PALERMO – In Sicilia si prospetta una pioggia di commissariamenti per ben il 64% dei Comuni.
Ancora una volta, non sembra si riesca ad approvare i Bilanci locali entro i termini. A maggio, infatti, 247 amministrazioni comunali si ritrovano ancora senza Preventivo. Questo è il quadro impietoso che viene fuori dai dati resi noti dall’assessorato regionale delle Autonomie locali.
Gli uffici palermitani hanno invitato, infatti, Comuni, Liberi Consorzi e Città Metropolitane della Sicilia che risultino inadempienti ad approvare i propri Bilanci di previsione 2024-2026, (nel caso in cui, al contrario, il via libera sia invece già arrivato, l’invito è a verificare l’esito della procedura di trasmissione dei documenti).
Tra i capoluoghi di provincia che mancano all’appello Catania, Siracusa, Trapani, Caltanissetta e Agrigento. Sono invece riusciti in quella che, ormai, sembra essere un’impresa, Palermo, Messina, il cui bilancio è stato approvato il 20 febbraio scorso, Ragusa, il 21 dicembre, seguita da Enna il 28 dicembre.
Nel dettaglio, in base ai dati aggiornati al 6 maggio, il documento di programmazione finanziaria risulta approvato da 144 amministrazioni su 391, cioè il 36 per cento del totale. Solo in 12 hanno approvato anche il Rendiconto di gestione per il 2023, cioè il 3 per cento dei Comuni dell’Isola, lasciando quindi scoperti addirittura 379 Enti. Il Rendiconto rappresenta l’altra voce del conto economico di un Ente, che è infatti composto da due parti, quello di previsione, e il consuntivo.
Il Bilancio di previsione, o Bilancio preventivo, è lo strumento attraverso cui l’Ente programma le attività e i servizi da offrire ai cittadini nel triennio, la sua approvazione è quindi condizione essenziale al fine di poterne autorizzare le spese.
Queste spese vengono messe in relazione alle entrate che il Comune prevede di avere, per mantenere l’equilibrio di bilancio. In pratica, la differenza tra entrate e uscite deve avere un saldo positivo e tutte le spese devono essere finanziate dalle entrate, sono ammesse a debito solo quelle spese previste per investimenti, per esempio per costruire nuove infrastrutture.
Il Bilancio consuntivo è, invece, quel documento che permette di avere un quadro generale sull’esercizio concluso, quindi in riferimento al 2023. È utile per comprendere in che direzione si sono concentrate le spese nell’anno passato e quali sono le principali fonti di entrata che hanno finanziato l’erogazione dei servizi.
Entrambi i documenti, sia consuntivi che di previsione, sono indispensabili per regolare l’attività economica e finanziaria del Comune e permettono di pianificare tutti gli interventi pubblici che esso intende fare.
Per poter procedere in questo senso, ogni anno gli Enti locali devono inviare i propri bilanci alla Ragioneria generale dello Stato, che mette tutti i dati a disposizione nella Banca dati amministrazioni pubbliche (Bdap).
Per il Bilancio consuntivo l’ordinamento degli Enti locali prevede che l’approvazione da parte dei Comuni avvenga entro il 30 aprile dell’anno successivo a quello di riferimento, termine quindi già ampiamente sforato.
Ai fini di una corretta redazione dei Bilanci, gli Enti locali devono sempre attenersi al rispetto delle regole contabili definite dal Decreto legislativo 118/2021. Si tratta, in sostanza, di linee guida che riguardano numerosi aspetti, a partire dall’attendibilità delle informazioni inserite. È assolutamente necessario rispettarle per garantire dei documenti che siano attendibili e confrontabili tra gli Enti. Ciò premesso, viene però lasciata una certa discrezione sulle voci di spesa e entrata.
La mancata approvazione di queste previsioni di spesa non è cosa nuova per le amministrazioni locali siciliane e perpetua una situazione di grande difficoltà, perché analizzare e confrontare questi dati serve a comprendere su cosa punta l’amministrazione per migliorare la qualità della vita e i servizi del proprio territorio.
L’Ente comunale è incaricato innanzitutto di offrire alla cittadinanza servizi di prossimità e i dati del bilancio dimostrano proprio come vengono impiegate le risorse pubbliche.
