Nulla di fatto. Nella seduta di ieri, terza puntata di una convocazione del Consiglio comunale iniziata lunedì 5 agosto, questa ha rischiato di essere l’unica notizia. Oramai è evidente: a Palermo i diritti sono diventati oggetto di mercificazione politica e, per portare acqua al proprio mulino, sia i partiti della maggioranza sia quelli dell’opposizione sono disponibili a renderli divisivi. Stiamo parlando della mozione, sostenuta dal comitato “Esistono i diritti”, che è stata presentata da un fronte trasversale che va da Alberto Mangano (Avs) al forzista Gianluca Inzerillo, dal capogruppo Pd Rosario Arcoleo a Fabrizio Ferrandelli, nel frattempo migrato all’interno della maggioranza con il ruolo di assessore. La mozione riguarda una presa di posizione del Consiglio comunale e una sollecitazione al Parlamento nazionale sul tema della trascrizione dei figli delle coppie omogenitoriali, che è stata presentata nel mese di agosto dello scorso anno, è all’ordine del giorno del Consiglio comunale da diversi mesi.
A opporsi all’approvazione della mozione sono i consiglieri di Fratelli d’Italia, lasciati soli dal resto della maggioranza, eccezion fatta per la consigliera comunale della Nuova Dc Giovanna Rappa. Un atteggiamento che ha provocato la durissima opposizione del capogruppo meloniano Giuseppe Milazzo, il quale fin dalle prime battute della seduta ha attaccato i colleghi della maggioranza che avevano votato a favore della mozione minacciando ripercussioni nella compagine maggioritaria.
La mozione, però, ha provocato diversi malumori anche all’interno del mondo Lgbtq+, con alcune associazioni che hanno chiesto di emendare il testo per far adottare l’alias anche al Comune o imporre all’Anagrafe di trascrivere entrambi i genitori sulle carte d’identità. Emendamento firmato e presentato, anche in questo caso, da uno schieramento trasversale che comprende Mariangela Di Gangi (Pd), Antonino Randazzo (M5s), Franco Miceli, Massimiliano Giaconia e il capogruppo azzurro Ottavio Zacco.
La riunione in Sala Martorana ha avuto il suo point break quando Gaetano D’Amico, storico attivista radicale e referente del comitato “Esistono i diritti” presente tra il pubblico, ha effettuato una vera e propria invasione di campo interloquendo direttamente con il capogruppo di Fratelli d’Italia Giuseppe Milazzo che ha dovuto interrompere il suo intervento, episodio a seguito del quale, dopo l’allontanamento forzoso di D’Amico dall’aula da parte di uno degli uscieri di Palazzo Comitini, il presidente del Consiglio comunale Giulio Tantillo ha chiuso la seduta e rimandato alla giornata del 6 agosto il prosieguo della lunga convocazione prevista, originariamente, per i giorni 5 Agosto alle 11, 6 Agosto alle 14 e 7 Agosto alle 11.
Nulla di fatto nemmeno nella giornata del 6 agosto, seduta ancora una volta chiusa dal presidente Tantillo e ieri quando, dulcis in fundo, è venuto a mancare il numero legale necessario per il voto. Si prevede un rinvio a oggi ma una nuova spada di Damocle pende sulla mozione perché all’ordine del giorno ci sono le dimissioni di Giuseppe Lupo, in quota Pd ed eletto eurodeputato nelle ultime consultazioni. Dimissioni che consentirebbero l’ingresso in Consiglio del primo dei non eletti nella lista dem, ossia l’ex presidente della quinta Circoscrizione Fabio Teresi, vicino ad Antonio Rubino. Ma, ovviamente, dopo la sostituzione sarà necessaria l’omologa e quindi la possibile approvazione della mozione slitterebbe dopo la pausa ferragostana, ossia nella prima convocazione prevista per l’ultima settimana d’agosto, che conterrà anche la lunga maratona sul rendiconto.
Nel frattempo è stato formalizzato un appello firmato da 63 sindaci siciliani per chiedere un’estensione dei diritti omogenitoriali delle coppie Lgbtq+. Ironia della sorte il primo firmatario è il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, che sembra avere le idee più chiare di quelle del suo Consiglio comunale. Oltre a lui l’appello è firmato da sindaci di varie estrazioni politiche. L’invito è rivolto in particolare al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, perché faccia “rivedere la circolare 3, emanata il 19 gennaio 2023, affinché possa essere ripensata nel rispetto dei diritti dei bambini figli di famiglie omogenitoriali. A oggi, purtroppo, con la circolare si richiede a tutti i prefetti di vigilare sull’attuazione della trascrizione dei bambini nati da famiglie omogenitoriali, impedendola nei fatti a noi sindaci e ai nostri uffici competenti”.
