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Palermo, piazzetta Bagnasco diventa modello da esportare

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Palermo, piazzetta Bagnasco diventa modello da esportare

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mercoledì 05 Gennaio 2022

L’Associazione è nata con lo scopo di risolvere problemi e disagi comuni, dai rifiuti al decoro o alla sicurezza, realizzando una buona pratica di collaborazione tra pubblico e privati cittadini.

Piazzetta Bagnasco è uno spazio racchiuso tra piazza Castelnuovo, via Mariano Stabile e via Ruggero Settimo, nel cuore di Palermo. Denso di attività commerciali, molte delle quali definibili “storiche”, negli ultimi anni si è caratterizzato per un’intensa attività culturale che ha accompagnato, anche nei lunghi mesi di pandemia, i cittadini alla riscoperta di una parte di città per troppo tempo rimasta all’ombra dei grandi palazzi. Ne parliamo con il presidente dell’associazione “Piazzetta Bagnasco”, il dottor Donato Didonna.

Lo scopo dell’associazione

Dottor Didonna, qual è stata l’idea alla base della costituzione dell’Associazione Piazzetta Bagnasco?

L’Associazione è nata con lo scopo di risolvere problemi e disagi comuni, dai rifiuti al decoro o alla sicurezza, realizzando una buona pratica di collaborazione tra pubblico e privati cittadini. Il principale interlocutore è stato il vice sindaco Giambrone che ha poi “esportato” in altre aree questo modello, potendo contare sempre sulla nostra collaborazione. L’idea alla base è quella, in una città in cui si è soliti perseguire gli interessi particolari contro quelli collettivi, di fare esattamente il contrario ossia cercare di perseguire legittimi interessi particolari assieme a quelli di tutti. Se migliora la qualità della vita urbana di un’area pubblica se ne avvantaggia il commercio, la vita di chi vi risiede, di chi v’investe o di chi semplicemente vi transita. E’ il cosiddetto “capitale civico” delle città che ammiriamo per funzionalità, qualità della vita e benessere economico.

Attività culturali in piazzetta Bagnasco

Ritengo che non sia stato facile…

Promuovere un’associazione tra commercianti a Palermo è un atto rivoluzionario, ma non impossibile: devi solo mettere in conto che all’inizio dovrai fare quasi tutto da solo perché qualcuno ti aiuterà, sinceramente convinto, mentre altri scommetteranno sul tuo fallimento perché “il peccato che noi siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di fare”. Basta non scoraggiarsi cercando consenso e sostegno a tutti i costi e procedere con la determinazione di un carro armato: le strade si possono anche tracciare di sana pianta, non bisogna necessariamente seguire quelle già tracciate.

L’idea alla base delle attività culturali

Vi è un’idea anche alla base delle attività culturali?

Negli incontri che teniamo in piazzetta, sì. Credo molto nel senso della responsabilità sociale e per una città come Palermo penso che il miglioramento socio-economico passi da un’assunzione di responsabilità sociale da parte di coloro che hanno avuto il privilegio di un’adeguata formazione scolastica e universitaria, di aver viaggiato, fatto esperienze e goduto, conseguentemente, di una sufficiente libertà sia intellettuale che economica: tocca a loro fare qualcosa per primi in una città dove si aspetta sempre l’intervento del deus ex machina politico di turno. Chi ha la capacità di capire, ha poi la responsabilità di agire. Anche se la parola cemento evoca a Palermo drammatiche stagioni, la città ha più che mai bisogno di una bella colata di cemento sociale o di capitale civico che dir si voglia. Scuola, impresa e mondo del lavoro devono collaborare in modo diverso per coinvolgere poi le periferie: il futuro della città, quantomeno per motivi demografici, è rappresentato soprattutto dai giovani che vivono nelle periferie e che si formano oggi nelle scuole. Centro e periferie vanno cementate non fosse altro che per una motivazione di interesse personale, oltre che civile e ideale. Solo una mentalità arcaica può ancora pensare che la “torta” della ricchezza sia finita e che quindi, aiutando altri, rinuncio ad accrescere la mia fetta: l’esperienza insegna che può invece crescere a dismisura, come fa nel mondo da 500 anni a questa parte attraverso la ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica e il libero mercato. Se aiuto quindi le periferie a crescere, crescerà di pari passo e ne trarrà benefici la mia stessa attività professionale o imprenditoriale, condivideremmo tutti un maggior benessere economico e sociale. Questa responsabilità sociale si sostanzia, quindi, in scambio solidaristico, associazionismo e cooperazione economica.

