La situazione si è complicata dopo la mancata erogazione dei finanziamenti del 2021 e del 2022 al Massimo e al Biondo. I sindacati sono sul piede di guerra: manifestazione il 2 aprile
PALERMO – L’Amministrazione comunale si gioca la carta della Tassa di soggiorno per provare a tamponare la crisi dei teatri cittadini.
Il sindaco Leoluca Orlando ha emanato infatti “una direttiva con cui dispone – si legge in una nota di Palazzo delle Aquile – che la Ragioneria generale, in sede di predisposizione del bilancio 2021/2023 per la Giunta comunale, preveda per l’anno 2022 l’utilizzo di risorse da destinare al Teatro Massimo, al Teatro Biondo e all’Area Culture. Le somme sono così ripartite: 1,5 milioni al Teatro Massimo, 1 milione al Teatro Biondo e 400 mila euro all’Area Culture per iniziative culturali. La direttiva fa riserva di eventuali modifiche in considerazione dell’esigenza dell’Amministrazione comunale e dei risultati di esercizio 2021 e di relazioni periodiche 2022 delle due istituzioni culturali”.
La crisi è esplosa dopo la mancata erogazione dei finanziamenti del 2021 e del 2022 alla Fondazione Teatro Massimo e all’Associazione Teatro Biondo. La direttiva però non è immediatamente risolutiva: prima dovrà passare dal via libera del Consiglio comunale al Bilancio di previsione 2021, che a sua volta dipende dall’accordo con lo Stato sul piano di riequilibrio. Soltanto il Teatro Massimo riceverà subito la prima tranche di mezzo milione, senza aspettare il bilancio di previsione: “Il sindaco – ha confermato piazza Pretoria – ha disposto che, senza attendere l’approvazione del bilancio, si utilizzino in favore del Teatro Massimo le somme già incassate per imposta di soggiorno al 15 gennaio, pari a oltre 500 mila euro, e sin da ora disponibili, nonché le restanti somme che verranno a scadenza il 15 aprile e trimestri successivi. Si provvede così all’utilizzo delle ulteriori risorse relative all’imposta di soggiorno per i restanti tre trimestri del 2022 per implementare il sostegno al Teatro Massimo su tali entrate sino a un 1 milione di euro e per provvedere anche alle iniziative culturali del Comune”.
“Ancora una volta – ha detto Orlando – l’Amministrazione comunale dimostra il suo grande impegno a salvaguardia della cultura nella città di Palermo e a tutela di due istituzioni riconosciute a livello internazionale come il Teatro Massimo e il Teatro Biondo, punto di riferimento della vita culturale e dell’attrattività della nostra città”.
I sindacati, nel frattempo, sono già sul piede di guerra. La Cgil ha annunciato l’avvio di “una grande mobilitazione” a sostegno dei teatri e delle istituzioni culturali della Sicilia “su cui grava – si legge in una nota – un perenne stato di incertezza. A destare ulteriore allarme, nei giorni scorsi, la notizia della mancata erogazione dei finanziamenti del 2021 e 2022 destinati alla Fondazione Teatro Massimo e all’Associazione Teatro Biondo”.
“Così si mettono in ginocchio – hanno attaccato il segretario generale della Cgil Sicilia Alfio Mannino e il responsabile nel sindacato del Dipartimento Cultura Maurizio Rosso – due importanti istituzioni culturali, che annunciano già tagli alla produzione, la Turandot (da parte della Fondazione Teatro Massimo) e all’occupazione. L’incertezza dei finanziamenti, che siano comunali, regionali o nazionali, è un problema di vecchia data e riguarda tutti i teatri della Sicilia. Nei prossimi giorni si terranno a Palermo le assemblee dei lavoratori dei due teatri e il 2 aprile ci sarà una manifestazione in piazza Verdi di tutti gli artisti delle maestranze e dei lavoratori del settore per chiedere l’erogazione dei finanziamenti già previsti e impegni certi per il futuro, che mettano i due teatri in condizione di programmare un’offerta culturale degna di una città metropolitana”. Che per la Cgil significa, in parole povere, “raddoppio degli spettacoli e occupazione stabile”.
Per Mannino e Rosso “i teatri hanno bisogno di un investimento in tecnologia, che potrebbe avvenire anche col Pnrr, dal momento che la misura 1 prevede per questo scopo 40 miliardi”. I due esponenti della Cgil hanno detto “basta allo stato di disarmante precarietà in cui vivono i teatri per l’incertezza dei finanziamenti pubblici. Cultura, bellezza, saperi del territorio sono elementi che vanno preservati e valorizzati per lo sviluppo economico, sociale, artistico e civile della nostra terra”.
Anche i rappresentanti della Rete Latitudini hanno espresso “forte preoccupazione per la condizione di crisi in cui versa l’intero comparto”. I rappresentanti dello spettacolo dal vivo hanno auspicato “la presa di coscienza da parte delle istituzioni politiche del necessario superamento, nella nostra regione, della ingiustificabile distinzione tra pubblico e privato”, un processo che “garantirebbe una più equa distribuzione delle risorse”.
All’appello dei lavoratori del settore si è unito anche il Pd alleato di Orlando, in particolare per bocca della consigliera comunale Milena Gentile: “Occorre escludere i teatri e le istituzioni culturali – ha detto – dalle manovre di riequilibrio del bilancio comunale. Così come è stato fatto per gli asili nido, altrettanto importante è che si escludano dai tagli previsti per risanare i conti degli Enti locali anche le istituzioni culturali e teatrali. Non è da Paese civile che la cultura venga messa in ginocchio dalla contabilità. Il Governo nazionale agisca di conseguenza e consenta al Comune di raggiungere un accordo che salvaguardi il diritto costituzionale alla cultura anche dei palermitani”.
“Istituzioni come il Teatro Massimo – ha aggiunto – sono industrie in cui lavorano centinaia di artisti, musicisti, maestranze e amministrativi, con l’aggravante che mettere a rischio i teatri significa assestare un colpo basso al rilancio turistico di una città che ha fatto della cultura una cifra identitaria e che oggi più che mai ha l’obbligo morale di ritrovare nell’offerta culturale uno dei suoi motori di sviluppo, a maggior ragione dopo la crisi pandemica che ha stremato tutto il comparto”.
“Il pericolo che si corre – ha concluso Gentile – è che senza lo slancio delle grandi istituzioni teatrali e culturali in genere si spenga anche quel tessuto creativo e diffuso nei quartieri che, se non supportato, rischia la desertificazione”.