Home » Pedopornografia, indagini in quindici regioni, Sicilia compresa

Pedopornografia, indagini in quindici regioni, Sicilia compresa

Pedopornografia, indagini in quindici regioni, Sicilia compresa
Un momento dell’operazione ‘Data Room’, in un fermo immagine del video diffuso il 26 giugno 2020. E’ in corso, dall’alba, una vasta operazione di polizia giudiziaria condotta dalla polizia postale con il coordinamento della procura di Roma. Si chiama ‘Data room’ e coinvolge oltre 100 specialisti che stanno eseguendo numerose misure cautelari, perquisizioni locali e informatiche. Tra i reati contestati, l’accesso abusivo alle banche dati dei gestori di telefonia che conservano informazioni tecniche e personali dei clienti, e il trattamento illecito di quei dati. ANSA/ POLIZIA DI STATO +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Blitz della Polizia Postale, di Torino, contro una rete di pedofili che, su una piattaforma di messaggistica si scambiava immagini raccapriccianti di abusi su minori. Persino neonati tra vittime. Tre arresti nel Nord est, nella nostra Isola nove denunciati. Cinquanta le perquisizioni

Maxi operazione contro la pedopornografia in tutta Italia.

La Polizia Postale di Torino, coordinata dalla locale Procura, ha individuato una rete di pedofili italiani che su una nota piattaforma di messaggistica scambiavano materiale pedopornografico.

Eseguite cinquanta perquisizioni e tre arresti con indagini in quindici regioni, per detenzione, diffusione ed in alcuni casi, di produzione di materiale pedopornografico.

I tre arrestati sono del Nord-Est

Risiedono in località del Nord-Est le tre persone arrestate nel corso del blitz.

Le manette sono scattate per l’ingente quantitativo di materiale pedopornografico trovato in loro possesso.

Uno di loro si trova già in carcere dopo essere stato arrestato, sempre dalla polizia postale di Torino, per pedopornografia: tra il materiale ritrovato nella vecchia indagine c’era anche materiale autoprodotto, che aveva portato a scoprire gli abusi commessi dall’uomo nei confronti di bambine che frequentavano la sua abitazione, tra le quali figlie minorenni di amici.

Secondo quanto si apprende è stata chiesta anche una misura cautelare in carcere per una quarta persona, sospettata di aver autoprodotto materiale pedopornografico e di aver quindi abusato di minori.

Nove le persone denunciate in Sicilia

Sono nove le persone denunciate nella nostra Isola, tre nella Sicilia occidentale e sei in quella orientale: due a Catania, due a Messina e due a Ragusa.

In tutt’Italia sono scattate cinquanta perquisizioni.

E cinquanta, complessivamente, sono le persone indagate che facevano parte della community pedopornografica.

Si tratta di uomini tra i 19 e i 55 anni, disoccupati, studenti, lavoratori dipendenti.

Indagine su scala internazionale

L’indagine, svolta anche con la collaborazione del National Child Exploitation Coordination Center (Ncecc) canadese, ha consentito di individuare scambi di materiale sul web.

In alcune immagini venivano coinvolti animali e adottate pratiche di sadismo, cosa che ha permesso, grazie a un protocollo di categorizzazione del materiale illegale condiviso a livello internazionale, di creare una vera e propria profilazione degli utenti in base ai gusti espressi ed alle modalità di interazione in rete.

Pratiche di sadismo su neonati

Sequestrati file con immagini raccapriccianti di abusi su minori, ritraenti vere e proprie pratiche di sadismo dove le vittime erano anche neonati.

Duecento investigatori impegnati

Oltre duecento investigatori del Centro nazionale di contrasto alla Pedopornografia online e del compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Torino, con il coordinamento della locale Procura, hanno condotto la più grande e complessa operazione degli ultimi anni contro questa piaga.

Pedinamenti virtuali

La capillare attività di indagine, compiuta anche attraverso veri e propri pedinamenti virtuali, ha consentito di dare una identità certa ai nickname utilizzati in rete dai pedofili, portandoli allo scoperto e fuori dall’anonimato della rete.