Dalle sue parole mi sembra di capire che lei stia pensando ad un obiettivo concreto. Mi sbaglio?

Penso al mondo delle professioni e dell’impresa rappresentato dagli Ordini professionali e dalle Associazioni imprenditoriali. C’è una congiunzione astrale da cogliere: l’insediamento appena avvenuto del nuovo presidente degli industriali, Giuseppe Russello, titolare di una società quotata (Omer SpA) e del nuovo rettore dell’Università, Massimo Midiri.

L’obiettivo più strategico e urgente è quello di favorire, in un territorio troppo abituato ad assistenzialismo, stabilizzazioni di lavoro precario e assunzioni senza concorso nel settore pubblico, la crescita di nuove imprese giovanili “sponsorizzate” da professionisti ed imprenditori. Il circuito virtuoso da promuovere nella nostra comunità è quello di mettere i giovani neolaureati nelle condizioni di lavorare, guadagnare, pagare e pretendere beni e servizi pubblici e privati di qualità.

Come raggiungere gli obiettivi

Ma come è possibile favorire tutto questo?

Penso che ciò sia possibile attraverso cinque azioni.

La prima prevede che gli imprenditori siano incentivati, in cambio di un premio come ad esempio la visibilità, a regalare idee d’impresa, di quelle che rimangono conservate nei cassetti per mancanza di tempo, voglia o energie per realizzarle: un vero imprenditore coglie per istinto nuove idee di impresa mentre un neolaureato può avere le competenze teoriche, ma non sempre l’esperienza per farlo con altrettanto successo. La seconda azione prevede che i professionisti siano incentivati a offrire un certo numero di ore di consulenza gratuita in base alle proprie competenze professionali e la terza, non di minore importanza, deve far sì che gli imprenditori e i professionisti dovranno non limitarsi a regalare l’idea, ma anche verificare, conti alla mano, la sostenibilità economica e finanziaria. Uno dei cardini è dato dalla quarta azione, ossia quella che prevede che tutti potranno versare in un conto presso una banca specializzata nel microcredito (tipo Banca Etica o Banca Prossima) una somma a nome della propria azienda/studio professionale o a quello dell’Ordine o Associazione di categoria, che venga messo a garanzia di queste startup con un moltiplicatore creditizio assicurato dalla banca stessa. Senza togliere, ovviamente, il rischio creditizio dei soci della startup perché l’obiettivo non è quello di creare una nuova classe di assistiti. L’ultima azione è una sorta di allargamento della base imprenditoriale per permettere, a chi vorrà, di partecipare minoritariamente al capitale di tali nuove iniziative per fornire in modo continuativo capitali, competenze e relazioni, condividendone rischi e opportunità.

Avremmo risolto in questo modo alcuni dei problemi pratici di avvio d’imprese giovanili: inesperienza, costi della consulenza qualificata e accesso al credito o al mercato dei capitali. Basterebbe, al limite, esternalizzare funzioni aziendali o professionali con reciproci vantaggi organizzativi ed economici oppure intervenire nella supply chain per far crescere un tessuto di imprese nuove attorno a quelle esistenti (nei settori della tecnologia, servizi, turismo, cultura, agricoltura, ecc.). si tratta, in fin dei conti, di un’alleanza solidaristica intergenerazionale tra l’esperienza dei più anziani e l’energia dei più giovani.

Il bilancio 2021 dell’Associazione

Torniamo all’Associazione Piazzetta Bagnasco. Le attività culturali sono ormai giunte al terzo anno di attività: un bilancio del 2021?

