Il Papa nel mondo perché capo di Stato - QdS

Il Papa nel mondo perché capo di Stato

Carlo Alberto Tregua

Il Papa nel mondo perché capo di Stato

venerdì 13 Settembre 2024

Non solo per i cristiani

L’informazione radiotelevisiva, sui quotidiani e nei media sociali fa ampi reportage sulla visita del Papa in Asia e Oceania in Paesi mai visitati e cioè Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore, ove i cristiani non sono molti e, tra questi, i cattolici sono pochissimi.
Dal che la domanda: perché Bergoglio se ne va a 88 anni in quelle parti distanti decine di migliaia di chilometri ove il suo “gregge” è numericamente molto modesto?
Non sappiamo, ovviamente, le segrete cose del Vaticano, però possiamo fare qualche elementare deduzione dal fatto sopraesposto.

Il Papa va in giro per il mondo in quanto è un capo di Stato, seppure di un minuscolo Stato, che ha una superficie di 0,44 chilometri quadrati e circa 765 abitanti-residenti. Però nello stesso tempo è lo Stato più ricco del mondo perché tutte le proprietà disseminate nei cinque continenti hanno un unico proprietario: il Vaticano.
Per completezza di informazione dobbiamo aggiungere ciò che abbiamo scritto più volte e cioè che il Papa, per la costituzione varata il 7 giugno del 2023, è il monarca in quanto capo del potere esecutivo, di quello legislativo e giudiziario.

Teoricamente potremmo dire che il Papa è un capo assoluto perché, seppur eletto per la prima volta dai cardinali in conclave, dura in carica fino alla morte, salvo il caso di Benedetto XVI (Joseph Ratzinger), il quale per la prima volta si dimise da Papa inventando una nuova denominazione: “Papa emerito”.

Ritorniamo alla domanda iniziale e cioè perché questo Capo assoluto va in giro per il mondo visitando luoghi ove appunto i cattolici sono pochi? Seconda deduzione è che Bergoglio, essendo un gesuita, è un politico finissimo, con una perspicacia straordinaria ed una capacità di comunicare al colto e all’inclita che non ha eguali. Con un’apparente bonomia ha, di fatto, “conquistato” il mondo e nessuno osa mancargli di rispetto.
Tutto ciò anche perché i suoi sermoni, ovviamente preparati da un’equipe di persone colte, non fanno solo riferimento ai Vangeli, piuttosto ai canoni etici che non sono vincolati agli stessi, ma che si deducono dalle Sacre Scritture.

Bergoglio è uno dei pochi Papi che quando si riferisce al Padre Eterno non usa mai una denominazione riservata, anzi usa dire che esso è il Dio di tutta l’umanità. Ma siccome l’umanità è composta da persone credenti e da atei, evidentemente Bergoglio afferma il principio che il Creatore ha forgiato sia gli uni che gli altri.
E poi, i credenti sono frazionati in innumerevoli religioni: tra le principali c’è quella islamica, di 1,9 miliardi di persone, poi ci sono Taoismo, Buddismo, Induismo, Confucianesimo e Cristianesimo – fra cui gli ortodossi, gli anglicani e i cattolici – che conta 2,3 miliardi di fedeli.
Ovviamente l’informazione italiana non lesina spazi radiotelevisivi, carta e siti per riportare quello che dice questo Papa ed i luoghi ove egli viene accolto da decine di migliaia di persone, credenti o meno. In conseguenza egli può fare un’opera di proselitismo a favore di tutti i sacerdoti e prelati locali.

Non ci permettiamo di toccare il tema di fondo fra credenti e atei perché non abbiamo alcuna competenza al riguardo. Gli uni e gli altri hanno il diritto di pensarla come vogliono e questo diritto viene anche riconosciuto da papa Bergoglio, il quale si chiede: “Chi sono io per giudicare gli altri?”. Un atto di apparente modestia che nasconde una verità.

Fra l’altro egli non approfitta della vasta ignoranza che sta aumentando in tutte le popolazioni nonostante la maggiore diffusione della scolarizzazione. Quell’ignoranza che è la nuova peste del mondo, ma ancora più insidiosa e pericolosa perché non solo non si vede sulla pelle delle persone, ma anzi è nascosta nei loro cervelli, tanto che esse si sentono colte e in possesso di conoscenze sol perché hanno lo “strumento”, cioé lo smartphone, tramite il quale possono attingere qualunque tipo di informazione, senza però avere la capacità di collegarle alle altre.

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