Il Consiglio comunale sta analizzando il Pef 2020 e 2021. Certificato l’aumento della Tari, mentre l’ampliamento della sesta vasca di Bellolampo servirà al massimo per tre mesi
PALERMO – Nel 2021 la Tari sarà più cara e l’ampliamento della sesta vasca di Bellolampo darà alla discarica un’autonomia di appena due o tre mesi invece dei sei o sette previsti inizialmente. Sono le due novità che rischiano di incidere, e non poco, sulle tasche dei palermitani, emerse dall’ultima seduta del Consiglio comunale, convocata per discutere del Piano economico finanziario (Pef) 2020 e 2021, documento che mette nero su bianco i costi del servizio di igiene ambientale e di raccolta e smaltimento dei rifiuti.
Il Pef 2020 in realtà avrebbe dovuto essere approvato entro il 31 dicembre e sarà di fatto una specie di rendiconto: il 9 marzo è previsto un incontro con la Srr per completare il testo, ma è chiaro che la prospettiva di dover portare i rifiuti fuori Palermo rischia di far saltare i conti. Sarà una corsa contro il tempo perché a seguire va approvato (entro il 31 marzo) il Pef 2021. Già alla fine dello scorso anno l’ipotesi di un aumento della bolletta dei rifiuti sembrava piuttosto concreta: la speranza (e la promessa) del sindaco Leoluca Orlando era di scongiurare questa ipotesi ma già a fine gennaio l’assessore all’Ambiente Sergio Marino aveva ammesso che un rincaro non era da escludere.
Malgrado le rassicurazioni del sindaco, quindi, adesso non soltanto l’aumento della Tari è ufficiale (21 milioni di euro da spalmare in tre anni) ma la cifra potrebbe anche non essere definitiva perché, è questa è l’altra novità, si è aggiunta una variabile non indifferente: la sesta vasca di Bellolampo durerà molto meno del previsto e la Rap dovrà trasferire l’immondizia in altri impianti, con un ulteriore aggravio dei costi.
Ad annunciarlo, durante la seduta virtuale di Sala delle Lapidi, è stato il presidente dell’azienda di igiene ambientale, Giuseppe Norata: “Noi non abbiamo ancora una prospettiva chiara sulla settima vasca, e secondo me non la avremo per tutto il 2021, mentre la sesta vasca si esaurirà in due o tre mesi, considerati i rifiuti abbancanti nei piazzali. La prospettiva adesso è di dover portare i rifiuti non fuori Palermo ma addirittura fuori dalla Sicilia, come ci ha chiesto la Regione, con costi nettamente superiori perché andremmo oltre i 300 euro a tonnellata contro gli attuali 200. Speriamo di sottoporre il Pef grezzo a Comune e Srr entro la prossima settimana”.
Un annuncio a sorpresa che ha fatto saltare sulla sedia l’intero Consiglio comunale e lo stesso assessore Marino: “Non sapevo – ha ammesso – che la situazione fosse così drammatica. Io avevo contezza di una sesta vasca con una capienza di sei o sette mesi e ora i mesi diventano due. In queste condizioni la differenziata dovrebbe arrivare al 40% per poter sostenere i costi per portare i rifiuti fuori dalla Sicilia”.
Come ha spiegato in Aula virtuale il ragioniere generale Paolo Bohuslav Basile, in base ai nuovi parametri di calcolo voluti dall’Arera (l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) “il costo complessivo del ciclo integrato dei rifiuti da riconoscersi a Rap deve essere pari a 151,2 milioni di euro, cifra superiore di 31,8 milioni al Pef Tari 2019, che era pari a 119,4 milioni”. Questo aumento dei costi è spiegato in buona parte (per 23,3 milioni Iva inclusa) “con i costi extra sostenuti dalla Rap per lo smaltimento dei rifiuti fuori dall’impianto di Bellolampo”.
Per il ragioniere la partecipata è in utile “di quasi dodici milioni di euro lordi, quindi per 8,2 milioni al netto di imposte per 3,7 milioni” ma per Norata “bisogna anche considerare i 9,5 milioni di servizi, come la derattizzazione e la disinfestazione, contestati dal Comune e quindi non remunerati oppure i minori introiti dalla manutenzione stradale e dal pronto intervento. E nel 2021 verrà a mancare la commessa esterna della pulizia delle sedi giudiziarie. Siamo in ritardo con il pagamento dei fornitori e per alcuni mesi abbiamo ritardato anche il pagamento degli stipendi”.
A peggiorare ulteriormente la situazione concorre anche l’altissimo tasso di evasione fiscale: “Nel solo 2019 le attività commerciali non hanno pagato la Tari per complessivi 50,3 milioni”, ha sottolineato Basile. E si tratta di un dato addirittura “parziale”, mentre, stando agli uffici, la morosità dei contribuenti iscritti nella banca dati del Comune si attesta tra il 40 e il 50 per cento. Palazzo delle Aquile verrà incontro all’azienda procedendo con la ricapitalizzazione (un perito è all’opera per stimare gli immobili per la patrimonializzazione) e riconoscendo crediti pregressi per 40 milioni “ma non tutti in una volta – ha spiegato Marino – perché non possiamo. Quest’anno ci sarà un’anticipazione di 16 milioni. Prima che esca il Pef grezzo invito la Rap a incontrarsi con il Comune per verificare che siano rispettati i parametri Arera che prevedono che l’aumento tariffario sia contenuto entro costi ben precisi”.