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Partitocrazia-statismo abuso denaro pubblico

Le tre male bestie

Secondo Don Sturzo, nel Mezzogiorno vi sono tre male bestie: partitocrazia, statalismo e abuso di denaro pubblico (fonte: l’inesauribile Marco Vitale).
L’articolo 49 della Costituzione prevede che ‘tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale’. Sarebbe stata auspicabile una legge che disciplinasse tale forma di associazione, inserendo criteri di trasparenza, anche relativi ai finanziamenti, in modo da evitare abusi di ogni genere, quali poi si sono manifestati con estrema chiarezza nella crisi del 1992/’93.
Più volte sono stati presentati disegni di legge per arrivare a tale regolamentazione, ma sono naufragati perché i dirigenti di tutti i partiti hanno sempre preferito avere le mani libere piuttosto che essere controllati dai cittadini mediante una legge rigorosa e trasparente.
Cosicché i partiti, nati per consentire ai cittadini di esercitare la democrazia, sono diventati dominanti dei cittadini e si sono trasformati nella deleteria partitocrazia, appunto, una delle tre male bestie.

La seconda è lo strumento che la partitocrazia ha utilizzato: lo statalismo. Che significa? Significa che lo Stato si è proditoriamente inserito in tutte le attività economiche, non tanto per farle funzionare meglio, ma per averne ritorni in termini di favori diretti ed indiretti, di tangenti e di altre attività poco lecite, fra cui anche il piazzare amici e parenti nei posti chiave.
Esempio di questa forma esasperata di statalismo è stato l’Iri (Istituto per la Ricostruzione Industriale) che è entrato a gamba tesa in moltissime attività imprenditoriali, generando perdite di ogni genere.
Ora, l’intervento dello Stato nelle attività economiche è giusto se si limita al tempo strettamente necessario a rimettere in sesto quelle attività.
In effetti così non è stato perché le Partecipazioni statali sono state usate anche per i malaffari prima descritti. C’è voluto del tempo perché imprese statalizzate fossero rimesse sul mercato. Ma nei nostri giorni, lo statalismo ha preso il M5S ed anche il Pd ed è ricominciato con l’inserimento, per esempio, nell’ex Ilva di Taranto o nell’Alitalia: due disastri annunziati.
La terza mala bestia è l’abuso del denaro pubblico. Stato, regioni e comuni acquistano beni e servizi per decine e decine di miliardi. Si comprende come sia possibile che dietro questi acquisti si trovino puntualmente le tangenti, perché la carne è debole. Ma anche per un’altra concreta ragione: vale a dire la mancanza di controlli sistematici (effettivi e non cartolari) che dovrebbero mettere in evidenza l’economicità degli acquisti di tali beni e servizi, evitando sovrapprezzi sospetti.
Non passa giorno che la benemerita Guardia di Finanza, condotta da procuratori diligenti, scopra corruzione e traffici di ogni genere. Ma se non vi è un sistema di controlli, tutti digitalizzati, sui percorsi tracciati dei diversi procedimenti, le forze di GdF e procure non possono essere bastevoli a frenare l’enorme corruzione, che da più parti viene stimata fra i sessanta e gli ottanta miliardi l’anno.
Non solo la corruzione è un male in sé, ma anche disturba il mercato e la sana concorrenza fra i competitori, alcuni dei quali usano strumenti illeciti.

Di fronte a questo quadro, per altro ormai di dominio pubblico, cosa hanno fatto i vari governi? Anziché combattere la corruzione digitalizzando tutti i processi, hanno consentito un forte ritardo della sua attuazione, subendo l’indebita pressione di una burocrazia che non vuole essere controllata non solo per non fare emergere la cagnotte, ma anche per non fare emergere la disfunzione, la disorganizzazione ed il menefreghismo che impera a tutti i livelli.
Ancora una volta, vogliamo però evidenziare che fra i 3,2 milioni di dipendenti pubblici e i circa 800mila delle partecipate pubbliche, vi è una grande maggioranza di persone per bene, oneste e capaci che subiscono in silenzio le malversazioni dei loro colleghi, che fanno il bello e il cattivo tempo.
A ciò si aggiunga l’assistenzialismo esteso che porta voti e che è la grande iattura del Mezzogiorno, alimentata dalla povertà crescente, facilitata dai partitocrati per loro tornaconto.