Si è trattato di una cerimonia, quella che si è tenuta questa mattina nell’Aula Magna del Palazzo di Giustizia di Palermo per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025, che si è aperta con una protesta formale contro la riforma della giustizia voluta dal ministro Nordio.
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La stessa relazione introduttiva del presidente della Corte d‘Appello Matteo Frasca è stata incentrata su questo argomento.
Hanno partecipato alla cerimonia le massime autorità militari, politiche, civili oltre al Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo, alla dottoressa Maria Vittoria Marchianò, in rappresentanza del CSM e del dottor Alessandro Buccino Grimaldi, direttore generale del personale, delle risorse e per l’attuazione dei provvedimenti del giudice minorile in rappresentanza del ministro della Giustizia.
Palermo, anno giudiziario 2025. La relazione di Matteo Frasca
Il presidente Frasca, nella sua relazione, ha ribadito che “una giustizia efficiente è quella nella quale il processo non è strumento di scontro politico e si celebra in un luogo laicamente sacro come le aule di giustizia, ove nel rispetto di forme, di regole e di ruoli si tutelano diritti e si accertano eventuali responsabilità” e che il processo è “un rito che non ha nulla a che vedere con la spettacolarizzazione dei salotti televisivi nei quali, senza la mediazione delle regole delle processo, improvvisati pubblici ministeri, avvocati e giudizi con imbarazzante disinvoltura si sostituiscono ai professionisti addentrandosi in azzardate ipotesi ricostruttive anche di indagini in corso”.
Il gesto dei magistrati
Quando, dopo l’intervento della dottoressa Marchianò, il rappresentante del Governo di è avvicinato al podio per il suo intervento, i magistrati presenti, quasi tutti in toga, con il gagliardetto tricolore e una copia della Costituzione sotto il braccio, hanno abbandonato l’aula.
L’intervento di Lia Sava
A seguire gli interventi della procuratrice generale della corte d’Appello Lia Sava che ha evidenziato quanto sia una “ferita aperta” il settore carcerario “che è in profonda sofferenza. In questo anno, allorché ho seguito udienze presso il Tribunale di Sorveglianza, ho avuto modo di toccare con mano il dolore delle celle ed ho colto l’impegno indefesso dei colleghi del settore, che affrontano carichi di lavoro imponenti, per dare risposte alle istanze di un’umanità dolente, la cui dignità deve essere recuperata e salvaguardata. E ciò deve essere obiettivo primario non solo di tutti gli operatori del diritto ma della società civile nel suo complesso”.
“Crescono i reati di criminalità comune commessi da minori –ha proseguito Sava – Giovanissimi si sono resi responsabili di reati contro la persona e le piazze di smercio del crack sono in continua proliferazione. Nell’arco temporale oggetto di analisi, massimo è stato l’impegno della Procura della Repubblica per i Minori per la salvaguardia di infradiciottenni da contesti familiari violenti, che facilitano l’accettazione dell’offerta deviante del crimine organizzato. In cosa nostra i figli dei boss sono sempre di più candidati a prendere le redini del comando e abbiamo casi di spacciatori di coca e crack già a 10 anni. Abbiamo documentato situazioni di minori che assistono all’attività di spaccio dei loro familiari, creature immolate al malaffare”. La procuratrice si è poi soffermata sull’allarme economico, poco ascoltato, derivante dall’operato delle consorterie mafiose. “Gli appetiti dell’organizzazione riguardano principalmente la gestione dei fondi del Pnrr ai quali attingono grazie a pubblici funzionari compiacenti. Il settore dei subappalti stimola gli appetiti dell’organizzazione che sfrutta l’inquietante riservata interlocuzione, di là della rilevanza penale, fra esponenti mafiosi e amministratori locali”.
