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La cricca che speculava sul rilascio delle salme: soldi anche per vedere per pochi minuti il defunto

La cricca che speculava sul rilascio delle salme: soldi anche per vedere per pochi minuti il defunto

L’intercettazione fa parte dell’informativa che ricostruisce l’indagine su Salvatore Lo Bianco, Marcello Gargano, Antonio Di Donna e Giuseppe Anselmo, per i quali i magistrati, convinti della solidità degli indizi a loro carico, chiedono l’arresto

“La possiamo vedere cinque minuti? C’è mio figlio che vive in Olanda, l’altro è in Germania”. La cricca che alle dipendenze del Policlinico Giaccone di Palermo speculava sul rilascio delle salme che passavano dall’obitorio avrebbe preso soldi anche soltanto per far vedere il corpo senza vita dei propri cari. L’intercettazione fa parte dell’informativa che ricostruisce l’indagine su Salvatore Lo Bianco, Marcello Gargano, Antonio Di Donna e Giuseppe Anselmo, per i quali i magistrati, convinti della solidità degli indizi a loro carico, chiedono l’arresto.

I quattro sono accusati di associazione a delinquere. Con loro sono indagati per corruzione altre diverse decine di persone, tra referenti delle ditte di onoranze funebri che usufruivano delle corsie preferenziali e, in alcuni casi, familiari dei defunti. Per questi ultimi pagare diventava il modo più veloce per chiudere una triste pratica e accelerare le tempistiche del funerale.

Un occhio di riguardo

“Ci sono le telecamere, di solito non facciamo scendere mai nessuno sotto”. A febbraio dello scorso anno Marcello Gargano, 64enne in servizio all’obitorio, rispondeva così a un uomo che desiderava poter vedere, per pochi minuti, la salma della moglie, senza attendere la mattina seguente quando sarebbe arrivato da Caltanissetta il personale della ditta incaricato del trasporto.

Stando alla ricostruzione effettuata dalla polizia, che per mesi hanno indagato sugli illeciti che sarebbero stati compiuti nei locali dell’azienda ospedaliera, Gargano dopo aver ricevuto del denaro e avere provato a opporre un timido rifiuto – “no, io non lo sto facendo per chiedere” – avrebbe acconsentito alla richiesta.

L’uomo si sarebbe intascato una banconota di taglio imprecisato, che, stando alle regole concordate con gli altri dipendenti, sarebbe andata a rimpinguare le tangenti che giornalmente sarebbero state pagate dai titolari delle ditte e dai familiari dei defunti.

Gruzzolo extra

I soldi che il gruppo si sarebbe riuscito a mettere in tasca rappresentavano più di un’integrazione allo stipendio.

A detta di Salvatore Lo Bianco, ritenuto capo e promotore dell’associazione a delinquere, Anselmo percepiva “300-400 euro al mese di mance”. Anselmo, 66enne con qualifica di operatore socio-sanitario mentre i colleghi risultano operatori tecnici di camera mortuaria, in occasione di una ripartizione delle somme incassate riceve la parte più piccola.

In un’altra intercettazione, Lo Bianco e Gargano ragionando dei loro proventi illegali fanno cenno a cifre più elevate: “Perché a noi ci cadono 700-800 euro al mese”.


L’articolo 8

Al centro dei servizi illeciti e a pagamento che Lo Bianco e gli altri garantivano alle imprese funebri e, di conseguenza, ai clienti di questi ultimi c’era l’ottenimento dell’articolo 8 del decreto del presidente della Repubblica 285 del 1990. La norma prevede che “nessun cadavere può essere chiuso in cassa, né sottoposto ad autopsia, a trattamenti conservativi a conservazione in celle frigorifere, né essere inumato, tumulato, cremato, prima che siano trascorse 24 ore dal momento del decesso, salvo i casi di decapitazione o di maciullamento e salvo quelli nei quali il medico necroscopo avrà accertato la morte anche mediante l’ausilio di elettrocardiografo la cui registrazione deve avere una durata non inferiore a venti minuti”.

Gli inquirenti sono convinti che tali procedure sarebbero state facilitate nel momento in cui in mano agli operatori dell’obitorio finivano in mano le somme di denaro. Per l’articolo 8 servivano cento euro. Nel caso in cui dai familiari dei defunti venisse incaricata una ditta che arrivava da fuori Palermo, quest’ultima era solita chiedere l’intermediazione di un’impresa cittadina che a propria volta reclamava 400 euro.

L’inchiesta al momento non chiarisce se Lo Bianco e gli altri abbiano goduto di complicità o omissioni da parte del personale medico deputato all’esecuzione degli esami e delle pratiche necessarie per l’applicazione dell’articolo 8.

L’eccezione mafiosa

Nell’informativa si fa riferimento a un caso in cui a presentarsi all’obitorio è stato un soggetto con diversi precedenti penali, tra cui estorsione aggravata dal metodo mafioso. In tale circostanza non sarebbe stata necessaria la tangente. “Grazie ad alcuni servizi di osservazione effettuati all’interno della camera mortuaria – si legge nell’informativa – era inoltre possibile constatare che gli operatori entravano in contatto con un noto imprenditore di onoranze funebri palermitano con pregiudizi per mafia, per il quale nell’occasione non si registrava un chiaro episodio corruttivo”.

Avvertimenti futuri

Tra i tanti episodi in cui i dipendenti o i titolari delle ditte di onoranze funebri pagavano senza battere ciglio “il caffè” che spettava al personale dell’obitorio, ce n’è uno in cui un imprenditore agrigentino si stupisce della richiesta di denaro per l’articolo 8, sostenendo di avere capito che la pratica veniva effettuata gratuitamente.

Davanti alle pressioni di Lo Bianco e dell’intermediario della ditta palermitana, si rende disponibile a chiedere ai familiari del defunto un’ulteriore integrazione. A quel punto viene però stoppato da Lo Bianco. “Qua ci sono i documento e a posto così. A prossima vota, unni è (ovunque sia) esce dopo uno, due giorni, tre giorni”, commentava il dipendente del Policlinico.


I benefici per le ditte

Per gli inquirenti, alle imprese di onoranze funebri accettare di pagare le tangenti conveniva. “È possibile rilevare i vantaggi delle imprese funebri consistenti soprattutto nell’accelerazione dell’iter di dimissione delle salme, finalizzata a favorire lo spedito trasferimento della stessa nel Comune dove sarebbero state celebrate le esequie. Tali vantaggi – si legge – sono apprezzabili nella rapida definizione dei funerali delle salme trattate con art. 8, con conseguente massimizzazione dei futuri profitti, derivanti dalla possibilità di accaparrarsi medio tempore altri servizi funebri”.

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