Chi aderisce a Cosa nostra è “sintomatico di un’inadeguatezza alle funzioni genitoriali”. A stabilirlo è stata una sentenza del tribunale per i minorenni, come riporta l’edizione odierna di Repubblica Palermo.
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Il collegio presieduto da Mariarosaria Gerbino ha dichiarato infatti “decaduta la responsabilità genitoriale di un uomo arrestato dalla Dda di Palermo” in quanto è “stato riconosciuto colpevole di avere diretto e organizzato l’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti operante nel mandamento di Porta Nuova”. Per il tribunale, quindi, “dette condotte, giudizialmente accertate, appaiono sintomatiche di un’inadeguatezza alle funzioni genitoriali”.
Varchi (FdI): “Sentenza storica, mafia incompatibile con la genitorialità”
“La sentenza del Tribunale per i Minorenni di Palermo afferma con chiarezza un principio che dovrebbe essere ovvio, ma che troppo a lungo è stato ignorato: la mafia è incompatibile con la genitorialità. È una decisione di straordinaria importanza, che conferma la visione lungimirante della Procura per i Minorenni guidata da Claudia Caramanna e rappresenta una pietra miliare nella tutela dei bambini e nella lotta alla trasmissione intergenerazionale della cultura mafiosa”.
Così Carolina Varchi, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Giustizia alla Camera, in una nota. “Crescere in un ambiente dominato da logiche criminali compromette in maniera profonda lo sviluppo affettivo, educativo e sociale dei minori. L’imprinting ricevuto nei primi anni di vita incide in modo determinante sulla formazione degli adulti di domani: per questo è fondamentale intervenire per tempo, proteggendo i più piccoli da contesti inquinati dalla violenza e dal controllo mafioso”.
“Questa sentenza rappresenta un passo decisivo per spezzare il legame tra criminalità organizzata e famiglia, restituendo ai bambini il diritto a un futuro libero, dignitoso e sottratto all’ombra della sopraffazione mafiosa. La giustizia oggi ha tracciato una linea netta: dalla parte dei minori, contro ogni forma di condizionamento criminale”, ha concluso la Varchi.

