Palermo a luci rosse, il sesso e la prostituzione nella città antica - QdS

Palermo a luci rosse, il sesso e la prostituzione nella città antica

Palermo a luci rosse, il sesso e la prostituzione nella città antica

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mercoledì 09 Giugno 2021

Palermo ha tanti argomenti di cui non vuole parlare. Tabù per eccellenza è il sesso, che però è sempre esistito in città, anche in ambienti religiosi.

Di solito si pensa che solo perché si è nati in una città e si abbia percorso le sue strade ogni giorno della vita fino alla nausea la si conosca in tutto e per tutto. Un po’ come quando abbiamo la presunzione di conoscere a fondo le persone che ci stanno accanto, conviventi o meno, solo perché le conosciamo da sempre. Ma Palermo è molto di più che un agglomerato di balate, è a tutti gli effetti un iceberg di cui vediamo solo la punta. Ci sono tante storie, miti e leggende che l’uomo di oggi ignora e sconosce sulla Palermo antica, sui suoi vizi, svaghi e tribolamenti. Non c’è più l’attenzione o l’interesse per il folklore e le storie, cadute nel dimenticatoio perché non è rimasta una traccia scritta a causa della trasmissione a voce. E se ci sono delle tracce bisogna sapere dove cercarle, a chi rivolgersi.

Palermo ha
tanti argomenti di cui non vuole parlare, in perfetto stile “Iu nenti sacciunenti vitti e nun c’eru e si c’eru durmivu!”.
Ha sempre avuto questo atteggiamento di omertà nei confronti di argomenti
scomodi, considerati tabù per i tempi antichi, andando a collocarsi nel clichè in cui tutti sanno
ma nessuno dice niente perché “si affrunta” (si vergogna).

Tabù per eccellenza è il sesso. Diverse storie orbitano nella via di mezzo tra questo argomento e le vie di Palermo, come la “Trimmutura”, il cinema Orfeo, le veneri ericine e compagnia bella.

Non a caso
esiste il detto “Unni ci su
i campani un ponnu mancari i buttani”
, ovvero dove ci sono le chiese ci
sono anche le prostitute.

Veneri
ericine
: qual è la
storia delle Veneri ericine? Da che parte questa usanza? Per scoprirlo dovremmo
fare prima un salto indietro di molti secoli, risalendo ai fenici e agli
antichi greci. Pare infatti che questi popoli, che adoravano rispettivamente
Astarte e Afrodite ‒ entrambe i corrispettivi della dea
della bellezza e della sessualità ‒
fossero inclini ad accettare e addirittura incoraggiare la cosiddetta
prostituzione sacra, che poteva essere di tipo occasionale, ovvero le donne
venivano fatte prostituire nel santuario dedicato alla dea come rito iniziatico
e poi il compenso rimaneva al santuario o in alternativa rimaneva a loro stesse;
oppure regolare.

Ma la prostituzione sacra non era una prerogativa esclusivamente ericina, era bensì molto diffusa in tutto il litorale mediterraneo, ciononostante l’appellativo delle veneri ericine si tramandò nel corso del tempo.

Corsa
delle Bagasce lungo il Cassaro (1500):
uno spettacolo grottesco e al tempo stesso esilarante che
vedeva come protagoniste le bagasce, cioè le prostitute, correre lungo il
Cassaro e sfidarsi a una prova di velocità e resistenza per ottenere un
corsetto di raso messo in palio dal re stesso. Per gli uomini del tempo era uno
spettacolo godereccio: accorrevano in tanti per vedere queste donne che
correvano con i capelli al vento, le gambe nude e i seni in bella vista. Luigi Natoli nel suo “Storie e
leggende di Sicilia”
racconta di questa singolare usanza.