Oltre alla firma, come dicevamo, del sindaco di Palermo Roberto Lagalla, l’unico delle grandi città siciliane e che guida una coalizione di centrodestra, tra i capoluoghi di provincia ci sono anche Franco Miccichè, Giuseppe Gambino e Francesco Italia, primi cittadini rispettivamente di Agrigento, Caltanissetta e Siracusa. Ci sono poi Pietro Macaluso di Petralia Sottana (Palermo), Francesco Cacciatore di Santo Stefano Quisquina (Agrigento), Salvatore Quinci di Mazara del Vallo (Trapani), Leonardo Spera di Contessa Entellina (Palermo), Marcello Catanzaro di Isnello (Palermo), Maurizio Milone di Belmonte Mezzagno (Palermo), Giuseppe Capizzi di Maletto (Catania), Michelangelo Giansiracusa di Ferla (Siracusa), Pietro Musotto di Pollina (Palermo), Giovì Monteleone di Carini (Palermo), Domenico Venuti di Salemi (Trapani), Francesco Forgione di Favignana (Trapani), Salvatore La Spina di Centuripe (Enna), Filippo Mannino di Lampedusa (Agrigento), Fortunato Basile di Baucina (Palermo), Maria Terranova di Termini Imerese (Palermo).
E ancora, i sindaci di Misiliscemi (Trapani) Salvatore Antonio Tallarita, di Calascibetta (Agrigento) Piero Capizzi e di Troina (Enna) Alfio Giachino. Poi Pietro Puccio di Capaci (Palermo), Francesco Re di Santo Stefano di Camastra (Messina), Piero Livolsi di Leonforte (Enna), Gandolfo Librizzi di Polizzi Generosa (Palermo), Girolamo Anzalone di Ventimiglia (Palermo), Gaspare Viola di Santa Margherita Belice (Agrigento), Giuseppe Castiglione di Campobello di Mazara (Trapani), Antonio Palumbo di Favara (Agrigento), Mimmo Gueli di Santa Elisabetta (Agrigento), Giovanni Burtone di Militello Val di Catania (Catania), Totò Pitrola di Ravanusa (Agrigento), Giuseppe Lopez di Mezzojuso (Palermo), Mario Cicero di Castelbuono (Palermo), Antonio Miceli di Vicari (Palermo), Salvo Messina di Pietraperzia (Enna), Giuseppe Zambito di Siculiana (Agrigento), Sabrina Santina Lattuca di Realmonte (Agrigento), Antonio De Luca di Giardinello (Palermo), Cateno De Luca di Taormina (Messina), Danilo Lo Giudice di Santa Teresa Riva (Messina).
Nell’elenco pure Vincenzo Drago di Salaparuta (Trapani), Giuseppe Ferrarello di Gangi (Palermo), Salvatore Sutera di Gibellina (Trapani), Rosario Petta di Piana degli Albanesi (Palermo), Margherita La Rocca Ruvolo di Montevago (Agrigento), Vito Barone di Ciminna (Palermo), Vito Cannella di San Cipirello (Palermo) e Franco Agnello di Villafrati (Palermo). Poi Salvatore Di Carlo di Caltavuturo (Palermo), Giuseppe Lo Monaco di Barrafranca (Enna), Francesco Schittino di Lascari (Palermo), Mary Elizabeth Smith di Bolognetta (Palermo), Daniele Tumminello di Cefalù (Palermo), Renzo Bufalino di Montedoro (Caltanissetta), Ignazio Puglisi di Piedimonte Etneo (Catania), Francesco Calderaro di Castellana Sicula (Palermo), Sebastiano Daniele Bellini di Godrano (Palermo), Silvio Cuffaro di Raffadali (Agrigento), Dario Gaglio di Camastra (Agrigento), Nunzio Vitale di Ramacca (Catania), Fabio Roccuzzo di Caltagirone (Catania), Danilo Parasole di San Michele di Ganzaria (Catania).