Gli incidenti avevano tutti lo stesso copione, le vittime hanno denunciato di essere state investite mentre percorrevano vie cittadine in sella a biciclette
Scoperti a Palermo dalla polizia nuovi casi di falsi incidenti. Un nuovo filone della cosiddetta truffa alle assicurazioni degli spaccaossa a Palermo.
Mentre sono ancora in corso processi con condanne in primo e secondo grado, gli agenti del commissariato Brancaccio hanno fermato otto persone e notificato 23 avvisi di garanzia.
Gli otto fermati sono accusati, a vario titolo, di fare parte di una presunta associazione criminale che, tra il 2017 e il 2020, si sarebbe resa responsabile di una serie di truffe a numerose compagnie di assicurazione relative a falsi incidenti stradali, tutti con feriti e fratture ai danni di decine di vittime, procurate con metodi violenti. Gli incidenti avevano tutti lo stesso copione, le vittime hanno denunciato di essere state investite mentre percorrevano vie cittadine in sella a biciclette.
Giro d’affari per milioni di euro
Il “giro d’affari” economico che sarebbe stato gestito dall’ organizzazione è stato superiore ad alcuni milioni di euro che le compagnie assicurative hanno corrisposto, a titolo di risarcimento, per le gravi lesioni patite dai denuncianti. Le indagini hanno consentito di bloccare la liquidazione di alcuni indennizzi di falsi incidenti richiesti alle compagnie per centinaia di migliaia di euro. L’operazione della polizia di Stato è stata eseguita a Palermo e nelle province di Novara, Torino, Vercelli, Milano e Varese.
Soltanto per le pratiche risarcitorie individuate per i falsi sinistri stradali, che rappresentano una esigua parte dei numerosi sinistri organizzati e “gestiti” dall’associazione criminale (i cui capi sono i pregiudicati MACCARRONE Vincenzo, ZIZZA Giuseppe e CORRAO Matteo), il volume d’affari è stato molto rilevante, quasi due milioni di euro, in quanto sono stati liquidati dalle compagnie indennizzi pari a €704.068, riuscendo a bloccarne altri, nel frattempo richiesti, per un importo totale di €1.025.000.
Grazie all’attività d’indagine espletata dai poliziotti del Commissariato di P.S. “Brancaccio”, è stato altresì possibile bloccare la liquidazione di alcuni indennizzi riguardanti altri incidenti stradali che si assumono falsi, i cui importi richiesti alle compagnie risultavano superiori ad alcune centinaia di migliaia di euro.
Le indagini
È stato possibile comprendere attraverso i falsi sinistri stradali individuati e quelli fortemente sospettati di essere falsi, oggetto di indagine, che il “giro d’affari” economico gestito dal gruppo criminale è stato superiore ad alcuni milioni di euro che le compagnie assicurative hanno corrisposto, a titolo di risarcimento, per le gravi lesioni patite dai denuncianti.
Inoltre, uno degli indagati (G.F.) avrebbe occultato i proventi illeciti, concorrendo alla intestazione fittizia di beni mobili ad un familiare (G.F.), anch’egli indagato, che in realtà di fatto erano di proprietà di uno dei capi dell’organizzazione criminale.
Le indagini hanno riguardato diversi sinistri stradali, denunciati a Palermo, in Piemonte e in Lombardia, da palermitani recatisi in quei luoghi, ufficialmente “per cercare lavoro” oppure “in vacanza” (G.P., G.B., L.C., L.P., S.C., A.M. F.G., M.S., R.S., G.A., E.P., A.G., P.H., F.L. V.A.).
Le indagini venivano avviate dal Commissariato di P.S. “BRANCACCIO” nell’ Aprile del 2020, quando presso l’Ufficio Postale “Acqua dei Corsari” di Palermo, sito in via Galletti, veniva indagato in stato di libertà, per i reati di cui agli artt.477 e 482 c.p., un soggetto (S.P.) trovato in possesso di una carta d’identità palesemente contraffatta appena utilizzata nel tentativo di aprire un conto corrente. In quel contesto si scopriva che altra analoga operazione di apertura di un conto corrente veniva portata a compimento da un altro degli indagati, che aveva però presentato un documento autentico.
Da quel momento le investigazioni sono proseguite con acquisizioni di documentazioni varie, ma soprattutto con attività tecniche d’intercettazione.
Sono state acquisite anche le dichiarazioni confessorie rese da due c.d. “vittime” di incidenti stradali, le quali hanno raccontato dell’organizzazione dei rispettivi falsi incidenti, delle fratture subite e degli importi liquidati dalle compagnie assicuratrici, che sono stati acquisiti quasi interamente dai promotori del sodalizio criminale.
I prestanome dei conto correnti milionari
Tra gli indagati figurano tre soggetti (G.M., R.N. e A.Z.) che avrebbero assunto il ruolo di prestanome per l’apertura di conti correnti, gestiti di fatto dai capi dell’organizzazione, sui quali sono confluiti cospicui indennizzi concessi alle “vittime” ma rimasti nell’esclusiva disponibilità dell’associazione criminale. Al riguardo sono stati effettuati vari servizi di osservazione e pedinamento che hanno consentito di cogliere gli attimi in cui i riciclatori o alle volte le stesse “vittime” prelevavano il denaro e lo consegnavano nelle mani dei capi.
Affari sporchi anche in nord Italia
Il sodalizio si sarebbe avvalso dell’aiuto di alcuni pregiudicati presenti nel nord Italia (M.V., D.M., C.S., L.P., S.S., D.M.) i quali hanno fornito appoggio logistico e hanno partecipato ad alcuni dei falsi sinistri denunciati.
Durante le indagini e specialmente durante l’attività d’intercettazione dei telefoni è stato rilevato che i tre capi dell’associazione criminale godevano di un tenore di vita estremamente dispendioso, dimostrando di avere notevoli disponibilità finanziarie.
Sono stati così effettuati gli accertamenti patrimoniali individuando beni mobili e immobili, ritenuti di provenienza illecita, di cui gli indagati hanno avuto la disponibilità, disponendone la destinazione ad altri soggetti, mediante interposizione fittizia nella titolarità, che sono risultati essere alcuni familiari ma anche soggetti estranei ai loro nuclei.
I patrimoni riconducibili agli indagati sono risultati, in valore, sproporzionati ai redditi dichiarati e alle attività lavorative svolte, ritenendo, sulla scorta degli elementi indiziari raccolti, che siano stati acquistati con i proventi o con il reimpiego del denaro frutto dello loro illecite attività.
Tra gli indagati ci sono percettori di reddito di cittadinanza
Inoltre, n.15 soggetti tra i 31 indagati sono stati segnalati al competente Giudice in quanto percettori, direttamente o attraverso i loro familiari, del sussidio statale meglio noto come “REDDITO DI CITTADINANZA”, al fine di valutare la sospensione immediata di tale beneficio.
I nomi degli indagati
Al termine delle attività i soggetti sottoposti a fermo sono stati condotti presso le strutture carcerarie più vicine, e all’esito delle successive convalide i vari Gip hanno assunto i seguenti provvedimenti: per gli indagati MACCARRONE Vincenzo e ZIZZA Giuseppe è stata disposta la misura della custodia cautelare in carcere, per l’indagato CORRAO Matteo la misura cautelare degli arresti domiciliari, per gli indagati G.B. e S.C. la misura cautelare dell’obbligo della presentazione all p.g., mentre gli altri tre indagati sono stati rimessi in libertà.