degli Albanesi (Pa) con 201 giorni.

Anche se più sporadici, sono presenti anche degli esempi positivi. Primo fra tutti spicca l’Autorità portuale di Messina con un numero di giorni necessari ad espletare i pagamenti pari a dodici. In particolare , fra tutte le Autorità portuali italiane questa di Messina risulta essere al quarto posto relativamente ai tempi medi di pagamento delle fatture, dimostrando grande tempestività nell’espletamento delle procedure e capacità di rispondere prontamente alle imprese fornitrici di beni e servizi.

“Sono orgoglioso di questa ennesima buona notizia che ripaga l’impegno di tutti i miei collaboratori e si affianca agli altri importanti risultati registrati nelle ultime settimane dall’Autorità portuale nei diversi settori di competenza, dotando le imprese di una notevole iniezione di denaro nel circuito dell’asfittica economia locale”, ha dichiarato il commissario straordinario Antonino De Simone.

A seguire troviamo il Comune di Gravina di Catania (Ct) con quindici giorni necessari ad espletare i pagamenti, il Conservatorio di musica di Trapani, l’Accademia di belle arti di Catania e il Comune di Valverde (Ct) in tutti e tre i casi con sedici giorni.


La parola ad Alessandro Albanese, vicepresidente vicario di Sicindustria

Gli imprenditori siciliani soffrono particolarmente i ritardi, proprio come dichiara al QdS Alessandro Albanese, vicepresidente vicario di Sicindustria.

Negli ultimi anni ci sono stati dei miglioramenti nei tempi di pagamento?
“La situazione è leggermente migliorata, ma non si tratta di un miglioramento strutturale. I tempi di pagamento della pubblica amministrazione italiana restano ancora lontani dai 30-60 giorni previsti dall’Unione europea, cosa che alimenta un senso di incertezza, oltre che un divario tra l’Italia e gli altri paesi Ue e il Nord dal Sud perché, norme a parte, è lo stato di salute della cassa a incidere sulle prassi amministrative. E se la situazione italiana non è rosea, quella siciliana lo è ancor meno. I rapporti di fornitura delle imprese siciliane verso gli enti locali (comuni e regione) sono a forte rischio dal momento che molti di questi versano in condizioni economico-finanziarie disastrose e i tempi di pagamento superano ampiamente i 200 giorni”.

Gli associati Sicindustria lamentano il problema? Quali sono le conseguenze dei ritardi per le imprese?
“Tutte le aziende che hanno rapporti con la pubblica amministrazione lamentano il problema anche perché le conseguenze sono pesanti: purtroppo può accadere, ed è accaduto, che un’impresa fallisca per eccesso di crediti vantati. Un paradosso, che diventa insostenibile per le imprese dell’Isola già costrette a lavorare in un contesto di estremo ritardo socio-economico”.

Quali sono le ripercussioni sul tessuto economico?
“I mancati pagamenti da parte della pubblica amministrazione mettono a dura prova il sistema economico e sociale di questa regione. Il sistema bancario ha gli strumenti per supportare le imprese nelle anticipazioni dei crediti vantati verso gli enti e amministrazioni centrali dello Stato, mentre l’intervento delle banche per la anticipazione dei crediti vantati verso Regioni e Comuni è a ‘macchia di leopardo’ anche a causa della mancanza di trasparenza troppo spesso diffusa tra le amministrazioni locali. Sicuramente la certificazione ha contribuito a rendere i crediti più bancabili e la fatturazione elettronica prevede maggiori controlli e trasparenza sulle fatture, ma la strada da fare è ancora in salita”.


Con i crediti certificati banche più disponibili

PALERMO – Nei casi di ritardi “importanti”, le imprese titolari di crediti commerciali possono chiedere tramite la piattaforma all’amministrazione debitrice di “certificare” il debito, indicando la data prevista di pagamento. Grazie alla certificazione, il credito è considerato affidabile dagli intermediari finanziari, come le banche.

In questo modo, il fornitore che vanta un credito certificato, che non abbia ancora ricevuto il pagamento ma necessita di liquidità, può smobilizzarlo attraverso la cessione ad un istituto di credito a condizioni più favorevoli rispetto ai normali crediti commerciali o utilizzarlo in compensazione con somme iscritte a ruolo o dovute in base agli istituti definitori della pretesa tributaria e deflativi del contenzioso tributario.

Ad oggi, sono quasi 35 mila le imprese registrate ai fini della certificazione ed hanno presentato oltre 180.000 istanze di certificazione per un controvalore certificato di oltre 8,5 miliardi di euro, di cui 2,6 miliardi di euro smobilizzati presso intermediari finanziari.

Nei casi in cui si è verificata l’esistenza di tutti i requisiti previsti a legislazione vigente per la certificazione dei crediti, il Dipartimento, in qualità di gestore della piattaforma tecnologica di certificazione dei crediti, ha provveduto con immediatezza, in molti casi sostituendosi alle amministrazioni competenti per il tramite di commissari ad acta. In pochissimi casi, laddove la posizione dei soggetti richiedenti non risulta ancora del tutto definita, anche a causa di contenziosi non ancora conclusi, ci si è trovati nella impossibilità di procedere, anche per ragioni di tutela degli interessi erariali.

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