Le menzogne costituiscono terreno fertile per la manipolazione dell’opinione pubblica e per spostare consensi
La guerra tra Israele ed Hamas, che con il suo andamento carsico, in questo mese di maggio, è riemersa all’attenzione del mondo con i suoi lutti e le distruzioni, non viene combattuta soltanto con le armi, ma anche con la disinformazione e le fake news. Le cronache, le immagini, spesso false o distorte, grazie alla cassa di risonanza dei media generano nell’opinione pubblica mondiali effetti più dirompenti di quelli che producono le armi.
A nulla vale che, col tempo, poi si scopra che si trattava di veri e propri, ben congegnati, falsi d’autore, giacché l’effetto emotivo è stato raggiunto e solo una sporadica minoranza di cittadini avrà poi cura di prendere atto della reale verità. In un’area geografica che appropriatamente è stata definita “il ring del mondo” per i forti contrasti ed interessi che il Medio Oriente suscita nelle superpotenze, protagoniste della geopolitica mondiale, è facile comprendere come le menzogne costituiscano terreno fertile per la manipolazione dell’opinione pubblica e per spostare consensi, oltre a risultare utilissime per alimentare la tensione tra i diretti contendenti.
In questo clima, pochi giorni fa, il Consiglio dei Diritti dell’Uomo dell’Onu ha deciso di avviare una inchiesta internazionale sulle violazioni dei diritti umani, che si dicono commesse da Israele nello scorso mese di aprile. L’accusa è di sistematica discriminazione e repressione. Eguale attenzione, però, non hanno riscontrato i 4.300 razzi lanciati contro obiettivi civili israeliani, in violazione di ogni regola di guerra. Una delle tante notizie false, che circola già dai primi mesi dell’anno, riguarda la vaccinazione contro il Covid 19; è stato detto, pretestuosamente, che la popolazione palestinese viene metodicamente esclusa dalla campagna vaccinale da Israele. Un gruppo di ben 165 Ong palestinesi hanno denunciato che Israele avrebbe articolato l’arrivo dei vaccini Sputnik donati dalla Russia ed avrebbe portato avanti, dal dicembre 2020, la propria campagna vaccinale escludendo sia palestinesi residenti nei territori israeliani che quelli che vivono nelle regioni di Gaza e Cisgiordania. Secondo queste Ong, la posizione di Israele è quella di stato occupante ed in applicazione della IV Convenzione di Ginevra dovrebbe assicurare viveri e medicinali alle popolazioni civili.
La realtà è ben diversa. In primo luogo bisogna ricordare che gli Accordi di Oslo, sottoscritti da Israele e l’Autorità nazionale palestinese (Anp), nel 1993 prevedono, nella materia, la competenza del Ministero della Salute palestinese, a cui spetta di organizzare ed attuare la campagna vaccinale. L’accordo rivolge alle parti soltanto un invito alla cooperazione in caso di pandemia. Invero, già dallo scorso mese di marzo, Israele sta attivamente cooperando per agevolare il trasferimento di vaccini ed attrezzature mediche nelle zone di destinazione palestinesi, con la conseguenza che già 60 mila dosi di vaccino Covax (Programma Vaccinale per le Nazioni della Organizzazione mondiale della sanità, per i paesi più poveri o in via di sviluppo) sono arrivati e consegnati; anche se la stessa Organizzazione mondiale della sanità, a fine aprile, registrava che nei territori della Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, un limitato numero di palestinesi vaccinati.
Ciò è dipeso dal fatto che l’Amministrazione palestinese ha fatto poca promozione e che i singoli cittadini non sembrano essere molto interessati. Israele ha pure già trasferito alla Anp 5 mila dosi da destinare alla vaccinazione del personale medico e prevede di completare direttamente 120 mila vaccinazioni, con Moderna, ai lavoratori palestinesi transfrontalieri che prestano la loro attività all’interno dello stato di Israele o negli insediamenti in Cisgiordania. Ogni possibile agevolazione è stata offerta affinché pure le 60 mila dosi di vaccino Sputnik, inviate dagli Emirati Arabi Uniti e le 10 mila provenienti dalla Russia giungessero alle popolazioni palestinesi, così come sarà agevolato il trasferimento di tutte le 100 mila dosi di Sinopharm che la Repubblica Popolare Cinese sta facendo pervenire. Nulla di più falso e ricostruito sulla menzogna, quindi della notizia che Israele stia escludendo la popolazione palestinese dall’accesso al vaccino anti Covid 19, in maniera illecita, discriminatoria e razzista.
La guerra, svoltasi in questo mese di maggio, ha fatto sì che similari fake news, avessero per il momento la stessa sorte della nota spazzatura che le massaie, poco accorte ed accurate, si dice non tolgano ma ripongano sotto il tappeto. Quindi nulla di strano che quando si saranno esaurite le notizie drammatiche e clamoroso del conflitto, questa spazzatura torni ad esser tirata fuori e posta al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica mondiale.