Palermo è addirittura la seconda città in Italia dopo Roma per numero di pedoni morti nel 2025. A raccontarlo è l’Osservatorio nazionale Asaps, che mette in evidenza come nel capoluogo i morti siano raddoppiati in appena un anno.
Un dato che, rapportato alle dimensioni urbane, diventa ancora più inquietante e restituisce l’immagine di una città che non riesce a proteggere chi si muove a piedi. Questo perché la Capitale presenta una estensione di circa dieci volte superiore al capoluogo.
Come evidenzia l’Asaps, l’Associazione sostenitori amici Polizia Stradale nella mappa interattiva prodotta e rintracciabile qui, il 2025 non è cominciato affatto bene: dei dieci pedoni investiti tra città e provincia, nove erano anziani. Ma facciamo un passo indietro prima di spingerci alle contromisure che potrebbero essere adottate da parte del Comune.
Palermo seconda in Italia per vittime
Secondo i dati Asaps, in Italia sono stati uccisi 408 pedoni dall’inizio dell’anno: oltre il 25% solo tra Lombardia (62) e Lazio (61). A seguire troviamo Emilia Romagna (39) e proprio la Sicilia (34). Di questi decessi, 11 sono avvenuti a Palermo. Significa che quasi il 2,7% di tutte le vittime nazionali si concentra in un territorio comunale che misura appena 160 chilometri quadrati.
Per avere un riferimento con Roma, che guida la classifica nazionale con 34 decessi, basti pensare che l’estensione territoriale è di 1.287 chilometri quadrati, quasi dieci volte superiore a Palermo. Roberto Benigni, nel film “Jhonny Stecchino”, scherzava sul “traffico”, individuato come problema della Sicilia degli anni ’80; a distanza di oltre trent’anni, l’emergenza reale che però esiste riguarda una sua diretta conseguenza: i pedoni investiti sulla strada.
Focus regionale: Messina dietro Palermo
Come detto, nell’Isola si contano 34 pedoni morti da inizio anno. Dietro Palermo troviamo Messina, con cinque vittime. A Catania città se ne contano appena due. Il resto del territorio regionale presenta numeri decisamente più contenuti. Rispetto a un anno fa, Palermo fa registrare un aumento della mortalità impressionante: da 6 a 11 vittime. E l’anno non è ancora finito.
Il dato non è un incidente statistico, ma il segnale di una tendenza. Palermo sta diventando una città ostile ai pedoni. Non per un solo fattore, ma per la sovrapposizione di criticità strutturali, comportamenti individuali pericolosi e carenze croniche nella gestione della sicurezza stradale. La pericolosità delle strade palermitane non è dunque una novità, tra scarsa illuminazione, automobilisti indisciplinati e scarso senso civico da parte di una larga fetta della popolazione locale.
Le strade della morte: quando la geografia urbana diventa un fattore di rischio
Osservando la mappa degli incidenti mortali, emerge una concentrazione che non può essere ignorata. Due dei decessi sono avvenuti in via Messina Marine, a pochi metri dall’ospedale Buccheri La Ferla. Un’arteria trafficata quotidianamente da pendolari, mezzi pesanti, veicoli diretti verso l’hinterland, dove la convivenza tra traffico veloce e attraversamenti pedonali appare da anni irrisolta. Poco distante, in via Buonriposo, asse di collegamento tra via Oreto e corso dei Mille, altri due pedoni hanno perso la vita nel 2025.
In totale, quattro pedoni sono morti in due sole strade. Non è un caso. Sono tratti urbani che sommano più criticità: carreggiate larghe, flussi veicolari intensi, illuminazione spesso insufficiente, attraversamenti poco protetti. Luoghi in cui il pedone diventa l’elemento più debole di un sistema pensato quasi esclusivamente per le automobili.
Secondo l’Asaps, sette dei dieci incidenti mortali censiti a Palermo nel 2025 si sono verificati mentre le vittime si trovavano sulle strisce pedonali o in corrispondenza di attraversamenti. Un dato che ribalta la narrazione tradizionale dell’imprudenza del pedone e sposta l’attenzione sulla mancata tutela di chi rispetta le regole.
Tra le cause dell’elevato numero di incidenti c’è poi anche la presenza di attraversamenti privi di dissuasori o rialzi che costringano i veicoli a rallentare, la distrazione alla guida, l’uso dello smartphone, l’eccesso di velocità e l’abuso di alcol o sostanze stupefacenti.
