Palermo, famiglie a rischio sfratto tra proteste e appelli - QdS

Palermo, famiglie a rischio sfratto tra proteste e appelli

redazione

Palermo, famiglie a rischio sfratto tra proteste e appelli

Sonia Sabatino  |
giovedì 05 Ottobre 2023

La manifestazione prevista ieri è stata annullata dopo la decisione del sindaco Lagalla di ricevere nei prossimi giorni una delegazione di questi cittadini

PALERMO – Avrebbero dovuto riunirsi nuovamente sotto Palazzo Comitini ieri mattina i sindacalisti di Asia Usb e le famiglie che attualmente occupano dei beni immobili confiscati alla mafia in corso Pisani e all’Uditore e nei giorni scorsi hanno ricevuto le ordinanze di sgombero. Da tempo, infatti, manifestano pacificamente fuori dalla sede provvisoria del Comune di Palermo per chiedere un incontro urgente con il sindaco Roberto Lagalla, che nel frattempo con una Pec ha avvertito di essere disposto a incontrare i rappresentanti sindacali, anche se non ha ancora fissato una data.

“Queste famiglie occupano per necessità”

“Queste famiglie – ha dichiarato Gabriele Rizzo, sindacalista di Asia Usb – occupano per necessità degli immobili abbandonati dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla mafia. Ormai l’emergenza abitativa è atavica in questa città. Siamo in una situazione in cui non soltanto non vengono assegnate le case popolari alle famiglie che ne hanno tutto il diritto, ma vengono sgomberate anche queste case occupate da persone che dopo 10-12 anni di iscrizioni in graduatoria decidono di prendersi le abitazioni con le proprie mani, dato che lo Stato non provvede”.

Pugno di ferro con gli occupanti

Il Governo Meloni ha deciso di utilizzare il pugno di ferro con gli occupanti, ma del loro destino a cui dovrà occuparsi il Comune di Palermo, già in difficoltà con l’emergenza abitativa. In città, infatti, le graduatorie per le case popolari non scorrono perché non ci sono altri immobili da utilizzare. L’unica alternativa valida sarebbero proprio i beni confiscati alla mafia gestiti dall’Agenzia nazionale. Ma molti di essi sono in condizioni di degrado.

“Le alternative offerte – ha aggiunto Rizzo – sono fallaci, nel senso che attualmente l’unica misura che il Comune attiva nei casi di emergenza abitativa sono i progetti dell’Agenzia per l’inclusione, grazie a cui alle famiglie viene pagato un anno di affitto, ma la casa se la devono cercare loro e i proprietari chiedono delle garanzie che non sia il contributo del Comune. Inoltre, viene proposto di dividere il nucleo familiare per cui madri e figli vanno in una casa-famiglia e il padre in dormitorio, ma neanche questa è una soluzione praticabile. Riteniamo che non ci sia altra soluzione oltre alla sanatoria se non si procede con le assegnazioni delle case popolari”.

Il racconto delle famiglie

Dietro quelli che per lo Stato italiano sono numeri, ci sono però delle persone in carne e ossa: “Io e il mio ex marito – ha raccontato Laura al QdS – siamo entrati in quella casa mentre io ero in gravidanza di tre mesi. Abbiamo trovato l’immobile in condizioni indecenti, perché era già chiuso da tempo. Oggi sono passati sette anni e la situazione è cambiata, perché ho due bambini e sono separata, non ho un posto in cui andare perché non mi posso appoggiare alla mia famiglia, né tantomeno a quella del mio ex marito perché appunto siamo ormai separati. Adesso lo Stato minaccia di buttarci fuori e noi dove andiamo? Io non ho intenzione di portare i miei figli in una casa-famiglia, i miei figli stanno bene, vanno a scuola e non gli manca nulla. Sono venuti anche gli assistenti sociali a casa e hanno certificato che è tutto nella norma, il problema è soltanto abitativo. Se ci dessero un’alternativa valida noi saremmo disposti a lasciare le case, ma non ci possono chiedere di andare in casa-famiglia, noi chiediamo un aiuto reale”.

“Siamo cinque, con tre minori – ha raccontato Giacomo – e stiamo in corso Pisani dal 2012. Ho fatto diverse richieste di pagamento tramite il Tribunale ma vengono sempre rigettate. Adesso ci hanno mandato lo sgombero esecutivo e cerchiamo un punto di riferimento, per questo abbiamo chiesto di parlare con il sindaco Lagalla. Noi vorremmo risolvere il problema insieme, perché con tre bambini non so dove andare e l’alternativa non può essere quella di mandare mia moglie e i miei figli in casa-famiglia. Inoltre io diventerei un senzatetto. Noi stiamo bene, i bambini stanno bene, non abbiamo mai avuto problemi. Se c’è da pagare un contributo per un’altra casa, io farò tutto il possibile. L’importante è che io stia con la mia famiglia in serenità e senza avere l’ansia che ci buttino fuori tutti i giorni”.

Le parole dell’assessore Tirrito

“In corso Pisani – ha spiegato l’assessore all’Emergenza abitativa, Antonella Tirrito – l’immobile è dell’Agenzia dei beni sequestrati e confiscati, per cui è in atto una richiesta di riconsegna alla stessa, ma non c’è programmato in maniera immediata lo sgombero. Il Comune con i Servizi sociali e con tutti i servizi interessati si prenderà cura delle persone fragili e dei bambini, infatti, quando il bene non è del Comune lo stesso interviene a favore della salvaguardia dei minori”.

“Lo Stato – ha concluso – potrebbe aiutarci pensando a una soluzione definitiva che non siano i dormitori, ma che dia dignità alla famiglia anche in emergenza, oltre che programmando attività a sostegno per l’autonomia abitativa. Prima di pensare agli sgomberi è necessario pensare all’inclusione sociale, lavorativa ed economica”.

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