Destra e sinistra in Sicilia sono due facce della stessa medaglia. Orlando e Micciché non si sono fatti mai la guerra, anzi sono più vicini di quanto non sembri. Un terzo farà la fine del pollo
Questo è il titolo di un mitico spaghetti Western di Damiano Damiani, ma con la concreta mano di Sergio Leone, che partecipò alla regia ma non volle essere citato nei titoli.
Le interviste contemporanee, stranamente e subdolamente, di Orlando, su Live Sicilia e Miccichè, su Repubblica, oggi ci fanno rimembrare questo vecchio film. Vecchio come i protagonisti della scena politica, che sembrano due facce della stessa medaglia. Orlando e Micciché si stimano e non si sono fatti mai la guerra, anzi. Orlando cita solo un episodio in cui fecero un duello cavalleresco, per assenza di comprimari e oggetto del contendere, alle comunali del 1997.
Sono figli della stessa placida Palermo Borghese, in cui cane non mangia cane, al limite si alterna nello schema di un gioco delle parti. Miccichè, prefigurando, ed è la seconda volta, un modello Draghi, sega il ramo su cui siede Musumeci. Sapendo benissimo che gli attori del governo Draghi mai e poi mai accetterebbero Musumeci come Presidente. Tutto questo alla vigilia di un incontro pubblico voluto dal governatore per la sua riconferma, e poi derubricato a rendiconto dell’azione di governo. Con molti assessori che pur dichiarandogli fedeltà, si trovano nella sponda pronta a fargli fare la fine del pacchero, saltato in padella e mangiato.
Orlando intanto ribadisce che la sua visione, per noi palermitani più un miraggio, non va in pensione ed eserciterà la sua influenza sul centrosinistra. Quindi, in un ipotetica suggestione Draghi in Sicilia, Miccichè e Orlando saranno finalmente “Compari” alla luce del sole e non, come forse è successo in questi anni, nascostamente. La dichiarazione di Miccichè contraria alla sfiducia a Orlando è figlia di questa strategia in cui destra e sinistra si confondono come nel gioco delle tre carte, e in cui qualcuno farà la fine del pollo. In questo caso il fiero e retorico catanese Musumeci, preso in mezzo dai due biscazzieri palermitani.
Questo gioco in cui tutto e il suo contrario, come nel Giano Bifronte, si gira, si smazza e si palesa potrà avere successo?
Forse non si tiene conto che il pubblico è vecchio come i giocatori e conosce il gioco da lunga data, ma dopo un anno di pandemia è logoro e stanco, e anche un tantinello incazzato, e non ne può più di essere preso per fesso.
Inoltre rispetto al film, che era una commedia, questo è grottesco e manca di un elemento fondamentale. Il Genio. Non pervenuto.
Gatto Silvestro