Non è un caso se dal report siano assenti vittime in viale Regione Siciliana, dove il Comune ha provveduto all’installazione di molteplici autovelox che limitano la velocità di percorrenza nel tratto che dall’A18 Messina – Palermo e dall’A19 Catania – Palermo si immette nel capoluogo regionale.
Una città progettata senza i pedoni
Da settembre 2025 sono state ritirate solo a Palermo oltre 700 patenti per uso del cellulare alla guida. Un dato che cresce nonostante la diminuzione complessiva delle contravvenzioni. Le infrazioni legate allo smartphone aumentano, insieme a quelle per mancata assicurazione e revisione dei veicoli. Negli anni precedenti il capoluogo presentava un numero di vittime complessive tra 23 e 25: nel 2025 si sfiorano le 30 vittime della strada.
Il dramma dei pedoni uccisi in città è anche il riflesso di una pianificazione urbana che per decenni ha privilegiato l’automobile. Marciapiedi stretti o occupati, attraversamenti lunghi e poco protetti, tempi semaforici sfavorevoli a chi cammina. In molte zone della città, muoversi a piedi è un atto di coraggio, anche a ridosso delle ZTL del centro.
Via Messina Marine è l’esempio più evidente. Un asse fondamentale per la mobilità, ma anche una strada che attraversa quartieri densamente abitati, con fermate dei mezzi pubblici, scuole, ospedali. La convivenza tra traffico pesante e pedoni è affidata più alla fortuna che a un progetto di sicurezza.
Stando ai numeri, la sola repressione fin qui non è stata sufficiente. Serve una strategia integrata. Illuminazione, segnaletica, attraversamenti rialzati, riduzione delle carreggiate, presenza costante di controlli mirati nei punti più critici. E soprattutto una presa di coscienza collettiva: il pedone non è un intralcio, ma l’utente più vulnerabile della strada. Se necessario, può risultare certo utile anche la presenza di ulteriori autovelox.
Il piano del Comune
Stando al piano del Comune per operare come deterrente all’elevato tasso di mortalità derivante dagli incidenti stradali, c’è sempre quello degli autovelox: fissi o mobili che siano. Proprio in viale Regione Siciliana ne vennero installati diversi nel 2012: all’epoca, i morti registrati prima dell’entrata in funzione dei macchinari furono otto; oggi il numero è sceso a zero.
Stesso modus operandi è stato adottato nella primavera del 2012 sulla circonvallazione: limite a 70 chilometri orari. Da allora si è registrato un picco di multe, ma sono diminuite anche le vittime.
Nel 2024, secondo gli ultimi dati comunali diffusi nel report annuale sui rilevamenti della polizia locale, Palermo ha incassato complessivamente oltre 22,8 milioni di euro da violazioni stradali. Un dato che fa balzare la città al decimo posto tra i Comuni italiani, con un valore pro capite di circa 36 euro per abitante.
Il Comune sta tentando di intervenire sul tema della sicurezza stradale partendo proprio dalle…strade. Negli ultimi due anni a Palermo sono infatti stati registrati anche 270 incidenti causati dalla presenza di buche: 105 nel 2023 e 165 nel 2024. Non sono ancora disponibili i dati del 2025.
La manutenzione straordinaria delle strade di Palermo continua a essere terreno di scontro politico e amministrativo tra opposizione e maggioranza. Da un lato la richiesta di una pianificazione strutturata, dall’altro la rivendicazione di un’azione che l’amministrazione comunale definisce senza precedenti per ampiezza e rapidità.
Se Randazzo, capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Consiglio comunale, chiede che «non si proceda con continui rattoppi», dall’altro lato l’assessore ai Lavori pubblici Salvatore Orlando, continua a rivendicare quanto fatto che avrebbe consentito di recuperare «vent’anni di arretrato».
L’elenco degli interventi condotti dall’amministrazione è lungo e attraversa quartieri e assi strategici: da via Alcide De Gasperi a piazza Giovanni Paolo II, da via Ausonia a via Belgio, passando per via Cavour, corso Calatafimi, piazza Indipendenza, Foro Italico, piazza XIII Vittime, la Cala e piazza Kalsa. Cantieri anche in via Ernesto Basile, via Leonardo da Vinci, via Imperatore Federico, via La Franca e in numerose altre arterie urbane.
Resta aperto il nodo centrale: trasformare un’intensa stagione di lavori in una manutenzione duratura, capace di resistere al tempo e di rispondere ai problemi strutturali di una città che paga decenni di ritardi. E, stando sempre ai numeri, i veri miglioramenti soprattutto per pedoni e automobilisti sembrano ancora di là da venire.
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