Il supporto verrà garantito dall’ambulatorio di Medicina delle migrazioni del Policlinico Paolo Giaccone grazie a un’intesa siglata con Università del capoluogo siciliano e Medici senza frontiere
PALERMO – La presa in carico di rifugiati e migranti richiedenti protezione internazionale sopravvissuti a tortura e altre forme di violenza. È quanto prevede il protocollo d’intesa siglato tra il Policlinico Paolo Giaccone, Dipartimento Promise, Promozione della salute, Materno-infantile, di Medicina interna e specialistica di eccellenza D’Alessandro dell’Università degli Studi di Palermo e Medici senza frontiere. L’attività, che prevede un intervento multidisciplinare e integrato di tipo clinico-assistenziale, vede protagonisti l’ambulatorio di Medicina delle migrazioni dell’Azienda ospedaliera universitaria e l’unità operativa di Medicina legale, dove è stato istituito, sulla base di un precedente protocollo tra Msf e Promise, un centro di riferimento per la certificazione medico-legale nell’ambito della procedura per il riconoscimento della protezione internazionale.
Convenzione con Medici senza frontiere
“L’iniziativa – ha spiegato il commissario dell’Aoup, Maurizio Montalbano – è nel solco della tradizione del Policlinico, che vanta una lunga esperienza nell’assistenza ai migranti attraverso l’ambulatorio di Medicina delle migrazioni. In un momento in cui l’insofferenza e l’intolleranza creano guerre e distruzioni, rafforzare le iniziative di solidarietà è un dovere irrinunciabile delle Istituzioni. Siamo stati lieti di ampliare la nostra attività con la convenzione firmata con Medici senza frontiere. Attraverso un modello di intervento sociosanitario multidisciplinare, i rifugiati e migranti sopravvissuti a tortura e altre forme di violenza saranno inseriti in percorsi terapeutici adeguati alle loro necessità in cui troveranno assistenza medica e psicologica”.
Referenti del progetto in questione sono nello specifico la professoressa Stefania Zerbo, associato di Medicina legale, e la dottoressa Giuseppina Rizzo, responsabile dell’ambulatorio di Medicina delle migrazioni del dipartimento Medico diretto dal professore Mario Barbagallo.
“Per la prima volta in Italia – ha evidenziato Giuseppe De Mola, capo del progetto vittime di tortura di Msf – abbiamo avviato un progetto con un’Istituzione pubblica e, in particolare, un Policlinico universitario. Questa iniziativa è importante per diversi aspetti, per l’assistenza medica, per la parte di ricerca e didattica che ci consentirà di coinvolgere nell’attività anche gli specializzandi e perché Palermo è strategicamente importante per la sua posizione geografica. L’obiettivo è creare un polo di rilevanza nazionale e internazionale sui temi legati alla tortura e ai sopravvissuti a tortura, che offra un servizio specializzato che coniughi presa in carico clinico-assistenziale, rigore scientifico e alta formazione e in cui saranno coinvolte altre organizzazioni internazionali. La prima tappa di questo percorso sarà il workshop che si terrà il 12 e 13 dicembre dal titolo ‘Sopravvivere alla tortura – Sfide, buone pratiche e prospettive di lavoro’, organizzato in collaborazione con docenti dell’Aoup e dell’Università degli Studi di Palermo”.
Cosa fornirà Medici senza frontiere
Per lo svolgimento dell’attività Msf fornirà un medico, due psicologi, un assistente sociale, un esperto di promozione della salute, mediatori interculturali e volontari addetti, in particolare, al servizio di informazione e orientamento sociosanitario. Tutte figure professionali che si coordineranno con il personale dell’Azienda ospedaliera universitaria. Il modello clinico-assistenziale prevede una prima valutazione e l’eventuale presa in carico di primo livello dei potenziali beneficiari del servizio presso l’ambulatorio di medicina delle migrazioni e – in caso di necessità – l’invio alle varie unità operative specialistiche del Policlinico per la diagnostica e l’assistenza di secondo livello, attraverso canali dedicati.
L’Ambulatorio delle migrazioni, dalla sua riapertura nel 2022, dopo lo stop per l’emergenza Covid, ha in cura circa ottocento pazienti. “Adesso la nostra attività di routine – ha concluso Rizzo – svolta anche in favore dei migranti senza permesso di soggiorno, viene ulteriormente sviluppata con la presa in carico di vittime di tortura che avranno un percorso dedicato. In questo percorso Medici senza frontiere svolgerà un grande lavoro al nostro fianco”.