Pesano le disparità salariali ma nel 2022, nell’isola, un’azienda su quattro e a guida femminile. Bonsignore (Movimento donne impresa): “Un progetto nelle scuole per ridurre il gap”
PALERMO – Nei giorni scorsi Confartigianato Imprese Sicilia ha diffuso un report dettagliato sul rapporto donne e lavoro, in cui si può leggere di differenze di genere per lo più a favore delle donne sul fronte istruzione – formazione (persone con almeno un diploma, laureati, passaggio all’università, uscita precoce dal sistema istruzione/formazione) ma a sfavore del “mondo” femminile sul fronte lavoro (mancata partecipazione al lavoro, bassa paga, occupati sovraistruiti, part time involontario).
Confartigianato, che ha analizzato alcuni dati Istat con riferimento ad indicatori del Bes aggiornati al 2021, pone l’attenzione sull’ambito formazione e istruzione: le donne, che in quattro indicatori su sette presentano risultati migliori degli uomini, sono ‘deboli’ sulle competenze digitali e sulla formazione Stem, la cui quota di donne con titolo si attesta all’1% (inferiore, seppur di poco, a quella registrata dai colleghi uomini per cui è pari all’1.52%).
“Evidenza, quest’ultima, da non sottovalutare e su cui è necessario volgere l’attenzione con lo scopo di migliorare i risultati oltre a recuperare il gap di genere, partendo da un adeguato orientamento delle giovani leve, poiché è proprio su digitale e tecnologie che si giocano le più accattivanti sfide del prossimo futuro”, scrivono i vertici dell’Osservatorio. Per quanto riguarda, invece, le lavoratrici indipendenti siciliane (imprenditrici, libere professioniste, lavoratrici autonome), nel 2022 risultano essere 86mila, in aumento di mille unità rispetto al 2019, anno pre crisi Covid. Altri dati che si leggono sul report certificano che nel 2022, in Sicilia, sono 116.637 le imprese registrate gestite da donne, cioè circa un quarto rispetto a tutte le aziende operanti sul nostro territorio.
A livello territoriale si osserva un maggior peso delle imprese gestite da donne sul totale in provincia di Enna (27,5%), Trapani (26,0%) e Siracusa (25,7%). Mentre, per l’artigianato, l’incidenza delle imprese femminili sul totale è più elevata nei territori di Siracusa (18,0%), Messina (17,9%) ed Enna (16,3%). L’artigianato capitanato da donne rappresenta quote maggiori dell’imprenditoria femminile nelle realtà di Messina (13,1%), Enna (11,4%) e Siracusa (10,7%).
Per avere un quadro generale, abbiamo contattato Maria Grazia Bonsignore, presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato Sicilia: “Per eliminare l’ulteriore disparità di genere, stiamo lavorando ad un progetto per le scuole. Riteniamo importante parlare con i giovani, ancora da formare, per inculcare loro la cultura dell’indipendenza, al fine di affacciarsi al mondo del lavoro ed acquistare fette di libertà personale”.
“Il messaggio ulteriore che vogliamo diffondere tra gli studenti – prosegue – è quello di non sottovalutare la possibilità degli antichi mestieri, come una nostra associata, proprietaria di un’azienda agricola, che pratica agricoltura sociale, dando così modo a ragazzi svantaggiati di avere una possibilità di vita lavorativa. è vero, però, che esiste, in alcune realtà, il fenomeno delle ‘buste paga inferiori’ per le donne. Si tende a non concedere la parità salariale, per questo motivo collaboriamo a stretto contatto con i sindacati per tutelare le lavoratrici. In tale direzione lavoreremo per ottenere dei risultati sostanziali, come la ‘certificazione di parità’ che consente di avere contributi e sgravi per chi assume una donna”.
Bonsignore pone l’attenzione anche sulle difficoltà che riscontrano le donne imprenditrici: “Non ci sostituisce nessuno, soprattutto durante la maternità. Mentre, per le donne che hanno difficoltà familiari come genitori anziani a carico, le spese possono essere scaricate dalle tasse. Questa evidenza rappresenta una piccola vittoria, ma c’è tanto ancora da fare”.