“Si assiste – ha proseguito Sava – a un’ulteriore espansione di tutte le attività di cosa nostra indirizzate al fine di lucro per aggiudicarsi ricchezza ingente, attraverso il riciclaggio e l’acquisizione di aziende. In questo settore d’intervento si gioca una partita fondamentale e vi è il rischio che si moltiplichino i costi connessi a un’economia illegale parallela, costi che sconteranno le più giovani generazioni. L’impegno di tutte le istituzioni deve essere quello di salvaguardare il lavoro degli operatori economici onesti che rischiano di essere spazzati via dalla spregiudicata attività criminale attuata da cosa nostra allorché reinveste gli ingenti profitti del traffico di sostanza stupefacente in settori produttivi che sostanziano il circuito illegale parallelo all’economia sana. Economia sana che ci meritiamo ed è il solo volano che consentirà alla Sicilia di liberarsi per sempre dal giogo mafioso e dalla miseria di tanti a fronte della putrida ricchezza di molti. L’anno pregresso consente valutazioni peculiari in ordine ai legami che cosa nostra consolida con altre organizzazioni criminali di tipo mafioso, quali la ‘ndrangheta”. “Voglio sperare – dice Sava in conclusione del suo intervento – in un ripensamento sulla separazione delle carriere, che rischia di minare quei ponti che, invece, tutti insieme siamo chiamati a costruire, ponti che contribuiscano al recupero della meritata fiducia dei cittadini nell’operato della magistratura, perché proprio la fiducia dei cittadini nella magistratura è uno fra i più preziosi riflessi dello stato di salute di una democrazia compiuta”.
L’analisi del procuratore Giovanni Melillo
Il procuratore Melillo, nel suo intervento, ha tracciato un’analisi delle caratteristiche del nuovo sistema criminale mafioso, della sua definitiva trasformazione in una c.d. mafia imprenditoriale e della necessità dei nuovi metodi di contrasto. Ha ricordato, inoltre, il sacrificio di quanti, magistrati ma non solo, hanno pagato con la vita la loro attività di contrasto alle mafie e ha ribadito la pericolosità della riforma costituzionale in itinere. “Cosa nostra conserva la sua straordinaria pericolosità, è silenziosamente impegnata a proiettarsi verso la mimetizzazione e l’investimento speculativo, le grandi ricchezze che nascono da traffici illegali” ha detto Melillo.
Il processo telematico spiegato da Piergiorgio Morosini
Il presidente del tribunale di Palermo, Piergiorgio Morosini, ha fatto il punto sull’introduzione e l’attuazione del processo telematico e la soddisfazione della centratura e il raggiungimento degli obiettivi previsti dal Pnrr. Ha espresso inoltre preoccupazione rispetto alla riforma della giustizia che rischia di riportare la figura del magistrato a quella “pre-costituzione del ‘48”.
Le parole di Maurizio De Lucia
Il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, nel suo intervento, ha posto l’attenzione sulle “21 modifiche legislative approvate dall’esecutivo nello scorso anno, ossia una ogni 17 giorni”. “Cosa nostra – ha proseguito – è in fase di continua ristrutturazione. Il lavoro imponente che stiamo, facendo tende a ridurre un meccanismo criminale che sta in questa terra da 170 anni e che, purtroppo, per un non breve periodo ci sarà, per quanto grande sia lo sforzo della magistratura e delle forze di polizia del territorio” perché “gli strumenti per sconfiggere cosa nostra stanno fuori da questo Palazzo di giustizia”.
Il sistema carcerario
Il presidente del tribunale di sorveglianza Nicola Mazzamuto ha puntato l’attenzione sull’attuale situazione del sistema carcerario, evidenziando le sofferenze che si provano all’interno degli istituti e il numero impressionante dei suicidi che si sono registrati nello scorso anno. Ha concluso il suo intervento puntualizzando che è necessario dare seguito al “diritto alla speranza” per quanti sono reclusi.
La Procuratrice della Repubblica presso il Tribunale per Minorenni di Palermo ha focalizzato il suo intervento sull’attuale situazione, che riguarda sia i giovanissimi presi dalla morsa del crack sia quanti, figli di famiglie mafiose, crescono e si formano in un ambiente che li conduce nell’autostrada della delinquenza e della violenza. Ha espresso, inoltre, la necessità di aiuti, sia in termini di risorse umane sia amministrativi, necessari alla giustizia minorile, settore nevralgico in quanto “investire sui minori significa investire su tutti”.

