I parlamentari devono astenersi dal fare altro - QdS

I parlamentari devono astenersi dal fare altro

I parlamentari devono astenersi dal fare altro

sabato 25 Novembre 2023

Lavorare a tempo pieno

Secondo la pubblica comunicazione di Piero Fassino, un o una parlamentare percepisce uno stipendio lordo di circa 10.500 euro, poi dimezzato da ritenute previdenziali e fiscali. Quindi si tratta di un’ottima remunerazione, bastevole affinché lavori a tempo pieno in tutte le diverse attività parlamentari, sia nell’aula generale che in quelle delle commissioni, oltre ad attività istituzionali di vario tipo.

Se un o una parlamentare facesse quanto descritto, non avrebbe un solo minuto di tempo per dedicarsi ad altro. È giusto che egli o ella riceva un compenso di tale livello? Sicuramente sì, ma ad almeno due condizioni: la prima è che possieda competenze tali da poter eseguire il mandato ricevuto dagli elettori ed elettrici; la seconda, che non svolga nessun’altra attività, essendo impegnato a tempo pieno proprio in quella di parlamentare.

Peraltro, ognuno di essi/e è tutelato/a da manovre di palazzo in base all’articolo 67 della Costituzione, per cui non ha obbligo di mandato. Egli o ella è eletto/a dal Popolo e risponde solo al Popolo.

Le attività di un/a parlamentare sono infinite e se si svolgessero tutte con diligenza e puntualità non basterebbero quaranta o cinquanta ore settimanali. Non solo quasi nessuno di essi/e utilizza tale quantità di ore, ma in più i lavori parlamentari vengono concentrati da martedì a giovedì. Dunque la settimana è accorciata. Senza contare le sessioni straordinarie, che prendono anche le domeniche e altri giorni festivi, come più volte è capitato.

Le regole delle Camere consentono diverse anomalie. La prima è che i o le parlamentari possono continuare a esercitare le attività che svolgevano prima di essere eletti/e. Chi l’insegnante universitario, chi l’avvocato o il medico, chi l’imprenditore/trice, chi l’agricoltore/trice, chi il tecnico e via enumerando. Per cui sembra del tutto pacifico che il tempo per dedicarsi all’attività per la quale è stato/a eletto/a si riduce fortemente.
Vi sono poi diverse deroghe. La prima è che il o la parlamentare può assentarsi dai lavori di palazzo in modo giustificato, per missioni o viaggi istituzionali, per cui la sua presenza è ridotta all’osso, ma il compenso resta lo stesso.

Poi vi è la scappatoia della cosiddetta assenza giustificata, in base ai regolamenti dei capi del Senato, secondo i quali i o le parlamentari possono non essere presenti a svolgere il lavoro per il quale sono stati/e eletti/e in quanto, appunto, giustificati/e.
Eclatante è l’esempio riportato sui media della cosiddetta “quasi moglie” di Berlusconi, Marta Fascina, la quale non è mai andata nell’aula parlamentare.

Vi sono altri/e che hanno assenze, leggete bene, per il novantanove per cento! Come è possibile essere deputato/a o senatore/trice e non andare nel luogo di lavoro per il novantanove per cento delle volte?
Non è tutto. Nonostante queste vistose assenze, per coloro che sono presenti e lavorano, il compenso non è comprensivo di tutti i loro incarichi. Vi sono infatti indennità per i/le vicepresidenti, per i questori, per i segretari, per presidenti e vicepresidenti di commissione, che hanno dei benefit non di poco conto, consistenti in uffici, personale addetto, auto di servizio e autisti, magari non in modo esclusivo.

Vi sono parlamentari che dichiarano redditi di milioni di euro, ovviamente non derivanti dai compensi per le loro cariche elettive, bensì dalle loro attività professionali.
La domanda che sorge è: per guadagnare tanto, debbono lavorare tanto e se lavorano tanto fuori dalle aule parlamentari, come fanno a svolgere il lavoro per il quale sono stati/e eletti/e? Ovviamente si tratta di privilegi che i regolamenti interni, assolutamente inattaccabili, prevedono.

Si deve inoltre ricordare che nelle due Camere vi è il regime di “Autodichia”, vale a dire sono i loro stessi organi che amministrano quanto si svolge all’interno e nessun altro organo esterno può intervenire, neanche la Corte Costituzionale. Questa totale separazione da qualunque altro organo dello Stato dovrebbe indurre chi governa le Camere a comportamenti saggi, equilibrati e di buonsenso, per rispetto dei/delle cittadini/e che li/le hanno eletti/e e per rispetto delle stesse istituzioni.
Valutate voi se ciò accade realmente.

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