Palermo, tassa di soggiorno ai teatri ma il comparto resta in crisi - QdS

Palermo, tassa di soggiorno ai teatri ma il comparto resta in crisi

Palermo, tassa di soggiorno ai teatri ma il comparto resta in crisi

venerdì 25 Marzo 2022

La situazione si è complicata dopo la mancata erogazione dei finanziamenti del 2021 e del 2022 al Massimo e al Biondo. I sindacati sono sul piede di guerra: manifestazione il 2 aprile

PALERMO – L’Amministrazione comunale si gioca la carta della Tassa di soggiorno per provare a tamponare la crisi dei teatri cittadini.

Il sindaco Leoluca Orlando ha emanato infatti “una direttiva con cui dispone – si legge in una nota di Palazzo delle Aquile – che la Ragioneria generale, in sede di predisposizione del bilancio 2021/2023 per la Giunta comunale, preveda per l’anno 2022 l’utilizzo di risorse da destinare al Teatro Massimo, al Teatro Biondo e all’Area Culture. Le somme sono così ripartite: 1,5 milioni al Teatro Massimo, 1 milione al Teatro Biondo e 400 mila euro all’Area Culture per iniziative culturali. La direttiva fa riserva di eventuali modifiche in considerazione dell’esigenza dell’Amministrazione comunale e dei risultati di esercizio 2021 e di relazioni periodiche 2022 delle due istituzioni culturali”.

La crisi è esplosa dopo la mancata erogazione dei finanziamenti del 2021 e del 2022 alla Fondazione Teatro Massimo e all’Associazione Teatro Biondo. La direttiva però non è immediatamente risolutiva: prima dovrà passare dal via libera del Consiglio comunale al Bilancio di previsione 2021, che a sua volta dipende dall’accordo con lo Stato sul piano di riequilibrio. Soltanto il Teatro Massimo riceverà subito la prima tranche di mezzo milione, senza aspettare il bilancio di previsione: “Il sindaco – ha confermato piazza Pretoria – ha disposto che, senza attendere l’approvazione del bilancio, si utilizzino in favore del Teatro Massimo le somme già incassate per imposta di soggiorno al 15 gennaio, pari a oltre 500 mila euro, e sin da ora disponibili, nonché le restanti somme che verranno a scadenza il 15 aprile e trimestri successivi. Si provvede così all’utilizzo delle ulteriori risorse relative all’imposta di soggiorno per i restanti tre trimestri del 2022 per implementare il sostegno al Teatro Massimo su tali entrate sino a un 1 milione di euro e per provvedere anche alle iniziative culturali del Comune”.

“Ancora una volta – ha detto Orlando – l’Amministrazione comunale dimostra il suo grande impegno a salvaguardia della cultura nella città di Palermo e a tutela di due istituzioni riconosciute a livello internazionale come il Teatro Massimo e il Teatro Biondo, punto di riferimento della vita culturale e dell’attrattività della nostra città”.

I sindacati, nel frattempo, sono già sul piede di guerra. La Cgil ha annunciato l’avvio di “una grande mobilitazione” a sostegno dei teatri e delle istituzioni culturali della Sicilia “su cui grava – si legge in una nota – un perenne stato di incertezza. A destare ulteriore allarme, nei giorni scorsi, la notizia della mancata erogazione dei finanziamenti del 2021 e 2022 destinati alla Fondazione Teatro Massimo e all’Associazione Teatro Biondo”.

“Così si mettono in ginocchio – hanno attaccato il segretario generale della Cgil Sicilia Alfio Mannino e il responsabile nel sindacato del Dipartimento Cultura Maurizio Rosso – due importanti istituzioni culturali, che annunciano già tagli alla produzione, la Turandot (da parte della Fondazione Teatro Massimo) e all’occupazione. L’incertezza dei finanziamenti, che siano comunali, regionali o nazionali, è un problema di vecchia data e riguarda tutti i teatri della Sicilia. Nei prossimi giorni si terranno a Palermo le assemblee dei lavoratori dei due teatri e il 2 aprile ci sarà una manifestazione in piazza Verdi di tutti gli artisti delle maestranze e dei lavoratori del settore per chiedere l’erogazione dei finanziamenti già previsti e impegni certi per il futuro, che mettano i due teatri in condizione di programmare un’offerta culturale degna di una città metropolitana”. Che per la Cgil significa, in parole povere, “raddoppio degli spettacoli e occupazione stabile”.

Per Mannino e Rosso “i teatri hanno bisogno di un investimento in tecnologia, che potrebbe avvenire anche col Pnrr, dal momento che la misura 1 prevede per questo scopo 40 miliardi”. I due esponenti della Cgil hanno detto “basta allo stato di disarmante precarietà in cui vivono i teatri per l’incertezza dei finanziamenti pubblici. Cultura, bellezza, saperi del territorio sono elementi che vanno preservati e valorizzati per lo sviluppo economico, sociale, artistico e civile della nostra terra”.

Anche i rappresentanti della Rete Latitudini hanno espresso “forte preoccupazione per la condizione di crisi in cui versa l’intero comparto”. I rappresentanti dello spettacolo dal vivo hanno auspicato “la presa di coscienza da parte delle istituzioni politiche del necessario superamento, nella nostra regione, della ingiustificabile distinzione tra pubblico e privato”, un processo che “garantirebbe una più equa distribuzione delle risorse”.

All’appello dei lavoratori del settore si è unito anche il Pd alleato di Orlando, in particolare per bocca della consigliera comunale Milena Gentile: “Occorre escludere i teatri e le istituzioni culturali – ha detto – dalle manovre di riequilibrio del bilancio comunale. Così come è stato fatto per gli asili nido, altrettanto importante è che si escludano dai tagli previsti per risanare i conti degli Enti locali anche le istituzioni culturali e teatrali. Non è da Paese civile che la cultura venga messa in ginocchio dalla contabilità. Il Governo nazionale agisca di conseguenza e consenta al Comune di raggiungere un accordo che salvaguardi il diritto costituzionale alla cultura anche dei palermitani”.

“Istituzioni come il Teatro Massimo – ha aggiunto – sono industrie in cui lavorano centinaia di artisti, musicisti, maestranze e amministrativi, con l’aggravante che mettere a rischio i teatri significa assestare un colpo basso al rilancio turistico di una città che ha fatto della cultura una cifra identitaria e che oggi più che mai ha l’obbligo morale di ritrovare nell’offerta culturale uno dei suoi motori di sviluppo, a maggior ragione dopo la crisi pandemica che ha stremato tutto il comparto”.

“Il pericolo che si corre – ha concluso Gentile – è che senza lo slancio delle grandi istituzioni teatrali e culturali in genere si spenga anche quel tessuto creativo e diffuso nei quartieri che, se non supportato, rischia la desertificazione”.

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