Case chiuse o di tolleranza: venivano gestite dalle maitresse, abili nelle capacità gestionali e nel controllare che tutto fosse in ordine nella casa, dalle stanze allo “staff”. Non era raro che le più anziane spesso iniziassero alle arti amatorie le più giovani e le nuove arrivate, istruendole su trucchi per stimolare il piacere del cliente, chiunque egli fosse. A Palermo vi erano circa 100 di queste case, stagliate tra piazza San Domenico, Politeama, Borgo degli Amalfitani, Calndelai, Corso Vittorio, via del Celso, piazza Marina, via dei Lungarini. Le più rinomate erano Casa Valido, Casa Igiea, Casa delle Rose e ovviamente c’erano sia case per i più ricchi che per i più poveri, ma nonostante i prezzi variassero, la vita delle prostitute era pressochè uguale per tutte: una relativa povertà e indipendenza quasi inesistente. Poi ogni mese le case si scambiavano le donne per favorire il girare dei soldi ed evitare che i clienti si affezionassero troppo a qualcuna in particolare. Vi erano sia prostitute giovani ‒ ripudiate dalla famiglia, abbandonate dal fidanzato o violentate ‒ che anche in età più avanzata, soprattutto durante o dopo la guerra, in quanto dovevano provvedere a sfamare la famiglia.

Trimmutura (in palermitano Tre motori): si tratta di una prostituta
leggendaria che ha camminato per le vie di Palermo, ma le diverse versioni
rendono difficile collocarla in un posto o in un tempo ben precisi. Ci sono
diverse dicerie sul suo nomignolo d’arte: alcuni sostengono che fosse perché
ebbe un incidente e quindi, dotata di una protesi alla gamba, aveva un’andatura
lenta, “a tre”; chi sosteneva che fosse dovuto alla sua stazza abbondante. In
realtà il termine trimmutura viene affibbiato per identificare qualcosa
che funziona bene, nel suo caso specifico era dovuto alla disponibilità dei tre
orifizi del corpo, che per quei tempi era avanguardia pura! Ad ogni modo, Maria
detta la Trimmutura, fu una delle prime prostitute da strada che diede
il via a questo nuovo modo di svolgere il “mestiere”, soprattutto in seguito
all’entrata in vigore della Legge Merlin.

Legge
Merlin:
fu emanata nel
1958 e prevedeva che le case di prostituzione venissero chiuse e la
prostituzione abolita a favore dell’introduzione dei reati di prostituzione e
favoreggiamento della stessa. Fino ad allora infatti la prostituzione non solo
era permessa, ma addirittura c’erano delle vere e proprie case di piacere in
cui periodicamente venivano effettuati controllo sanitari per evitare che ai
proprietari delle case venisse tolta la licenza per la gestione dell’attività.
Questo disegno di legge fu proposto in quanto dannoso per la dignità della
donna e al tempo stesso fonte di corruzione per l’uomo, che si crogiolava
nell’ebbrezza delle avventure di una notte dimenticando l’autodisciplina.

Cinema
Orfeo:
il cinema a
luci rosse più famoso della storia di Palermo. A due passi dalla Stazione
Centrale, era considerato luogo di sollazzo per “pervertiti” e “maniaci
sessuali”. Ma in realtà non ha sempre proiettato film porno, all’inizio era una
normale sala cinematografica che proiettava i film più in voga del momento:
Ulisse, Maciste contro Ercole e tanti altri. Non era inusuale che si recassero
lì intere famiglie ad assistervi.

La
fontana della Vergogna:
Fontana Pretoria è anche conosciuta come Fontana della Vergogna a causa
delle 48 statue che la compongono, tutte rigorosamente nude. Si dice che
rappresentassero alcuni personaggi abbastanza discutibili della vita
palermitana, tra cui la regina Giovanna d’Angiò, famosa per il suo grande
appetito sessuale.

Questo è solo un piccolo assaggio della sessualità palermitana ai tempi antichi, ma vi sono delle associazioni che fanno dei veri e propri itinerari guidati sui piccoli e peccaminosi segreti della città portuale, come Tacus, un’associazione culturale a capo di cui sono le sorelle Flavia e Carmela Corso, e Alternative Tours Palermo, in cui Virginia Glorioso ed Enrica Bruno fanno da cicerone.

Rossella Azzara

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