Case popolari mai realizzate a Terrasini, Comune condannato - QdS

Case popolari mai realizzate a Terrasini, Comune condannato

Case popolari mai realizzate a Terrasini, Comune condannato

giovedì 12 Dicembre 2019

Coop fallita e municipio colpevole di non aver espropriato i terreni, provvisionale del Tar. Entro gennaio dovrà sborsare 300 mila euro come risarcimento danni agli “azionisti”

TERRASINI (PA) – Entro gennaio il Comune di Terrasini dovrà sborsare 300 mila euro ai 12 soci dell’ex cooperativa Praiola per il famoso caso delle palazzine di edilizia economica popolare mai completate. Ha un sapore agrodolce per l’amministrazione comunale il pronunciamento della Corte d’appello a cui il municipio aveva fatto riscorso chiedendo la sospensiva della sentenza che era stata pronunciata nell’aprile scorso e con cui si riconosceva ai 12 oramai ex soci della fallita cooperativa il risarcimento di 900 mila euro a cui è stato condannato “in solido” il Comune al risarcimento.

Nell’emettere l’ordinanza, la Corte d’appello ha sostenuto che esistono i “gravi motivi richiesti” per l’accoglimento dell’istanza nella misura comunque del 30 per cento della somma riconosciuta da dover risarcire. Per il resto tutto rimandato all’udienza di merito che si terrà nell’aprile del 2021. Nel frattempo però il municipio dovrà sborsare questa cifra di circa 300 mila euro altrimenti il rischio sarà quello di subire da parte degli ex soci un pignoramento.

Alla cifra di 900 mila euro si è arrivati per effetto del riconoscimento delle somme sborsate dai soci per la realizzazione di palazzine di edilizia economica popolare rimaste incomplete a cui sono stati aggiunti per ciascuno di loro 10 mila euro a testa di risarcimento danni. Il caso è quello famoso della “Praiola Società Cooperativa arl”, costituita negli anni ‘90 con lo scopo sociale della realizzazione di alloggi di edilizia economica e popolare sul territorio di Terrasini in forza di un programma costruttivo per l’edilizia residenziale pubblica denominato “via Ralli” e “Piano Torre”. In queste due aree sarebbero dovuti sorgere gli immobili e così effettivamente è andata sino a che gli stessi soci non si insospettirono per via di un rallentamento dell’attività costruttiva. Sarebbero emerse irregolarità gestionali in capo al presidente della cooperativa, Pietro Serra, nei cui confronti oltretutto si è pure instaurato un processo penale che sta andando avanti in altra sede per una presunta truffa legata proprio al mancato completamento degli alloggi.

In questa storia la responsabilità del Comune starebbe nel fatto che parte dei terreni su cui sono sorte queste 10 villette e 12 appartamenti, strutturalmente completati ma mai definiti e quindi non abitabili, non erano mai stati espropriati. Nonostante ciò venne rilasciata la concessione edilizia e i lavori cominciarono come se nulla fosse. Seguirono anche dei pronunciamenti di Tar e Cga che sancirono questa “illegittimità del procedimento amministrativo”, tanto da costringere la cooperativa ad andare in liquidazione. I 12 soci, che hanno scucito di tasca ciascuno dai 32 mila ai 107 mila euro, hanno ottenuto il riconoscimento al rimborso: condannato “in solido” Comune e presidente della cooperativa. Così si è espressa nell’emettere la sentenza Alida Marinuzzi, presidente della V sezione del tribunale ordinario di Palermo sezione specializzata imprese. I problemi sono sorti al secondo stralcio, quello di “Piano Torre”.

Furono diversi i passaggi in consiglio comunale e nel mezzo anche sentenze del Tar e Cga che addirittura annullarono gli atti della procedura espropriativa. La pietra tombale all’impossibilità di procedere sempre nella zona di “Piano Torre” arrivò nel 2008 quando l’iter costruttivo non veniva avviato, né proseguito a causa della dichiarata “illegittimità del procedimento amministrativo”.

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