La triade dell’Organismo di controllo ha snocciolato le “molteplici criticità” del consuntivo, ipotizzando danni erariali. Gravissimo il rapporto dell’Ente con le sue partecipate, che potrebbe far precipitare il Comune in dissesto
PALERMO – La scorsa settimana il Consiglio comunale ha approvato il bilancio Consuntivo 2019. Un voto importante, che ha sancito l’uscita del Comune dalla condizione di deficit strutturale.
Il semaforo verde al Rendiconto, tuttavia, è arrivato con un pesantissimo giudizio negativo dei revisori contabili Sebastiano Orlando, Marcello Barbaro e Marco Mazzurco che in una lunga e dettagliata relazione hanno snocciolato i “molteplici profili di rilevantissima criticità, potenzialmente suscettibili di configurare, in assenza di immediate misure correttive, ipotesi di danno all’erario e elementi di squilibrio strutturale del bilancio comunale”.
PARTECIPATE
“II rapporto con le società partecipate – scrive il collegio – continua a costituire una causa di gravissima criticità, con pesanti ripercussioni sugli equilibri economico-finanziari dell’Ente, potenzialmente idonee a far precipitare l’ente nel dissesto finanziario, in assenza di adeguate ed immediate misure correttive”. Malgrado gli sforzi dell’amministrazione Orlando per contenere i disallineamenti con le partecipate, infatti, “non può non rilevarsi l’abnorme accantonamento che l’ente ha dovuto eseguire nell’avanzo di amministrazione sino al 31/12/2019” per coprire il fondo perdite delle partecipate: quasi 79 milioni. Ai quali occorre aggiungere altri 47 milioni per il fondo accantonamento per mancata riconciliazione: in tutto 125,8 milioni, con un incremento di quasi 50 rispetto al 2018.
Un dato che “rappresenta una gravissima irregolarità contabile che, sicuramente, sarà ritenuta dalla Corte dei Conti particolarmente pericolosa per gli equilibri di bilancio poiché ha assorbito risorse finanziarie che avrebbero potuto essere destinate al miglioramento della parte disponibile del risultato di amministrazione, riducendone il deficit registrato al 2019 pari a 635,2 milioni”.
I contabili si soffermano in particolare sulla situazione dell’Amat, l’azienda di trasporto pubblico, definita “strutturalmente deficitaria (ha accumulato perdite di esercizio negli anni dal 2007 al 2018 per complessivi 95,8 milioni e a rischio della continuità aziendale)”. Per di più i rapporti con Palazzo delle Aquile non sono esattamente idilliaci: l’azienda di via Roccazzo “con un atto di diffida e messa in mora, ha richiesto al socio unico Comune di Palermo l’importo di 121,3 milioni per crediti relativi a servizi prestati negli anni precedenti e dalla società ritenuti sussistenti” e lo scorso 7 settembre “ha presentato ulteriore richiesta della somma di 4,9 milioni”. Un contenzioso “dal valore abnorme, rispetto al quale, al netto delle controdeduzioni fornite dalla Ragioneria Generale, non risulta al Collegio che gli uffici competenti abbiano promosso appropriate iniziative a tutela dell’Ente”.
FONDO CREDITI DUBBIA ESIGIBILITÀ
Allarme rosso anche per il Fondo Crediti Dubbia Esigibilità. Il Fcde accantonato nel 2018 “era già risultato inferiore a quello calcolato con il metodo ordinario – spiegano i revisori – per un importo già allora estremamente significativo pari a 271,3 milioni. Al 31/12/2019, com’era prevedibile, il medesimo fondo ha assunto il valore di 842,9 milioni, a fronte del quale nel bilancio di previsione 2019 sono stati eseguiti accantonamenti per 128,1 milioni, cui vanno sommati i maggiori accantonamenti che è stato possibile eseguire in relazione all’andamento della gestione, pari ad ulteriori 47,3 milioni.
Il deficit di accantonamento al Fcde calcolato con il metodo ordinario è risultato pertanto pari a 355,1 milioni, che, giusto l’ulteriore accantonamento pari a 47,3 milioni, determina un disavanzo da recuperare pari a 307,8 milioni”. Un disavanzo che andrà recuperato nei prossimi 15 anni con rate da oltre 20 milioni all’anno: ci vorranno almeno tre legislature.
DEBITI E TESORERIA
Il ricorso alle anticipazioni di tesoreria “è crescente nel corso dell’ultimo biennio e sembra avere assunto una patologia strutturale”: l’anticipazione utilizzata e non restituita nel 2019 risulta pari a 81,5 milioni contro i 15,2 milioni del 2018. E al 31 agosto di quest’anno piazza Pretoria era già oltre i 136 milioni. Tra le cause della “rilevante crisi di liquidità” c’è anche “l’inadeguata capacità di riscossione delle entrate proprie e la elevata mole di residui attivi”.
Non da meno è la formazione dei debiti fuori bilancio, riconducibile, secondo i revisori, “alla incapacità di porre in essere una corretta programmazione e gestione finanziaria delle risorse, come una possibile sottostima degli stanziamenti di bilancio rispetto alle effettive necessità”. Il collegio conclude il suo giudizio con una prescrizione shock: che il Comune “per ragioni di tutela degli equilibri di bilancio e per scongiurare profili di dissesto finanziario, si astenga dall’attivare nuove iniziative di spesa, siano esse imputate alla spesa corrente che a quella in conto capitale ovvero a nuovo indebitamento, salvo che le dette spese non siano strettamente obbligatorie e/o imposte da disposizioni di legge, ovvero strettamente necessarie ad evitare che all’ente sia scongiurato un danno patrimoniale grave e certo”.