Francesco Pantaleone è un gallerista di arte contemporanea, di Palermo, che ha nel suo Dna ha sacralità dei Quattro Canti, e che è balzato negli ultimi giorni agli onori della cronaca per essere entrato in polemica con il Re delle polemiche, televisive e artistiche, cioè Vittorio Sgarbi.
Il concetto dello scontro era quello di non disturbare la sacralità e su una possibile “contaminazione” provocata, secondo Sgarbi, dalla mostra temporanea al parco archeologico di Segesta. Cosa che al celebre critico d’arte non è piaciuta affatto. Pantaleone, attraverso il Quotidiano di Sicilia, risponde in un’intervista di Giovanni Pizzo.
Allora, capiamo meglio questa polemica sulla sacralità…
Gli Dei dormono sopra quel luogo, ma quel luogo è vivo, ha tanti visitatori alla ricerca della bellezza. In questo luogo hanno trovato posto tre installazioni di artisti, secondo me molto belle…
Ecco la prima polemica: Sgarbi le definisce brutte…
E’ un giudizio estetico e personale, per carità, ognuno…
Lui è contrario alla contaminazione, ognuno stia a casa sua
E’ un controsenso. Sgarbi non ha nessun ruolo in Sicilia in questo momento ma sta contaminando un dialogo tra fondazioni e istituti che erano già stati coinvolti nella questione.
Un articolo sostiene che Samonà sia un’ottima persona ma troppo aristocratico, e quindi non si è occupato a fondo della vicenda…
Samonà non è contrario alla contaminazione. Sì, è aristocratico, ma ha visto il progetto e lo conosceva bene, esprimendo parole di consenso. Tutti i luoghi sacri hanno convissuto con l’arte contemporanea, persino il Louvre. Tra l’altro non interferiscono in nulla. A novembre le opere verranno smontate lasciando tutto in equilibrio. In questo periodo, si sono attivate altre dinamiche ed è giusto che la gente pensi, che dia la propria opinione. Penso sia pericoloso censurare delle iniziative del genere.
Tu sei un gallerista, vivi a Palermo, che a mio parere è una delle città più contaminate nella storia, da secoli. Stili, generi, etnie, forse è un modello unico in Europa. Dobbiamo arrenderci allora a tanta contaminazione?
Le contaminazioni culturali sono giuste, abbiamo accolto tutti, prendendo a volte il meglio a volte il peggio. Siamo quello che siamo per questo. Palermo è anche uno straordinario luogo di passaggio, orizzontale, e questo porta energia nuova. Le contaminazioni sono questo: portare energia nuova. Se oggi impediamo o discutiamo di mettere un’opera di arte contemporanea in un luogo, domani cosa impediremo? Quale sarà il prossimo divieto?
Sei candidato al consiglio comunale di Palermo, in vista delle prossime elezioni. Cosa c’è sotto la tua candidatura?
Voglio restituire in parte a questa città quello che mi ha dato in questi 50 anni. Me ne sono accorto quando non ero qui. Quello che sono lo devo alla mia energia mediterranea, e quindi Palermo. Ho lavorato molto all’estero, a Roma, New York, Londra, ho viaggiato davvero tanto ma Palermo mi è sempre rimasto dentro.
Palermo è una città contemporanea? Sembra a volte staccata da questa realtà. Perchè le altre città evolvono, diventano più attrattive, e Palermo no? Cosa serve per essere attraente?
Palermo è già attrattiva, in molti se ne vanno, è vero, ma per cercare lavoro. In molti stanno anche arrivando, a Palermo, questo dobbiamo sottolinearlo. Cibo, clima buono, i monumenti, la civiltà araba e greca insieme. Non voglio cadere nel banale ma è così. Dovrebbe essere più vivibile, con più servizi, con meno traffico, come diceva Johnny Stecchino. Ci dobbiamo mettere anche del nostro, con dei comportamenti più corretti e virtuosi. La politica parte dalla nostra quotidianità, per questo mi sono sentito coinvolto. Poi ci sono gli esperti per risolvere i problemi, certo, ma bisogna agire e collaborare insieme.
L’offerta culturale palermitana è sufficiente o ci vuole qualcosa di più?
Orlando si è caratterizzato come uno che aveva aperto la città ad un modello di cultura. Adesso questo deve diventare sistema, e non straordinarietà come successo fino ad ora, in mezzo a tutte queste difficoltà dobbiamo dare una continuità, per l’arte, per la musica, per il teatro.

