La maggioranza sbanda su assunzioni e stabilizzazioni, ma alla fine il pacchetto di misure anti-default vede la luce: più tasse, rincari per i servizi, tagli alle partecipate
PALERMO – Nella serata di giovedì, dopo quattro giorni di maratona ad altissima tensione, il Consiglio comunale ha approvato il nuovo Piano di riequilibrio che, a differenza della prima versione, durerà dieci anni anziché venti.
Il contenuto è ormai noto: aumento dell’Irpef e della tassa di soggiorno, introduzione dell’addizionale sui diritti portuali, rincari a tappeto delle tariffe dei mercati e dei servizi a domanda individuale (come gli impianti sportivi), potenziamento del personale, tagli alle partecipate e fondi dal Governo centrale (180 milioni, come già pattuito con l’Amministrazione Orlando). Ma il dato politico è lo sgambetto del Consiglio alla Giunta, che ha visto saltare clamorosamente le proposte di modifica al Piano di stabilizzazioni e assunzioni.
Giovedì l’assessore al Personale Dario Falzone aveva presentato in Aula un pacchetto di interventi basato su una direttiva del sindaco Roberto Lagalla e finanziato con le economie dai pensionamenti: nel 2023 l’assunzione di 11 dirigenti tecnici, la stabilizzazione a 30 ore di circa 70 Lsu e l’incremento orario a 36 ore di circa 80 dipendenti di categoria D; nel 2024 l’assunzione di dirigenti contabili e l’incremento orario di sei ore per 357 dipendenti di categoria C. Erano previste novità anche per i funzionari legali e per i dipendenti di categoria B (due ore in più all’anno per 1.180 lavoratori fino al 2027). Durante la sua relazione Falzone aveva annunciato che “l’utilizzo di queste somme per il personale sarà forse (poi si è corretto dicendo ‘sicuramente’, nda) oggetto di un emendamento successivo”. Peccato che di questo emendamento tecnico non ci fosse traccia, tanto che il capo di gabinetto del sindaco Sergio Pollicita era stato costretto ad ammettere: “In effetti nella proposta del Piano di Riequilibrio sono indicati solo gli importi del turnover. Manca l’emendamento con la programmazione frutto di tali importi. Ma l’emendamento è pronto”.
A Sala delle Lapidi, però, non è mai arrivato. Non solo, ma il centrodestra non è andato in soccorso dell’Amministrazione con un testo della maggioranza. Su questo Gianluca Inzerillo, capogruppo di Forza Italia (primo partito della maggioranza), è stato categorico: “La direttiva del sindaco non era indirizzata al Consiglio comunale ma agli uffici. L’emendamento però non è stato presentato o lo sarà solo oggi. Noi non siamo disponibili. Su questo siamo in sintonia con l’opposizione. I lavoratori meritano molto di più. Vogliamo garantire a tutti i lavoratori la stessa dignità e lo stesso trattamento”. Perfino Giuseppe Milazzo, leader del gruppo di Fratelli d’Italia, che pure a suo tempo ha indicato il nome di Falzone, ha preso le distanze: “Durante la capigruppo abbiamo detto che nella direttiva del sindaco non si fa espresso riferimento ad un emendamento, né lo ha fatto il vicesindaco durante la sua relazione. Io non ho presentato alcun emendamento, non l’ho ritenuto opportuno”. Falzone, apparso sconsolato, si è limitato a “confermare l’indirizzo dell’Amministrazione, poi chiaramente il Consiglio è sovrano e può fare quello che vuole”.
Un primo segnale di scollamento tra la Giunta e l’Aula. A quel punto il dibattito tra maggioranza e opposizione si è impantanato, trascinandosi fino a notte fonda tra urla, imprecazioni, insulti, richieste di sospensione, accuse reciproche di accordi sottobanco e musica dai cellulari. Per sbloccare l’impasse l’esponente della lista del sindaco “Lavoriamo per Palermo” Salvo Alotta aveva proposto, con uno stratagemma, di votare una pregiudiziale per chiedere la presenza in Aula di sindaco e assessori, con l’intento probabile di farla bocciare di proposito dalla maggioranza per tagliare corto e chiudere il dibattito più in fretta. In Aula è scoppiato il putiferio e soltanto nella seduta “diurna” di giovedì gli animi si sono rasserenati.
Passata la tempesta, a rispondere al fuoco di fila dei consiglieri sono stati gli uffici: il ragioniere generale Paolo Bohuslav Basile, il dirigente responsabile dell’Ufficio autonomo controllo unico delle partecipate Roberto Giacomo Pulizzi e la capo area del Settore Tributi nonché vice segretaria generale Maria Mandalà. Pulizzi, in particolare, ha richiamato energicamente l’Aula sulle partecipate: “Non posso non registrare, purtroppo, che a oggi il Consiglio comunale non ha approvato budget, piani industriali e del personale delle partecipate. Le aziende mi chiedono assunzioni e incarichi legali e di consulenza, che però possono essere fatti solo con l’approvazione dei documenti finanziari. Con il Piano di riequilibrio possiamo davvero cambiare la rotta”.
Alla fine l’emendamento sulla direttiva Lagalla l’ha presentato un esponente dell’opposizione, Ugo Forello del gruppo Oso, e qui è andato in scena il nuovo strappo con l’Amministrazione, dato che l’Aula si è astenuta all’unanimità. Anche un secondo emendamento sul personale, a firma Fabrizio Ferrandelli (Azione), con il quale si puntava a destinare le risorse dei pensionamenti alla stabilizzazione a 36 ore di tutti i dipendenti part time, è stato bocciato. Per il personale tutto invariato, dunque: sarà nuovamente la Giunta a proporre come sfruttare le economie generate dal turnover. L’atto alla fine è passato con 22 voti favorevoli, 10 astenuti e nessun contrario.
Il vicesindaco Carolina Varchi, unica della Giunta a intervenire nella seduta di giovedì, ha ringraziato “l’ampia maggioranza che sostiene l’Amministrazione Lagalla” e che “raccoglie al suo interno varie sensibilità, tutte perfettamente equilibrate in uno sforzo corale per portare Palermo fuori dalla palude. Questo non è un traguardo ma una nuova partenza”.