Palermo, stupro di gruppo, i giudici: "Minore ha mostrato compiacimento per l'azione" - QdS

Palermo, stupro di gruppo, i giudici: “Minore ha mostrato compiacimento per l’azione”

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Palermo, stupro di gruppo, i giudici: “Minore ha mostrato compiacimento per l’azione”

Redazione  |
giovedì 06 Giugno 2024

La voce del tribunale dei minori di Palermo nella motivazione della sentenza relativamente allo stupro di gruppo.

Il tribunale dei minori di Palermo nella motivazione della sentenza di condanna a 8 anni e 8 mesi relativamente allo stupro di gruppo ha descritto il comportamento del minorenne evidenziando che ha mostrato compiacimento per il suo gesto. Il documento è stato depositato oggi. Il ragazzo, non ancora 18enne, è imputato nell’ambito della violenza sessuale compiuta a luglio in un cantiere abbandonato del Foro Italico ai danni di una 19enne palermitana.

“La consapevolezza della sopraffazione fisica conseguita dal gruppo e della entità del pregiudizio cagionato alla vittima – si legge -, l’accanimento dimostrato pur a fronte della tragica condizione della giovane, stremata tanto da perdere ripetutamente i sensi, il compiacimento per l’azione compiuta risaltano con evidenza tale da non esigere esplicazione alcuna né commento e danno compiuta ed allarmante contezza della materialità del fatto e della intensità del dolo dell’imputato”.

Processo a sé stante per il giovane

L’individuo ha compiuto 18 anni dopo l’accaduto ed è stato processato separatamente. Gli altri coinvolti, tutti maggiorenni e detenuti, sono ancora sotto processo. Il collegio spiega inoltre che “per completezza, va rilevato che il ragazzo ha espresso un giudizio di grave disvalore nei confronti della vittima (“per me lei era una poco di buono”), ha dato atto del tenore delle considerazioni, palesemente improprie, da lui svolte in merito al fatto (“…ho riflettuto ed ho capito che queste cose non si fanno a nessuno nemmeno ad una prostituta o ad una escort”) ed ha poi dichiarato un generico pentimento per l’accaduto contestualmente rappresentando il malessere proprio e dei suoi familiari ed una esigenza di aiuto riferita unicamente a sé”.

Tentativo di sminuimento del reato

I magistrati sostengono che il coinvolto abbia provato a sminuire il proprio ruolo “dichiarandosi impegnato in un percorso di riflessione e di maturazione, ha rappresentato di essere molto pentito e di avere iniziato a considerare anche la posizione della vittima”.

L’attendibilità della vittima è piena e l’imputato è stato definito “concentrato su sé e sulle sue difficoltà a stare nel processo penale e indifferente rispetto al dramma della vittima. I processi di rispecchiamento ed empatia sono risultati limitati ai propri affetti” emerge dalla sentenza.

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