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Parlare di morte non è come morire

Parlare di morte non è come morire

Riflessione sulla morte come parte naturale della vita

La morte: ecco un momento da tutti e da tutte vissuto in modo tragico, perché il distacco fisico da chi se ne sta andando è sempre molto doloroso. Ma anche colei o colui che si prepara alla cessazione del corpo può avvertire un momento di dolore, anche se spesso, come si usa dire, “si muore in pace”. Infatti sembra che, dal punto di vista chimico, il nostro corpo capisca che il momento in cui finisce di vivere si avvicina e si prepara, anche mentalmente.

È semplicemente sciocco e fuori dalla realtà tentare, come hanno fatto in tutti questi secoli tante persone, raffigurare tale evento con uno scheletro, spesso dotato di falce. Personificare un evento del tutto naturale è fuorviante e fuor di luogo.
Ognuno di noi nasce e forse, in quello stesso momento, è già scritta la data della fine. O forse non è così, ma è certo che le cose vanno come debbono andare e nessuno di noi ci può fare qualcosa, ovvero ognuno di noi deve fare tutto il possibile per preservare la propria salute fisica e mentale, adottando cautele, rigore, stile di vita e altri comportamenti idonei a vivere nel miglior modo possibile.

Naturalmente si può discettare finché si vuole sul momento della cessazione del corpo, chiamato morte, ma quando questo arriva probabilmente tutte le riflessioni e i ragionamenti non consentono di affrontare serenamente il passaggio. Però chi ha cultura, chi conosce (o almeno pensa di conoscere) come funzionano le cose in natura, riesce a farsi una ragione anche nel momento in cui abbandona questa vita terrena.

Ovviamente chi crede in ciò in cui pensavano i filosofi, ma anche molti religiosi, cioè che noi siamo fatti di corpo e di spirito, cambia la prospettiva, perché capisce che con la morte finisce solo l’esperienza fisica, mentre quella che viene chiamata coscienza, spirito o anima, si distacca dal corpo e va non sappiamo dove.
Gli umani sono abituati alla fisicità, per cui quando si pensa a dei luoghi, si ritiene che lo spirito vada in qualcuno di essi. Ma così non è. Tuttavia, per chi ci crede, esso continua la sua esistenza in una forma e in un modo per noi incomprensibile.

Che poi possa esistere un dialogo fra gli spiriti e i viventi, al di là di stupide credenze, noi non lo sappiamo. Possiamo solo formarci un’idea in base alle letture che facciamo, alle lezioni dei grandi maestri che ascoltiamo e alla nostra sensibilità ed elaborazione, che in definitiva ci fa credere o non credere.

Se si sfata la parte angosciosa del distacco di una persona cara, a prescindere che sia amico o parente, e si cerca di vedere tutto questo in una logica un po’ più realistica, il dolore si attenua, anche se non scompare. Ed è per questo che è bene ascoltare, leggere e studiare (anche opere prodotte in culture diverse dalla nostra) nel tentativo di “pensare con la propria testa e non con la testa degli altri”.
La materia che commentiamo oggi è ostica e non sempre piacevole, soprattutto per chi ha avuto qualche dolore in questi ultimi tempi. Però bisogna guardare avanti e soprattutto guardare con il proprio pensiero in maniera serena e realistica. Diversamente ci perderemmo in fantasticherie.

La morte, ovvero la cessazione della vita dei corpi, è tragicamente pensata da tante persone che ne trascurano la portata. Quando ci sono le guerre, come quelle nella Striscia di Gaza e in Ucraina, l’uccisione di persone, chiunque esse siano, viene considerata “un effetto collaterale” perché quello che conta per chi gestisce questi tragici eventi è il potere, dissennato ed egoista, con la conquista di ricchezze e territori, anche a costo di togliere la vita ad altri.
Le guerre sono gli eventi più tremendi che colpiscono l’umanità eppure ci sono sempre state e sempre ci saranno perché, appunto, esistono gli egoismi, sono estesi e colpiscono come iatture tante persone.
Le parole di papa Leone XIV che chiedono la pace sono ovvie e tutti ci riconosciamo in quegli appelli pontificali. Tuttavia, bisognerebbe che accanto a essi si indicassero i mezzi affinché la pace vi sia o arrivi. Su questo dovrebbe essere puntata l’attenzione delle persone di buona volontà.