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Pd, breve storia di un partito mai nato

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Pd, breve storia di un partito mai nato

Giovanni Pizzo  |
martedì 09 Agosto 2022

Non basta un nome o una classe dirigente per definirsi partito. Emanuele Macaluso definì il PD “una fusione a freddo di classi dirigenti”, quelle che provenivano dal crollo della Prima Repubblica

Il PD immaginato nel 2007 del Lingotto di fatto non è mai nato, anche se ha quasi sempre governato. Cosa è di fatto un partito? Un soggetto statutario, con un assemblea elettiva, che definisce un manifesto ideologico di lungo periodo.

Non basta un nome o una classe dirigente per definirsi partito. Emanuele Macaluso definì il PD “una fusione a freddo di classi dirigenti”, quelle che provenivano dal crollo della Prima Repubblica.

Il PD non ha mai avuto una elaborazione intellettuale e culturale, per carenza di tempi, bisognava apprestarsi a governare, e per un certo fastidio dei dirigenti apicali, più di manovra che di intelletto, per il lento e faticoso lavoro di approfondimento di temi e prospettive sociali.

Da Gramsci a Veltroni

Gramsci aveva avuto il carcere per riflettere, loro non potevano perdere tempo con queste cose, erano uomini di azione e potere. Fu scelta per cui una linea descrittiva, che ovviamente fu devoluta al narratore del gruppo, il compagno Walter, al secolo Veltroni. Lui mise insieme più uno storytelling di famiglia, un albero genealogico, che andava da De Gasperi a J.F.Kennedy, da Amendola a Dossetti, da M.L.King a Willy Brandt. C’era questo ma anche quello, c’era tutto, praticamente niente. Non una visione originale della società del terzo millennio, ma un melting pot di idee già su piazza, agitate ma non mescolate come il vodka martini di Bond. Il soggetto non partito si specializzò nell’intermediazione plurima.

La più difficile verso l’interno, le varie correnti di cui era composto nella fusione tra PCI e DC, poi nell’intermediazione verso i soggetti coalizionali, in cui non essendo il partito autosufficiente doveva necessariamente allearsi in una logica bipolare maggioritaria.

Ed è proprio questa idea fissa del maggioritario, gestito da una minoranza, che poteva assicurargli il potere, l’unico mantra rimasto dopo la fine del sol dell’avvenire post 89. Questa discriminante del maggioritario determina la non necessità di una elaborazione culturale identitaria. Meno identità significa maggior capacità di adattabilità trasformer. Infine c’era da intermediare, più per senso di colpa e strumentalità, il rapporto con la società, peraltro fastidiosamente mutante.

L’avvento di Draghi

Questo schema ha retto, sostenuto dal Migliorista Presidente, fino ad oggi. Ma l’avvento di Draghi, che ha sancito la fine del periodo Napolitano, sotto l’egida di Mattarella, ha reso evidente la crisi di sistema politico. Che a destra ha creato le condizioni di un mutamento intercettato dalla Meloni, a sinistra ha trovato un vuoto di analisi e di sintesi politica.

Lo strappo di Calenda è la cartina di tornasole della fine del PD, il partito mai nato. È vero che Calenda è un soggetto ciclotimico, ma ci sono ragioni politiche dietro lo strappo. Il PD doveva darsi una linea politica dopo aver abbandonato, suo malgrado, l’alleanza da campo largo progressista con Conte. O tentava di recuperarlo a delle ragioni, su una nuova piattaforma di diritti di stampo socialista, ma questo avrebbe accontentato la linea di Provenzano, Orlando e soprattutto Bettini, ma avrebbe preparato una scissione a destra di Area Dem, oppure avrebbe dovuto puntare ad una linea nettamente liberal riformista.

Non solo avrebbe dovuto aprire a Calenda, ma avrebbe dovuto coinvolgere il miglior centravanti di sfondamento al centro che il PD abbia mai avuto, Matteo Renzi. Perché non lo ha fatto? Perché Renzi non si piega alle logiche corporative di spogliatoio, lui non gioca per l’ingaggio come gli altri, lui gioca per vincere, come Ibra. Non aprendo a Renzi, ed anzi rinculando su Fratoianni e Bonelli, per poi forse riaprire ai 5stelle, prima del deposito dei simboli, il PD ha deciso di non avere una linea politica, che Calenda, piacendo o meno ha. Poteva il PD decidere altrimenti? Forse no, non tanto per l’evidente incapacità di Sua Serenità Letta, ma perché privo  da sempre di una piattaforma ideologica definita e di una linea politica conseguente. Un contenitore senza contenuto. Un Partito appunto mai nato.

Così è se vi pare.

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