Coerentemente con il periodo che abbiamo vissuto e che stiamo tuttora vivendo, il programma 2021 dell’Associazione si è svolto prima in DAD, ossia a distanza sfruttando i social network e poi, finalmente, di presenza. In collaborazione con l’”Associazione Genitori e Figli” e il “CIDI Palermo”, è stato tenuto, tra fine marzo e i primi di maggio, un ciclo di videoconferenze sul tema “Breve storia del futuro. Quale cultura per la cittadinanza”, introdotte da Roberto Alajmo, con relatori del calibro di Michele Boldrin, Domenico De Masi, Antonio Pascale, Gianna Cappello, Sergio Sorgi e Alessandro Rosina. Sempre a maggio e fino a novembre le attività sono poi tornate in piazzetta dal vivo e con una grande voglia di ripresa. Giovanni Montesanto della Libreria Mondadori ha sviluppato un intenso programma di presentazioni di libri e ha opportunamente recuperato lo spazio sotto i portici di via Mariano Stabile, di fronte alla libreria, per le giornate a rischio meteo. Tra presentazioni di libri, incontri e altri eventi artistici, siamo riusciti ad organizzare anche tre appuntamenti ogni settimana. Impossibile ricordare tutti i titoli e gli autori. Anche la libreria Feltrinelli ha sperimentato la piazzetta, funzionale al distanziamento sanitario.

Negli incontri in piazzetta si è parlato di robot e intelligenza artificiale (Antonio Chella); di rapporto tra scuola, impresa e università (Salvatore Modica, Valentina Chinnici, Salvo Nasca); della rivoluzione dell’area portuale (Pasqualino Monti); della città aumentata (Maurizio Carta e Iano Monaco); dell’esperienza della quotazione in Borsa (Giuseppe Giglio); del patrimonio culturale da restaurare (Touring Club e Salvare Palermo); della responsabilità sociale d’impresa (Rino Alessi e Patrizia Di Dio), di quella del mondo delle professioni o dell’università (Alessandro Palmigiano, Alessandro Dagnino, Carlo Amenta) o di quella degli amministratori pubblici (Fabio Giambrone e Sergio Marino) con proposte concrete e domande scomode e di tanto altro.

Si è sperimentato anche…

Sì, abbiamo portato in piazzetta una riduzione teatrale di Francesca Martino di “Pezze per aria” sulla vita di Maria Occhipinti, nel centenario della sua nascita, con Elena Pistillo, Giovan Battista Evola, Paolo Romano e un intero coro disposto ad arco in piazzetta di notevole impatto.

Qual è il suo bilancio?

Quando, nel marzo del 2019, mi accinsi ad aprire un’attività commerciale in piazzetta, il sentimento dei colleghi commercianti era a terra, fiaccato dal protrarsi della chiusura per lavori di piazza Politeama e dagli stessi lavori di rifacimento del pavimento della piazzetta: i lavori pubblici si sa quando iniziano, ma la fine è sempre incerta. E poi c’era l’immondizia, i topi, le blatte, l’accattonaggio molesto, la trasandatezza, l’estate con la piazzetta che si svuotava, ecc. Doglianze senza alcuna speranza di un intervento risolutore dall’alto. Oggi, nonostante la sopraggiunta pandemia, il clima è diverso e tutte le saracinesche che si erano abbassate sono tornate ad aprirsi, seppur con titolari diversi. Serve però un maggiore coinvolgimento di quanti lavorano nella stessa direzione per realizzare questa piccola rivoluzione in città. La sua classe dirigente si appaga più delle parole che pronuncia che del piacere di metterle in pratica ed è questa è la vera sfida. Francesco Bagnasco, cui è intitolata la piazzetta, fece scoppiare la rivoluzione del ’48 con i suoi “avvisi” affissi clandestinamente: oggi possiamo e dobbiamo fare una rivoluzione civile pubblicamente, alla luce del sole e nell’interesse di tutti.

Roberto Greco

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