Approvare i Bilanci, quindi, è importante anche nel rispetto del principio della trasparenza amministrativa, oltre che dell’efficienza, per poter così comprendere in quali ambiti e per quali prestazioni vengono allocate le risorse pubbliche.
Una corretta politica delle entrate e delle spese migliora insomma la possibilità di raggiungere gli obiettivi che l’Amministrazione propone per il benessere dei propri cittadini.
La mancata approvazione dei bilanci entro i termini stabiliti per legge non è purtroppo una novità per le Amministrazioni comunali siciliane.
Ci troviamo di fronte a un problema cronico che riguarda moltissimi comuni dell’Isola. Questa situazione limita fortemente, come è ovvio, l’efficienza delle amministrazioni. Una voce molto importante delle entrate del bilancio comunale, infatti, è quella costituita dai finanziamenti che provengono dalla Regione. Proprio questi trasferimenti così rilevanti, però, sono spesso incerti.
Conseguenza diretta è che se i Comuni non sanno quanto potranno ricevere a monte e, ancor peggio, se riceveranno i suddetti finanziamenti, non possono scrivere gli importi esatti nei Bilanci, non riuscendo dunque a chiuderli. Ciò determina anche la mancata programmazione delle attività, a tutto danno della cittadinanza.
Altro problema che causa il ritardo nell’approvazione dei documenti finanziari da parte dei Comuni coinvolge anche i finanziamenti statali, fortemente diminuiti nel corso degli ultimi anni.
Altra causa delle criticità per le entrate e quindi di stesura dei bilanci, è legata alle note difficoltà delle Amministrazioni locali, soprattutto del Mezzogiorno, di riscuotere i tributi dovuti dai cittadini. È una storia che si ripete puntuale ogni volta e che determina una sorta di “paralisi” del bilancio.
In poche parole, se, per esempio, l’Ente prevede di incassare 100 dai tributi ma riesce effettivamente a introitare la metà, in sede di bilancio di previsione dovrà accantonare i 50 non incassati. I Comuni ricevono così un doppio danno: mancanza di liquidità e accantonamento somme. Ed è anche la ragione per cui poi, i tributi locali aumentano, basti pensare alla Tari.
Insomma, troppi i problemi strutturali nell’Isola, che richiederebbero un intervento generale di riforma assicurare una maggiore tenuta economico-finanziaria dei Comuni.
Dopo la proroga dei termini per rispettare gli obblighi di legge fissati per l’approvazione dei Bilanci, l’assessorato regionale delle Autonomie locali ha fatto sapere che la procedura di nomina dei commissari è già in fase molto avanzata e l’intervento sostitutivo da parte della Regione è imminente.
Questo significa che ben 247 Comuni siciliani rischiano il commissariamento a causa della mancata approvazione dei documenti economico-finanziari.
Questi casi, infatti, comportano l’attivazione di una procedura che serve a garantire, anche se in ritardo, l’adozione di tali strumenti, indispensabile per assicurare i servizi dovuti alla cittadinanza.
I commissari a ciò preposti, in qualità di funzionari dell’Ufficio ispettivo del Dipartimento delle Autonomie locali, una volta insediati, dovranno verificare la permanenza dello stato di inadempienza delle singole Amministrazioni comunali e, in questo caso, attivare i loro poteri sostitutivi affinchè si possa procedere all’approvazione, come richiesto dalla legge.
L’art. 1 del Decreto legge 2002 n.13, infatti, poi confermato nel Decreto legge del 2004 n. 314, stabilisce che spetterà al commissario, quando il Consiglio non abbia approvato nei termini di legge lo schema di bilancio, predisporlo.
Il documento verrà poi sottoposto al Consiglio, che avrà a disposizione 20 giorni per approvarlo, decorsi inutilmente i quali il prefetto procederà allo scioglimento del Consiglio stesso. Questa stessa procedura è prevista anche nelle ipotesi di mancata approvazione del Rendiconto di gestione.
La situazione si aggrava ancora di più se si tiene conto della possibilità concreta che neanche i commissari riescano ad approvare i bilanci, a causa delle note difficoltà prima descritte.
Esiste il rischio che i funzionari si rendano di conto dell’impossibilità materiale di approvare i documenti in questione per una situazione di difficoltà reale e contingente che potrebbe portare anche al dissesto finanziario del Comune in questione.