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Palazzo Bernini, una ferita per Catania ma spiragli all’orizzonte

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Palazzo Bernini, una ferita per Catania ma spiragli all’orizzonte

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martedì 02 Marzo 2021

Una storia che va avanti da oltre 20 anni, quella dello stabile catanese simbolo di abbandono, incuria e degrado. Abbiamo sentito l’amministratore giudiziario Francesco Carpinato.

Una storia che va avanti da oltre
vent’anni, una vera e propria Odissea senza lieto fine. Stiamo parlando di Palazzo
Bernini
, lo stabile catanese sito lungo l’omonima via, simbolo di
abbandono, incuria e degrado. Un dato di fatto, questo, che suona come una
beffa, viste le potenzialità dell’edificio.

Un fabbricato di 5.000 metri
quadrati composto da piano interrato adibito ad autorimessa; piano terra con
antistante porticato e cinque corpi di fabbrica di tre piani ciascuno che
comprendono un totale di 24 appartamenti, situato a due passi da Piazza
Michelangelo
e Viale Vittorio Veneto.

Correva l’ormai lontano anno 1998
quando, l’allora sindaco di Catania Enzo Bianco, acquistava l’immobile
spendendo otto miliardi del vecchio conio, con l’intenzione di stabilirvi
alcuni uffici comunali.

L’obiettivo era quello di
abbattere gli onerosi costi derivati dai canoni d’affitto, garantendo così un
significativo risparmio per le casse comunali. Il progetto, tuttavia, non partì
e si arenò definitivamente durante i mandati da primo cittadino di Umberto
Scapagnini
. Il suo successore, Raffele Stancanelli, insediatosi nel
2008, provò a venderlo per due volte ma, in entrambi i casi, non ebbe fortuna.
Le difficoltà finanziarie di Palazzo degli Elefanti, successivamente, portarono
all’inserimento di Palazzo Bernini tra i beni comunali da dismettere.
Nello stesso periodo arriva una procedura esecutiva, alla quale si uniscono
circa trenta creditori del Comune, che porta ad una serie di aste per la
vendita dello stabile.

Tra il 2012 ed il 2013, ne vanno
a vuoto tre. Poi, nel luglio del 2016, due società siciliane (Paradivi
Servizi – A&D Costruzioni Generali
) se lo aggiudicano sborsando
2.298.112 euro. Da quel momento, però, nulla è cambiato: i lavori non sono mai
partiti e Palazzo Bernini è rimasto nel degrado più totale.

Un nuovo stallo, determinato soprattutto
dalle conseguenze della cosiddetta “Operazione Piramidi”, un’inchiesta condotta
dai carabinieri del comando provinciale di Catania e del nucleo operativo
ecologico nel marzo del 2017, che coinvolse la Paradivi Servizi. La società, titolare
dell’80% delle quote dell’edificio, passò conseguentemente sotto il controllo
dello stato, che ne affidò la gestione ad un amministratore giudiziario,
individuato nell’avvocato Francesco Carpinato.

Lo stato di abbandono
dell’edificio ha portato, nel corso degli anni, a diverse occupazioni
abusive
. La più clamorosa risale ad una decina di anni fa, quando 40
famiglie rom presero possesso dei locali, stabilendo un vero e proprio
accampamento. Il Comune, a quel tempo ancora proprietario del palazzo, fece
sgomberare l’area e murò porte e finestre del piano terra per impedire nuovi
insediamenti.

Da oltre un anno, però, uno
sparuto gruppo di nomadi si è stabilito con tenda, divano e masserizie varie nello
spazio compreso sotto il porticato. A prescindere da questa nuova occupazione,
come testimoniano le foto dell’area, le condizioni igienico sanitarie lasciano
parecchio a desiderare.

Il Quotidiano di Sicilia ha
raggiunto, per un commento sulla spinosa questione, l’avvocato Francesco
Carpinato: “È una ferita per la città – esordisce il legale – il
sequestro è intervenuto a pochi mesi dall’acquisto, che probabilmente era stato
fatto con l’idea di eseguire un progetto di riqualificazione di tutto
l’edificio. Era un investimento “speculativo”, visto che Paradivi non si occupa
di edilizia, ma di trasporti, bonifiche e rifiuti. Purtroppo, si sa, le
amministrazioni giudiziarie hanno dei compiti temporanei e spesso solo
conservativi quando si tratta di imprese o aziende. Non abbiamo possibilità
nemmeno dal punto di vista finanziario, viste anche le difficoltà di accesso al
credito per un’attività che non è caratteristica. Sembra quasi che, al momento
in cui arriva un’amministrazione giudiziaria, e con essa la garanzia dello
stato, banche ed enti vari diventino estremamente precisi, a differenza di
quanto avveniva prima con le stesse aziende.

Nel corso degli anni,
in seguito a varie occupazioni dell’immobile, abbiamo fatto diversi sgomberi,
spesso con tanta amarezza perché si tratta di gente che non ha dove vivere e
che, da quanto risulta, non dà nemmeno fastidio. Però, chiaramente, capisco
perfettamente la situazione di chi abita in zona
”.

Nonostante le numerose difficoltà
un esito positivo non è da escludere: “Però sono fiducioso – aggiunge
Carpinato  – che, in qualche modo, una
soluzione si troverà. Perché è un posto troppo bello, legato a Villa Scammacca
che si trova proprio alle sue spalle, di fronte c’è uno spazio comunale che
andrebbe riqualificato e c’è anche la possibilità di costruire dei parcheggi
nei sotterranei. Si tratta, inoltre, di una zona che si sta valorizzando, dove
varrebbe la pena fare un investimento immobiliare.

Secondo me diventerà
un fiore all’occhiello per quell’area, ma al momento resta purtroppo una ferita
per tutta la città”
.

All’orizzonte, infatti, sembrano
delinearsi alcuni spiragli: “In tribunale si è parlato diverse volte di
questa situazione, di come poter dare una svolta. Si è parlato anche di una
possibile vendita che, al di là del parere contrario dei soci, non rientra nei
poteri di un’amministrazione giudiziaria. Bisognerà attendere la fine del
procedimento giudiziario che riguarda Paradivi? Sì, oppure provvedimenti intermedi
che riguardino proprio questo tipo di beni. Ci sono varie relazioni nelle quali
anche io faccio presente che questa è una questione da affrontare
separatamente, senza attendere l’esito del processo. Quindi è un tema di cui il
tribunale è al corrente, e si stanno cercando delle soluzioni giuridiche, ma
ovviamente bisognerà trovare anche delle soluzioni economiche in accordo con
l’altra azienda proprietaria del palazzo”.

Una vicenda annosa, quella che riguarda Palazzo Bernini, la cui soluzione, a dispetto dell’impegno e delle buone intenzioni di quanti hanno cercato di imprimere una svolta, sembra ancora lontana. L’ennesimo caso in cui burocrazia, errori politici, cattiva amministrazione, zone d’ombra e presunte connivenze con la criminalità organizzata, bloccano lo sviluppo e la crescita, determinando situazioni paradossali.

Vittorio Sangiorgi

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