Numerosi i punti toccati nella relazione del presidente della Corte d’Appello, Matteo Frasca, durante l’apertura dell’anno giudiziario: dal sistema giustizia all’eredità di Falcone e Borsellino
PALERMO – Nel discorso d’inaugurazione dell’Anno giudiziario 2023 da parte del presidente della Corte d’Appello, Matteo Frasca, sono stati toccati vari punti quanto mai attuali. L’apertura dell’anno giudiziario, come di consueto, si è tenuta nell’Aula magna della Corte d’Appello di Palermo all’interno del Palazzo di Giustizia del capoluogo, di fronte alle autorità istituzionali del comune e della regione.
Il presidente ha presentato un andamento positivo in termini di riduzione della durata dei processi, frutto delle riforme e della riorganizzazione in corso da anni nella Giustizia italiana. La pendenza delle controversie civili si è dimezzata, così come i tempi delle procedure penali sono diminuiti. Questo risultato è dovuto anche alla collaborazione stretta tra magistrati e avvocati, avvenuta in particolare durante il periodo pandemico e post-pandemico.
Sul processo civile sono stati incentivati strumenti alternativi per risolvere le controversie da remoto e grazie alla moderna tecnologia. Sui processi penali, la Giustizia ha promosso la riduzione della durata dei processi favorendo l’eliminazione delle pseudogaranzie, il potenziamento dei riti alternativi e la revisione del sistema della impugnazioni.
Anche la riduzione degli illeciti perseguibili d’ufficio come il furto di energia elettrica o nei locali commerciali permetterà una diminuzione dei processi, poiché costituiscono da soli i due terzi per crimini di questo tipo. Però, per questi reati non si è tenuto conto dell’aggravante mafiosa, per cui non si può più procedere d’ufficio e la vittima che si trovi minacciata dalla mafia, si esporrebbe a rischio, dovendo presentare querela per attivare il procedimento. Ciò facilita le pressioni della criminalità organizzata sulle vittime, affinché non denuncino. Il presidente è stato chiaro a tal proposito: “È auspicabile che il ripristino della procedibilità d’ufficio in presenza dell’aggravante, annunciato dal Governo, avvenga sollecitamente, anche per recuperare la credibilità delle Istituzioni nell’azione di contrasto delle associazioni di tipo mafioso”.
D’altronde, lo stesso presidente ha lamentato l’ipertrofia della legislazione penale, causata dalla sovrapposizione di nuove fattispecie di reato, quando sono già presenti norme simili nell’ordinamento. Una seconda criticità è data dalla mancanza di personale nei tribunali, dove, su trentasette, ben ventuno riportano fino a dodici unità e cinque appena sei. Inoltre, le esigenze di riforma rischierebbero di non trovare un seguito efficace se non tiene conto della necessaria riforma della legislazione, degli uffici e della struttura burocratica che sorregge l’azione dei magistrati.
Sulla lotta alla criminalità organizzata di stampo mafiosa, il presidente Frasca ha sottolineato l’internazionalizzazione del crimine organizzato. Quest’ultimo ha esteso il campo dell’illecito, affiancando ai reati tradizionali anche nuovi crimini come l’appropriazione di criptovalute e frodi web. In questo senso, un aiuto decisivo può venire solo con la rimozione di quelle situazioni economico-sociali che favoriscono il reclutamento criminale. Per far questo, occorre un processo partecipato da parte di tutte le Istituzioni e della società civile, affinché si attui un processo liberativo dell’azione criminale.
La conclusione del presidente è stata raccolta in un pensiero rivolto alla memoria di Falcone e di Borsellino: “Il modo migliore per ripagare in parte il loro sacrificio è portare a compimento questo impegno e dimostrare che Giovanni aveva ragione nel dire che la mafia avrà una fine”.