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Partanna, le visite degli uomini della cosca nell’ufficio comunale ai lavori pubblici: baratto di favori

Partanna, le visite degli uomini della cosca nell’ufficio comunale ai lavori pubblici: baratto di favori

La Rocca parla di come il dirigente che nel 2020 era a capo dell’ufficio Lavori pubblici ottenesse favori personali in cambio di concessioni

“L’ingegnere macina da me e non paga. Però quando avanza soldi, li vuole. Dice: ‘Non ne ho soldi per ora, non ti posso pagare. L’altro giorno mi disse: ‘Vedi che ti ho dato il miglior servizio che c’è a Partanna. Apro la pec: ci sono 30mila euro’”.

Le frasi

In queste frasi pronunciate da Santo La Rocca, 61enne ritenuto legato alla famiglia mafiosa di Partanna e per questo finito in carcere nei giorni scorsi, sono riassunti i rapporti equivoci che avrebbero contraddistinto, fino a qualche anno fa, le attività all’interno del Comune del centro del Trapanese.

La Rocca parla di come il dirigente che nel 2020 era a capo dell’ufficio Lavori pubblici ottenesse favori personali in cambio di concessioni legate alla propria posizione.

Per quanto non risulti al centro di una specifica contestazione da parte della Dda di Palermo, la vicenda è l’ennesima ombra sulla gestione degli appalti pubblici in Sicilia. Un settore che si dimostra altamente permeabile a ingerenze di diverso tipo, comprese quelle legate alle attività della criminalità organizzata.

L’attivismo di La Rocca

Nonostante sia descritto come uomo di fiducia di Nicola Pandolfo, già condannato in passato per mafia, la figura di Santo La Rocca è forse quella che più emerge nell’indagine che ha coinvolto anche Giovanni Luppino, l’uomo passato alla storia per essere stato l’autista di Matteo Messina Denaro il giorno in cui – il 16 gennaio 2023 – il boss di Castelvetrano fu arrestato dopo trent’anni di latitanza.

La Rocca è un imprenditore attivo in più settori: dalla molitura delle olive all’edilizia. Secondo però i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, l’uomo si sarebbe mostrato operativo anche nel portare avanti affari illeciti, per tornaconto personale e nell’interesse della cosca.

Tra questi ci sono i tentativi di condizionare l’asta giudiziaria per l’assegnazione di un capannone industriale e l’imposizione a un’azienda agricola dell’assunzione del figlio di un esponente del gruppo criminale.

“Dal contenuto dei dialoghi si traggono elementi circa il fatto che ogni operazione economica di rilievo nel territorio del comune di Partanna ricadesse sotto il controllo mafioso e veniva gestita secondo logiche di spartizione tra le persone più vicine all’associazione criminale”, si legge nell’ordinanza del gip Filippo Serio.


I lavori edili

Le ingerenze di La Rocca non avrebbero risparmiato il settore dei lavori pubblici. “L’attività di intercettazione – ha scritto il giudice per le indagini preliminari – ha permesso di captare il contenuto di numerose conversazioni da cui si traggono indizi circa diversi tentativi di condizionare l’aggiudicazione di appalti”.

Nelle carte dell’inchiesta sono riassunte diverse vicende. Per alcune di esse la conclusione non è stata quella che La Rocca si sarebbe atteso. È il caso di un cantiere per il rifacimento di una strada interpoderale che il 61enne contava di riuscire a far aggiudicare a un’impresa di Roma “che non conosce nessuno” e che aveva bisogno di riprendersi economicamente. Per riuscirci, La Rocca pensava di far arrivare 50mila euro nelle mani del dirigente a capo dei lavori pubblici. “Devo parlare con lui per vedere se possiamo fare qualche magheggio”, diceva La Rocca non sapendo di essere ascoltato dagli investigatori.

La persona che andava corrotta, stando alle indagini, sarebbe stato Nino Pisciotta, ingegnere oggi in pensione. Pisciotta, che non risulta indagato, in passato è stato accusato di rapporti corruttivi nell’ambito di un altro appalto, e per quella vicenda, dove non sono coinvolti soggetti ritenuti vicini alla mafia, è in corso un processo al tribunale di Sciacca.

I contatti tra La Rocca e Pisciotta sono diversi: ad agosto del 2019, i carabinieri monitorano prima l’ingresso di La Rocca nell’ufficio tecnico del Comune di Partanna e un’ora dopo un confronto, all’interno del capannone che si trova nell’area del depuratore comunale. In quell’occasione a essere presente è stato anche il mafioso Nicola Pandolfo. “Le circostanze accertate appaiono rappresentative di modalità di agire non trasparenti e fraudolenti”, afferma il gip.

A fine 2019, gli investigatori accertano che il Comune assegna, con affidamento diretto, la manutenzione straordinaria della piazza Umberto I alla Edil Service di La Rocca. Il lavoro vale poco più di 30mila euro. “Seguiva l’intercettazione di una serie di conversazioni da cui si comprendeva che Nino Pisciotta, e altri rappresentanti del Comune di Partanna, in cambio dell’affidamento dei lavori pubblici, richiedeva altro genere di favori e utilità”, è il passaggio eloquente che viene riportato nell’ordinanza.

Il rapporto con l’ex assessore

Nei brogliacci degli investigatori sono finite anche conversazioni riguardanti Nicolò La Rosa. L’uomo, all’epoca dei fatti, era assessore del Comune di Partanna. “Contattava telefonicamente La Rocca chiedendogli la cortesia di prestargli un mini-scavatore per un paio d’ore al fine di effettuare alcuni lavori privati presso una sua proprietà”, ricostruisce il gip.
Stando a quanto verificato dal Quotidiano di Sicilia, La Rosa, che in questa inchiesta non risulta indagato, figura invece tra gli imputati del processo attualmente in corso al tribunale di Sciacca e in cui, sia a lui che all’ingegnere Pisciotta, viene contestato il reato di corruzione.