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Parchi tematici, Sicilia pronta a riaprire dopo due anni di buio

Parchi tematici in Sicilia, si riparte. Dopo un anno di chiusura forzata riaprono anche le strutture ricreative sparse per la regione. In maggioranza parchi acquatici che prima della pandemia erano la meta preferita di oltre 400 mila utenti l’anno.

Un’attività stagionale lunga anche sei mesi è stata azzerata dal Covid-19, così come è stato azzerato il fatturato e il lavoro di migliaia di lavoratori stagionali. Ripartire non sarà facile, pochi amministratori dei parchi hanno “digerito” le conclusioni a cui è giunto il Cts bocciando la riapertura prima di giugno. Le aziende sono in perdita, ma tutte sono in grado di garantire sicurezza e salubrità all’interno delle strutture.

In Sicilia contiamo centinaia di parchi tematici sparsi sul territorio, i più famosi e ricercati sono quelli acquatici, come Etnaland a Belpasso (Ct) o Aretusa Park a Melilli (Sr).

“Abbiamo ricevuto nelle scorse settimane la conferma della riapertura al 15 giugno. Sarebbe stato meglio saperlo prima considerata la necessità di organizzare la stagione – spiega l’amministratrice dell’Aretusa Park Manuela Gennaro -, ma restiamo soddisfatti per la possibilità data ai nostri dipendenti di tornare finalmente a lavoro. Siamo soddisfatti anche dalla scelta di aprire a giugno e non luglio, tuttavia ripartiamo da una situazione economica più complicata perché in questo lungo periodo siamo stati dimenticati dalla politica nazionale.

Solo un mese fa abbiamo percepito un ristoro grazie all’eliminazione dei codici Ateco. A livello regionale, il bando fatto a dicembre ha visto l’intervento del Tar e del garante per alcuni vizi di forma che hanno bloccato 5 milioni di euro. La Regione ha risposto comunicando l’emissione di un ulteriore bando dove si farà rimedio, anche se il bando della Regione Sicilia è identico a quello emesso dal Friuli Venezia e accettato senza riserve. Le aziende siciliane che rischiano così di perdere il contributo sono in totale 223. Lo scorso anno abbiamo deciso di non aprire – spiega Gennaro – per una questione di tempistiche, ci servono due mesi per prepararci, non saremmo potuti ripartire avendo avuto comunicato a luglio di poter riaprire a luglio stesso”.

Vaccini e protocolli renderanno i parchi più sicuri?

“A prescindere dai vaccini, che stanno andando avanti finalmente velocemente, voglio ricordare che il cloro uccide il virus in 30 secondi e abbassa quasi del tutto la possibilità di contagio. Un parco acquatico è sicuro e spero questo si comprenda. A differenza delle piscine private noi abbiamo spazi ampi, di 50 mila metri quadrati. Gli ingressi infine saranno contingentati, la capienza al 70 per cento”.

Francesco Russello fa parte del direttivo dei Parchi Tematici italiani ed è il fondatore e direttore di Etnaland. La sua posizione è chiara rispetto il difficilissimo periodo vissuto dal settore.

“Il Cts ci ha messo da parte, ci ha considerato come fossimo un pericolo nonostante il presidente del Consiglio Mario Draghi si sia espresso favorevolmente sulla ripartenza delle attività all’aperto. Ci hanno fatto notare che i bambini nei parchi urlano, ma lo fanno anche nelle scuole, è chiaro che alcuni paragoni non reggono.

Ricerche europee spiegano come l’acqua di piscina uccida il virus, ma non sono stati considerate ed inoltre, mentre in Europa stanno riaprendo seguendo il consiglio dato dall’Oms, di attenzionare la salute pubblica non solo contro il Covid-19, ma puntando sul recupero degli aspetti psicologici dati dalla privazione dello svago, noi continuiamo ad ignorare questo elemento”.

Etnaland conta 400 mila presenze l’anno, lo scorso anno è stata chiusa. La perdita economica è difficile anche da immaginare.

“Restare chiusi è stato comunque uno svantaggio – spiega Russello – dovevamo continuare ad investire in opere iniziate ad ottobre 2019 e oltre a questo abbiamo dovuto sostenere le spese di manutenzione del parco. A livello governativo, 40 mila famiglie sono state abbandonate dal Ministro della Cultura Dario Franceschini e sostenute in parte dalla ex Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, unica ad aver pensato un sostegno per i lavoratori del comparto.

Dallo Stato non abbiamo ricevuto nulla, circa 4 mila euro a fronte di un fatturato di 10 milioni di euro. Con il debito pubblico italiano non si può sperare in aiuti sostanziosi, ma di fronte a perdite di fatturato ingenti si potrebbe almeno offrire l’accesso a finanziamenti a lunga scadenza e a tassi bassi, come accade in Spagna.

Nel nostro paese ci sono tassi del 6 o 8 per cento, in Spagna praticamente a zero. Seguire l’orientamento spagnolo vuol dire aiutare le imprese a ristrutturare il debito. Quest’anno riapriremo tardi – conclude Francesco Russello – abbiamo scelto luglio e dobbiamo decidere se farlo ad inizio del mese o a metà mese. Per quella data il 40-50% della popolazione sarà già vaccinata e sentiamo di poter offrire uno svago sicuro, sereno e la possibilità di tornare a vivere la vita come era prima del Covid-19. Il fatturato ci interessa fino ad un certo punto, il nostro scopo principale è dare lavoro ai nostri impiegati fermi da troppi mesi e potere tornare a regalare sorrisi ai bambini e svago alle famiglie siciliane”.

Chiara Borzì

Twitter: @ChiaraBorzi