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Pasti proteici, al Sud ci rinuncia una persona su otto

Pasti proteici, al Sud ci rinuncia una persona su otto
Cibo proteico

Per l’Istat al Meridione la povertà alimentare resta elevata: l’8,7% dei minori vive in famiglie che faticano a nutrirli. A Catania in aumento chi frequenta le mense parrocchiali, a Palermo crescono le consegne di pacchi alimentari

PALERMO – In Italia l’insicurezza alimentare è in calo, ma il Sud resta indietro. E in Sicilia, cuore del Mezzogiorno, i numeri descrivono un disagio ancora diffuso, spesso sommerso, che tocca famiglie, giovani e minori. A rivelarlo è la statistica oday dell’Istat su “L’insicurezza alimentare in Italia” relativamente al 2024 che fotografa una situazione in chiaroscuro: mentre nel Nord la povertà alimentare tende a ridursi, nel Mezzogiorno – e in particolare nell’Isola – l’accesso a un’alimentazione sana e regolare resta un problema quotidiano per migliaia di persone. Tra il 2014 e il 2024, in Italia la quota di popolazione che non dispone di sufficienti risorse per acquistare il cibo necessario è scesa dall’8,9% al 2,7%.

La fragilità economica si traduce più facilmente in fragilità alimentare

Tuttavia, nel Mezzogiorno – dove rientra la Sicilia – la prevalenza di insicurezza alimentare moderata o grave resta pari al 2,7%, contro lo 0,6% nel Nord e lo 0,8% nel Centro. Numeri che rivelano un’Italia ancora divisa, con la Sicilia che si colloca in quella fascia di territorio in cui la fragilità economica si traduce più facilmente in fragilità alimentare. Non si parla solo di chi non ha cibo a sufficienza, ma anche di chi deve rinunciare alla qualità e alla varietà dei pasti, scegliendo alimenti meno nutrienti o saltando un pasto per far quadrare il bilancio familiare.

Le mense parrocchiali registrano un costante aumento di richieste

Secondo l’Istat, il 12,1% degli abitanti del Mezzogiorno non può permettersi un pasto proteico – a base di carne, pesce o un equivalente vegetariano – almeno ogni due giorni. Una percentuale superiore alla media nazionale (9,9%) e che in Sicilia si traduce in decine di migliaia di persone costrette a rinunciare regolarmente a una dieta equilibrata. A Catania, dove il tasso di disoccupazione giovanile supera ancora il 25%, le mense parrocchiali registrano un costante aumento di richieste da parte non solo di senza dimora, ma anche di famiglie monoreddito. A Palermo, le associazioni del terzo settore segnalano un incremento di nuclei familiari con bambini che chiedono pacchi alimentari.

A Messina, dove il reddito medio resta fra i più bassi d’Italia, l’insicurezza alimentare si manifesta in modo meno visibile, ma non meno grave: spese ridotte per i prodotti freschi, rinuncia alla carne e ai legumi di qualità, consumo di alimenti più economici e calorici. In tutta l’area meridionale, il 4,3% della popolazione dichiara di non avere soldi a sufficienza per acquistare il cibo necessario, un dato che nel Nord si ferma a meno della metà. E la situazione è più pesante nelle zone rurali e interne, dove le reti di supporto sono più deboli e il costo della vita, soprattutto quello energetico, pesa maggiormente sui bilanci familiari.

I bambini e gli adolescenti

Uno dei passaggi più preoccupanti del report riguarda i bambini e gli adolescenti. Nel Mezzogiorno, l’8,7% dei minori di 16 anni vive in famiglie che non possono garantire un’alimentazione adeguata o momenti di socialità legati al cibo, come invitare un amico a casa per una merenda o una cena. Un fenomeno che in Sicilia ha un volto concreto: quello dei tanti ragazzi che frequentano le mense scolastiche o i centri d’ascolto parrocchiali per ricevere un pasto completo. Le percentuali crescono nei contesti più fragili: tra i minori che vivono con un solo genitore (7,8%) e tra quelli i cui genitori hanno un basso livello di istruzione (17,9%). L’istruzione, dunque, si conferma un fattore protettivo anche sul piano alimentare: dove mancano opportunità formative, cresce la probabilità di trovarsi in condizioni di deprivazione materiale.

Nel 2024, il 9,5% degli abitanti del Mezzogiorno non può permettersi, per motivi economici, di mangiare con parenti o amici almeno una volta al mese. Un dato che in Sicilia assume un significato particolare, in una terra dove il cibo rappresenta da sempre un momento di condivisione e identità collettiva. Rinunciare a un pranzo con la famiglia o a una cena tra amici significa non solo privarsi di un piacere, ma anche allontanarsi dalla vita sociale. A Palermo come a Siracusa, cresce il numero di anziani soli che dichiarano di non invitare più nessuno “perché non se lo possono permettere”: una nuova forma di povertà relazionale che si somma a quella economica. Nel complesso, oltre 3,1 milioni di italiani – pari al 5,4% della popolazione – hanno ricevuto nel 2024 aiuti per cibo, vestiti o beni essenziali. Una parte consistente di questi beneficiari vive nel Mezzogiorno e in Sicilia.