Un bene confiscato alla mafia nel 2001 e per 24 anni lasciato all’abbandono e all’incuria. Adesso, dopo un lungo iter autorizzativo, è arrivato il via libera definitivo per la realizzazione di un polo studentesco all’interno del complesso di via La Malfa, oggi ridotto a scheletro di cemento e rifugio per senzatetto e disperati.
Grazie a un finanziamento da 25 milioni di euro provenienti da fondi PNRR, il polo diventerà un grande campus scolastico per 2.600 studenti. Per un modello di rigenerazione urbana prioritario per tutta la Città metropolitana. E se l’impresa è pronta a partire entro i primi mesi dell’anno nuovo, bisogna comunque correre: i fondi saranno disponibili solo entro la prossima estate.
Il simbolo dimenticato di Palermo
Chi percorre via Ugo La Malfa, la grande arteria che collega l’autostrada Palermo–Mazara del Vallo con la zona commerciale a nord della città, può constatarlo ogni giorno: un gigantesco scheletro di cemento, finestre rotte, piani vuoti, muri graffiati dal tempo e dai sogni andati in frantumi.
Stiamo parlando del complesso di via La Malfa 41, un bene confiscato alla criminalità organizzata nel lontano 2001, affidato alla ex Provincia nel 2009, poi alla Città Metropolitana di Palermo. Doveva prima diventare un complesso industriale, poi un campus scolastico modello per oltre 3.300 studenti. Invece è rimasto per anni una eterna incompiuta, una cattedrale del degrado in mezzo ai centri commerciali e ai numerosi uffici pubblici della zona.
Negli ultimi mesi, però, qualcosa si è mosso, con un progetto raccontato all’interno della Relazione tecnica del Piano Urbano Integrato “Palermo Metropoli Aperta – Città per tutti”, 2022-2025. La struttura tornerà a vivere grazie a 25 milioni di euro di fondi PNRR destinati alla Città Metropolitana per il progetto “Palermo Metropoli Aperta – Città per tutti”, che include anche la rinascita del complesso immobiliare di via La Malfa.
Dalla confisca al degrado: vent’anni di abbandono
Il complesso, costruito a partire dagli anni Novanta come insediamento industriale, fu sequestrato e poi confiscato a società ritenute dalla magistratura come legate a circuiti mafiosi. Nel 2001 lo Stato lo confiscò e nel 2009 l’Agenzia nazionale per i beni confiscati lo trasferì all’allora Provincia di Palermo con un obiettivo preciso: trasformarlo in un polo scolastico d’eccellenza.
Nel 2010 fu annunciato il progetto per un campus da 3.300 studenti, con laboratori, aule, spazi verdi, un auditorium e persino un albergo didattico nell’attigua Villa Maltese, un edificio settecentesco sottoposto a vincolo della Soprintendenza. Ma la riforma Delrio del 2014, che abolì le Province, bloccò tutto. I fondi si dissolsero tra passaggi di competenze e ritardi amministrativi, segnalati anche in una delibera della Corte dei conti nel 2024.
Nel frattempo, i palazzoni sono divenuti rifugio di fortuna per decine di senzatetto e disperati. Stanze trasformate in dormitori improvvisati, cumuli di rifiuti, infiltrazioni d’acqua, cavi divelti, pareti annerite, siringhe sparse. Un luogo confiscato al crimine e restituito – suo malgrado – al disordine sociale.
Un progetto che rinasce con il PNRR
La svolta è arrivata nel 2022, quando la Città Metropolitana di Palermo ha candidato il progetto di via La Malfa tra gli interventi del Piano Urbano Integrato “Palermo Metropoli Aperta”, finanziato dal PNRR con 195 milioni di euro complessivi. L’opera di via La Malfa rappresenta l’investimento più consistente del pacchetto, con un valore di 25 milioni.
L’appalto integrato – che comprende progettazione esecutiva e realizzazione – è stato affidato nel 2023 al raggruppamento temporaneo di imprese Cosedil S.p.A. – Pagano S.r.l., con la progettazione tecnica curata da Exnet Srl e E.T.A. Engineering. Il ribasso d’asta del 23% ha permesso di liberare ulteriori risorse destinate alle opere di efficientamento energetico e alla sistemazione degli spazi esterni.
