Passione per i motori e spirito di innovazione: una “Formula” vincente da oltre quarant’anni - QdS

Passione per i motori e spirito di innovazione: una “Formula” vincente da oltre quarant’anni

Passione per i motori e spirito di innovazione: una “Formula” vincente da oltre quarant’anni

sabato 25 Novembre 2023

La strategia imprenditoriale vincente di Formula 3, concessionario automobilistico di prestigiosi marchi e leader siciliano del settore. Il fondatore Antonio Caselli racconta la storia dell’azienda: dalle origini a giorni nostri con uno sguardo al futuro

Tra la passione per l’auto e la giusta strategia imprenditoriale, è nata quasi 45 anni fa l’azienda automobilistica Formula 3 che tuttora rappresenta i marchi dell’alto di gamma in Sicilia. La famiglia Caselli è proprietaria dell’impresa: sono gli anni ‘80 quando l’attività spicca il volo, per crescere sempre di più negli anni successivi. Ne abbiamo parlato con l’imprenditore Antonio Caselli, il fondatore, per conoscere la storia e le tappe di crescita di Formula 3.

Signor Caselli, nel 1979 avviene la fondazione della sua azienda, Formula Tre, che da allora non ha mai smesso di crescere. Da dove è nato tutto e con chi?

“Allora è nato da me ed è nato per la mia passione per le auto: mi sono sempre piaciute, questo è sempre un articolo particolarmente affascinante per me. L’azienda ha iniziato l’attività nel ‘79 con il mandato di Alfa Romeo che ho rappresentato per ben 17 anni. Dopodiché c’è stata la possibilità, che era anche il mio obiettivo, di ricevere il mandato di Bmw: adesso la rappresentiamo da 27 anni. Mia moglie, negli anni, ha collaborato e l’abbiamo portata avanti io e lei”.

La famiglia Caselli in occasione dell’inaugurazione del salone MB

Caselli ci racconta di un tempo, quello degli albori dell’azienda, in cui i ruoli dei concessionari erano molto diversi da adesso. Negli anni sono cambiati sia i rapporti con le Case automobilistiche che le rivendite al cliente e per capire meglio quali sono stati i cambiamenti ci affidiamo alle parole dell’imprenditore.

Qual è stata la sua strategia vincente? E che differenze nota con il mercato di oggi?

“È cambiato tutto ed infatti le aziende automobilistiche sono in procinto di cambiare anche la distribuzione dell’auto. Tanto è vero che sia Bmw che Mercedes si stanno già orientando sul mandato di agenzia. Questo significa che noi non saremo più concessionari ma agenti delle Case, mandanti e quindi cambierà tutto il sistema di distribuzione perché saremo dei rappresentanti. Il cliente verrà, comprerà la macchina ma il “contatto” nostro è con la Casa automobilistica, quindi noi dobbiamo mandare a loro il contratto e tutto quanto e poi la stessa alla fine del mese emetterà le fatture delle provvigioni, riconoscendoci le nostre spettanze. Quindi cambia tutto, perché nel 1979, quando iniziai, non esisteva neanche il mandato di concessione ma esisteva invece un mandato di commissione per cui dal mandato di concessione a quello di commissione adesso stiamo andando – o siamo già arrivati con Mercedes e con la Smart – al mandato di agenzia. É cambiato anche il rapporto di vendita con il cliente: il venditore inizia quasi ad essere una figura decorativa perché il cliente viene in concessionaria, al computer forma la macchina che desidera e poi il contatto con la casa mandante per l’acquisto lo teniamo noi”.

Non cambiano solo i rapporti con i marchi ed i clienti ma cambia, o deve cambiare, anche il modello di produzione: essere al passo con i nuovi tempi e le nuove leggi.

Automotive e transizione ecologica. Oggi in Italia è diventata quasi una condizione di esistenza quella di innovarsi e inventare nuove soluzioni come l’elettrico: lei cosa ne pensa? In questo senso come si muove l’azienda?

“La mia azienda si muove in base alle direttive della casa mandante. L’elettrico – io uso una vettura elettrica – ormai non è più il futuro ma è il presente. Sono stati fatti tantissimi miglioramenti, i miei dubbi riguardavano l’autonomia e i tempi di ricarica: adesso sono diminuiti i secondi ed è aumentata la prima. É ovvio che le colonnine di ricarica allo stato attuale sono un po’ poche, ma è altrettanto ovvio anche che aumenteranno man mano in parallelo con la crescita del parco circolante, anche perché non si possono immettere nel mercato un certo numero di macchine elettriche se poi nelle città non ci sono i servizi di ricarica. Ci vuole anche innovazione da parte delle città ma le cose andranno sicuramente a migliorare sia sotto l’aspetto autonomia sia sotto l’aspetto ricarica. Io porto sempre come esempio i primi cellulari: avevano batterie a tracolla che non finivano mai e poi adesso sappiamo com’è finita con gli smartphone”.

Antonio Caselli riceve la targa per i 40 anni di carriera

La strategia vincente dell’imprenditore è non solo un traguardo lavorativo ma anche un motivo di successo familiare.

Cosa ha significato per voi intraprendere questa avventura imprenditoriale come famiglia?

“Intanto non parlerei di avventura ma di cambio generazionale, visto che è ormai da tanto che i miei figli si occupano dell’azienda ed io collaboro con loro con degli ottimi successi e – come ha detto lei prima – creando un’azienda che per noi è molto soddisfacente con un alto tasso di fidelizzazione dei clienti che comprano le auto – sì per il marchio – ma anche perché è rappresentata da Caselli e questo vale sia per Mercedes che per Bmw”.

Avete superato lo Stretto, vi ingrandite sempre di più. Come vede il futuro?

“Il futuro da questo punto di vista ancora non glielo so dire perché noi eravamo e siamo già presenti da qualche anno a Reggio Calabria, però adesso stiamo cercando di migliorarci e penetrare ancor meglio nel mercato: se tutto va bene ad inizio anno nuovo inaugureremo una sede che non ha nulla a che vedere con quella attuale e che sicuramente non potrà essere paragonata a quella di Messina ma sarà una sede degna dei marchi che rappresentiamo”

Una domanda sui clienti. Che impatto ha nella vostra azienda la crisi economica e l’aumento dei prezzi? Gli italiani provano sempre di più a risparmiare…

“Forse per i marchi che rappresentiamo no, anche perchè macchine di un certo pregio si continuano a vendere. Chiaro, non si fanno grossi numeri adesso, però non si facevano neanche in passato. Se prima si faceva dieci, oggi magari si fa otto o sei ma l’interesse per i marchi di alta qualità c’è sempre anche perché stiamo parlando dell’alto di gamma. Addirittura anche per le supercar”.

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