PALERMO – Malgrado le assenze e i malumori interni al centrodestra, il Consiglio comunale ha varato (con diciotto voti favorevoli, otto astenuti e nessun contrario) un Piano triennale delle opere pubbliche da record. Erano anni, infatti, che non si vedevano Bilancio di previsione e Piano triennale approvati già a settembre, dando tutto il tempo agli uffici di mandare in gara entro dicembre le opere dell’elenco annuale, quelle cioè che hanno già il progetto esecutivo.
L’elenco 2023 prevede un investimento di 450 milioni di euro per 29 interventi: gli accordi quadro per il centro storico, per gli immobili comunali e per la manutenzione ordinaria e straordinaria di strade, marciapiedi e aree pubbliche, le linee A, B e C del tram e i parcheggi di interscambio, l’ampliamento del cimitero dei Rotoli, il nuovo forno crematorio, il canale Papireto, il centro polivalente di Largo Gibilmanna a Borgo Nuovo, le piazze Mondello e Vittorio Emanuele Orlando, la riqualificazione del porto e del lungomare della Bandita, l’impianto per i rifiuti ingombranti a Bellolampo, il primo stralcio per la nuova tribuna della piscina comunale scoperta. Nell’elenco delle arterie stradali da rifare sono incluse via Libertà (932mila euro), l’asse di collegamento porto-autostrada da via Francesco Crispi allo svincolo di via Belgio (1,75 milioni), il completamento del prolungamento della via di penetrazione a Brancaccio e il raccordo con la circonvallazione (3,5 milioni), il secondo stralcio del restauro, risanamento e recupero del Ponte Oreto (2,4 milioni).
Per il centrodestra, infatti, è stata un’altra settimana di fuoco dopo le polemiche per il passaggio di Salvo Alotta dalla lista del sindaco “Lavoriamo per Palermo” a Forza Italia. Roberto Lagalla ha continuato a perdere pezzi dato che anche Giovanna Rappa ha preferito migrare altrove ufficializzando il trasferimento alla Nuova Dc. Il gruppo del primo cittadino scende così a soli tre elementi mentre i consiglieri cuffariani, che già in estate avevano accolto Salvatore Di Maggio dalla Lega, sono adesso cinque. Non un buon segnale per il sindaco, la cui posizione in vista del rimpasto si indebolisce ulteriormente: Forza Italia continua a insistere e nel frattempo si rafforza l’asse tra gli azzurri e la Democrazia cristiana in vista delle Europee.
I meloniani devono sostituire Carolina Varchi, prossima alle dimissioni, e probabilmente accoglieranno tra le loro fila Natale Puma e Andrea Mineo mentre nella Lega si registra uno scontro interno tra il consigliere Alessandro Anello e l’assessore Sabrina Figuccia. Anello ha addirittura preannunciato, con largo anticipo, il suo ingresso in Giunta al posto di Figuccia e chissà che la sua permanenza nel Carroccio non possa essere messa in dubbio qualora l’avvicendamento non si concretizzasse.
Sta di fatto che in Aula i dissidi interni alla maggioranza si sono visti in maniera plastica: più di una volta è stata l’opposizione a garantire il numero legale. L’altro caso è scoppiato quando si è scoperto che gli interventi di rifacimento integrale di tre palestre scolastiche (gli istituti Di Vittorio allo Sperone, Saladino a San Giovanni Apostolo e Colozza Bonfiglio in via Imera) rischiano di saltare per una clamorosa svista amministrativa: questi tre interventi, infatti, sono stati finanziati con il Pnrr con l’obbligo di aggiudicare i lavori entro il 15 settembre. A Sala Martorana, invece, è arrivata l’informazione erronea che il termine del 15 settembre fosse legato all’approvazione del Piano triennale e non già all’aggiudicazione dei lavori. In pratica, per poter sfruttare i fondi del Pnrr per la manutenzione delle tre palestre il Piano andava approvato almeno una settimana prima. Un vero pasticcio che rischia di far perdere un milione di euro per tre interventi in quartieri difficili.
In un primo momento l’assessore alla Scuola Aristide Tamajo ha chiesto di procedere comunque: “Da parte del nostro assessorato c’è la richiesta formale e accorata di approvare. Diamo intanto velocità alla procedura”. A quel punto le opposizioni sono salite sulle barricate e la seduta è stata sospesa. E alla ripresa è emersa una circostanza, se possibile, ancora più eclatante: il segretario generale ha spiegato a un’Aula attonita che in realtà gli uffici, consapevoli del ritardo, avevano già avanzato una richiesta di proroga che però il Ministero dell’Istruzione aveva respinto: “I relativi progetti – si legge nella nota del Miur del 7 settembre – sono soggetti a vincoli stringenti sui tempi di attuazione. Per uniformità di trattamento, quindi, non si prevedono eccezioni per i beneficiari”.
Apriti cielo: anche la maggioranza è andata su tutte le furie. “Se ci sono responsabili che fanno perdere soldi alla città – ha detto il capogruppo di ‘Lavoriamo per Palermo’ Dario Chinnici – devono pagare. Non si dica che è stata colpa del Consiglio comunale. Nessuno ha informato il Consiglio comunale e le Commissioni delle scadenze, degli emendamenti sulle palestre e della lettera del Ministero”.
Per calmare le acque e sbloccare l’impasse, Tamajo si è assunto la piena responsabilità dell’accaduto: “Se c’è stato un disguido, la colpa è del sottoscritto, che non ha saputo vigilare sulla procedura che dovrebbe portare al finanziamento delle palestre. La colpa me la assumo io. Chiedo però di procedere comunque per provare a capire se ci siano i margini per salvare i progetti”.
Alla fine le tre palestre sono state inserite nel Piano triennale: il Comune proverà a chiedere una nuova proroga e salvare in extremis i fondi del Pnrr.