A 37 anni dalla morte la cerimonia in onore del giudice “simbolo di onestà”. Il procuratore generale della Corte d'Appello di Palermo, Roberto Scarpinato: “Ucciso non soltanto dai soliti Riina o Brusca ma dai colletti bianchi”. La figlia: "Contro la mafia serve impegno continuo"
Con la deposizione di una corona di fiori si è svolta questa mattina in via Pipitone Federico la cerimonia di commemorazione del giudice Rocco Chinnici, capo dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, di due carabinieri della scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta, e del portiere dello stabile Stefano Li Sacchi, uccisi in un attentato mafioso il 29 luglio 1983.
Orlando: “Palermo non torni la Beirut sconvolta dagli attentati
“Una commemorazione – ha detto il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando – in memoria di chi ha perso la vita in quella terribile strage che fece titolare tutti i giornali del mondo con ‘Palermo come Beirut’. Utile anche a tenere alta la tensione perché la mafia non torni a governare Palermo, e Palermo non torni com’era la Beirut sconvolta dagli attentati. Fu la presa di coscienza dell’ulteriore violenza del governo mafioso della città. Oggi a tanti anni di distanza sicuramente la constatazione del cambiamento è il modo migliore per dire a chi ha perso la vita grazie per il sacrificio”.
“Ancora una volta – ha sottolineato il primo cittadino – Palermo ricorda doverosamente la figura di Rocco Chinnici, simbolo di onestà e seme di primavera per una intera città. Chinnici è stato il primo ad intuire la straordinaria importanza del lavoro di squadra, del coordinamento e dell’organizzazione delle indagini per far fronte all’organizzazione e al coordinamento di Cosa Nostra. Oggi, ricordiamo con l’identica commozione e gratitudine anche il sacrificio di Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta, i due carabinieri della scorta, e di Stefano Li Sacchi, vittima innocente del primo vero atto di guerra urbana da parte della mafia. A tutti loro, ai loro familiari e colleghi, va il pensiero grato della città”.
Scarpinato: “Omicidio maturato nel mondo dei colletti bianchi”
“Credo – ha aggiunto il Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Palermo, Roberto Scarpinato, presente alla cerimonia – che bisognerebbe rileggere la sentenza della Corte d’Assise di Caltanissetta che ha condannato gli assassini di Rocco Chinnici perché lì è raccontata, purtroppo, una storia ancora poco conosciuta ed è la storia di un magistrato che non è stato ucciso soltanto dai soliti Riina o Brusca ma è stato ucciso dai colletti bianchi. La morte di Chinnici arrivò quando si decise di alzare il livello dell’indagine oltre la mafia militare e ci si rese conto che i cugini Salvo erano l’anello di congiunzione fra la mafia militare ed il mondo economico e politico. Dal quel momento, come descritto dalla sentenza, ci sono tutta una serie di tentativi di avvicinarlo: attraverso amici di famiglia, attraverso vertici della polizia, attraverso vertici del palazzo di giustizia”.
“Chinnici disse a Falcone , che poi lo riferì alla magistratura, – ha continuato Scarpinato – che pensava come dentro il palazzo di giustizia c’era qualcuno che voleva la sua morte e per questo cominciò a scrivere il suo diario segreto. Ecco, un omicidio maturato nel mondo dei colletti bianchi, commissionato dal mondo dei colletti bianchi, un omicidio di famiglia della borghesia mafiosa che ha governato questo paese. Non possiamo nelle commemorazioni pubbliche continuare a raccontarci una storia di brutti, sporchi e cattivi e di un mondo di persone oneste. C’è stato un mondo grigio che è stato protagonista non soltanto di Chinnici ma anche dello smantellamento del pool antimafia, dell’isolamento dei magistrati antimafia e che ancora oggi continua ad avere un peso in questa società”.
La figlia Caterina: “L’impegno contro la mafia deve essere sempre alto”
Presente alla commemorazione anche Caterina Chinnici, figlia del magistrato. “Se commemorazione è utile? – ha commentato – Credo che le commemorazioni abbiano un senso, un valore e devo dire che quest’anno per me è davvero un anno particolare, perché per la prima volta ho ricevuto una serie di lettere di ragazzi di scuola di Crema, di Rossano, scuole di diverse parti d’Italia, non soltanto siciliane. Non era mai capitato, allora devo dire che anche le commemorazioni hanno un senso, servono a rinnovare il ricordo, soprattutto per i giovani, che non hanno memoria di quanto è accaduto”.
“Lotta alla mafia? Mi sento di dire che l’impegno è sempre alto e deve essere sempre alto. Non possiamo vanificare il lavoro fatto, e vanificare l’impegno che tante persone di grande spessore hanno portato avanti fino a sacrificare la propria vita – ha sottolineato -. È un impegno però che va rinnovato ogni giorno, non si può assolutamente abbassare la guardia. Anche adesso con la situazione determinata dal Covid, il procuratore nazionale Cafiero De Raho ha lanciato un allarme in questo senso e quest’allarme deve essere accolto da tutte le istituzioni”.