PALERMO – Proseguono le audizioni alle Commissioni Lavoro e Trasporti di Camera e Senato sulla vertenza dei 543 lavoratori ex Almaviva di Palermo e Rende. Audizioni che si sono trasformate di fatto in una resa dei conti tra Ita e Covisian. Alfredo Altavilla, presidente esecutivo dell’azienda che ha preso il posto di Alitalia, ha messo le cose in chiaro: “Ita non ha alcun obbligo giuridico nella vertenza e per il momento i 322 operatori ancora in Almaviva non saranno assorbiti. Altavilla ha lasciato aperto un timido spiraglio per i 221 già passati alla Covisian: una cinquantina di essi potrebbe essere assunti da Ita ed eventualmente lasciati a Palermo in smart working per evitare il trasferimento.
La battaglia con la Covisian finirà invece a carte bollate nei tribunali con due cause già avviate per responsabilità pre-contrattuale e responsabilità contrattuale: “Ci hanno esposto a un danno economico e reputazionale – ha detto il presidente esecutivo -, oltre che a disservizi ai danni dei passeggeri a ridosso della stagione estiva”.
Totalmente diversa la ricostruzione dei fatti da parte del fondatore e presidente esecutivo della Covisian Gabriele Moretti, intervenuto in Senato: “Noi abbiamo sempre applicato la clausola sociale, assorbendo tremila lavoratori in tre anni e applicando puntualmente il contratto di settore senza alcun intoppo. Covisian ha ottenuto da Ita un incarico transitorio di sei mesi, con scadenza al 30 aprile, ed entro tale data si dovevano negoziare i termini contrattuali per la continuazione del rapporto su base pluriennale. Covisian ha quindi definito l’accordo con le parti sociali per l’assorbimento dei lavoratori precedentemente impegnati nel call center di Alitalia, ma all’ultimo momento Ita ha deciso di non sottoscriverlo. L’incarico conferito da Ita prevedeva un compenso a chiamata gestita, con una durata media della chiamata stimata da Ita in quattro minuti e mezzo”.
Alla prova dei fatti, però, i clienti Ita hanno impiegato ben più di una manciata di minuti a chiamata per risolvere le loro richieste e quindi “se la durata e la complessità delle chiamate si rivelano maggiori del previsto, allora aumenta il costo perché ci vogliono molte più persone per fare lo stesso lavoro mantenendo la stessa qualità. La nostra tariffa non è cambiata, è cambiata la durata delle chiamate, e non è un dettaglio”.
Dato che il corrispettivo di Ita sarebbe stato sottostimato, è la tesi di Moretti, andava anche rinegoziato l’importo: neppure l’aumento di oltre il 30% del compenso da parte della compagnia aerea sarebbe bastato a coprire la durata effettiva delle chiamate dei clienti. “Da Ita c’è stato un atteggiamento di bullismo industriale, ci siamo ritrovati a lavorare in perdita netta”, ha attaccato l’imprenditore.
“La bozza di contratto proposta da Ita era del tutto sbilanciata e accettare le loro aggressive pretese avrebbe comportato compensi ben inferiori al costo minimo del lavoro – ha continuato Moretti -. È stata Ita a comunicare a Covisian che non c’erano le condizioni per la definizione del contratto e secondo noi si trattava di una decisione già presa, visto che in pochi giorni Ita ha annunciato l’assunzione di 150 persone per internalizzare il servizio”.
“Non siamo stati noi a sfilarci dal rapporto con Ita ma è stata Ita a determinare l’interruzione del servizio – ha proseguito Moretti -. Anche da un punto di vista economico, secondo me, non sono state fatte adeguate valutazioni nel far partire un nuovo call center interno. Mi angoscia il licenziamento di queste persone, è un grave insuccesso, ma devo tutelare l’integrità patrimoniale dell’azienda. Invitiamo Ita e Almaviva a presentarsi al tavolo del Ministero per risolvere il problema e salvare i lavoratori. Non vedo l’ora di fare la nostra parte. Noi – ha precisato infine – non abbiamo alcuna intenzione di allontanarci da Palermo, dove al momento impieghiamo circa 650 persone. Palermo per noi è un punto strategico”.
La versione dei fatti di Altavilla non ha convinto neppure alcuni parlamentari, come il pentastellato Adriano Varrica: “Sono rimasto basito dall’audizione del presidente Altavilla – ha detto – che dati alla mano ha riconosciuto l’eccellenza del servizio clienti ma non ha esitato un istante a liberarsi di 543 professionalità gettando nella disperazione le loro famiglie. Abbiamo scoperto che Ita si è assunta una responsabilità enorme proponendo ad altre società di subentrare a Covisian (si veda Quotidiano di Sicilia del 12 maggio 2022, nda) e di aderire ad un accordo ministeriale senza coinvolgere il Ministero stesso. Queste affermazioni andranno approfondite perché la sensazione, suffragata ad oggi dai fatti, è che vi sia un disegno da parte del management di Ita di fare il lavoro sporco prima della privatizzazione”.
“Perché sono rimasti in silenzio per quasi due mesi sapendo del baratro imminente per 543 lavoratori? Se identici comportamenti venissero da una società privata assisteremmo agli strali di tutti i rappresentanti istituzionali – ha continuato Varrica -, mentre mi sembra che nel caso del management di Ita vi sia una forma di giustificazionismo. Il Governo deve intervenire, e subito, convocando il tavolo e pretendendo e costruendo risposte e garanzie a tutela dei lavoratori e della stessa Ita che senza professionalità sul servizio clienti sembra andare più verso una svendita che non verso la costruzione di una seria compagnia di bandiera”.