Il nuovo progetto mantiene l’impianto originario, ma ne cambia la filosofia: non più un semplice contenitore scolastico, bensì un campus urbano aperto alla città, un modello di rigenerazione architettonica e sociale. Che però non prevede la contemporanea restaurazione della Villa Maltese, che farà parte di un nuovo bando.
La forma della rinascita: un campus per 2.600 studenti
L’intervento prevede la rifunzionalizzazione dei quattro corpi principali del complesso – identificati come A, B, C e D – e di parte delle aree esterne, per un totale di 7.633 metri quadrati coperti e 28.000 complessivi di lotto. Sono nove i piani fuori terra, oltre a un seminterrato, con strutture in cemento armato e ampie superfici vetrate.
Il Corpo A ospiterà l’Istituto a indirizzo turistico: 40 classi per circa 1.040 studenti; nel Corpo B troverà spazio l’Istituto di Grafica e Comunicazione: 20 classi per 460 alunni; nel Corpo C, infine, avrà sede l’Istituto alberghiero: 50 classi per 1.150 studenti.
Ogni plesso sarà dotato di laboratori, sale multimediali, mense, spazi comuni e un auditorium condiviso, aperto anche alle attività extrascolastiche. Per gli edifici è prevista la realizzazione di un cappotto termico, infissi ad alta efficienza energetica, impianti fotovoltaici, recupero delle acque meteoriche e sistemi di illuminazione intelligente a LED.
La ristrutturazione sarà pressoché totale: demolizione delle tramezzature interne, nuove scale, pareti in cartongesso, adeguamenti antisismici e antincendio, rete idrica e climatizzazione completamente rinnovate.
Villa Maltese e il nodo dei fondi mancanti
All’interno del lotto si trova anche la Villa Maltese, un edificio del XVIII secolo vincolato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali. In origine, il progetto prevedeva il suo recupero come albergo didattico e ristorante scuola per l’Istituto alberghiero. La Villa non rientra però nell’appalto PNRR e necessita di una fonte di finanziamento aggiuntiva, che la Città Metropolitana sta cercando attraverso bandi europei e fondi FSC 2021–2027.
“Il recupero della Villa è parte integrante della visione complessiva – si legge nella relazione tecnica – ma per completarlo serviranno ulteriori 4,5 milioni di euro. È un obiettivo da raggiungere entro il 2027, pena la perdita della coerenza funzionale del campus”. In attesa dei fondi, la Villa resta chiusa, protetta solo da una recinzione e da un vincolo monumentale privo di risorse.
Dal degrado al cantiere: la lunga attesa del via
Il cronoprogramma iniziale prevedeva l’avvio dei lavori entro il gennaio 2024 e il completamento entro il 31 marzo 2026. Ma i tempi – come quasi sempre accade quando si parla di infrastrutture in Sicilia – si sono allungati.
Nel 2025, il Ministero dell’Interno – Dipartimento Affari Interni e Territoriali ha emanato un decreto che proroga la data di collaudo al 30 marzo 2027. L’apertura del cantiere è adesso prevista per inizio 2026: al momento, mancano solo alcune autorizzazioni da parte dei Vigili del Fuoco.
Il contesto urbano: tra periferia e opportunità
Via Ugo La Malfa non è un luogo qualunque. Negli anni Settanta era zona di acquitrini e casali; oggi è uno dei principali assi commerciali della città, sede di centri direzionali, grandi magazzini, concessionarie, uffici pubblici e del Comando della Polizia Municipale. Eppure, nonostante il fermento edilizio, la zona resta urbanisticamente fragile.
Secondo i dati dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, contenuti all’interno della Relazione annuale 2024, in Sicilia sono oltre 6.200 i beni immobili sottratti alle organizzazioni criminali.
Solo il 43% di questi è stato riutilizzato per fini sociali o pubblici. Palermo, con i suoi 1.150 immobili confiscati, è la città con il più alto numero di patrimoni ancora in attesa di destinazione. Se il cronoprogramma sarà rispettato, entro marzo 2027 Palermo potrà inaugurare uno dei campus scolastici più moderni del Sud Italia.

