Una conferma tanto attesa quanto importante per quel che riguarda le pensioni nel 2026. Come nell’aria da tempo infatti, anche dal prossimo anno si potrà andare in pensione prima dei tradizionali 67 anni – e dunque con la formula della “vecchiaia” – ma solo se si soddisfano alcune particolari condizioni di vita e lavorative.
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Quali sono? E soprattutto, nel 2026 come si potrà andare in pensione in anticipo rispetto ai 67 anni previsti? In questo articolo, una breve panoramica su come fare, quali sono le possibilità e quali sono i requisiti di cui essere in possesso.
Come andare in pensione in anticipo nel 2026. Le tre diverse opzioni
Negli ultimi anni, complici numerose riforme e misure a sostegno delle pensioni, il quadro dell’età media dei pensionati in Italia si è notevolmente abbassato. Oggi infatti, la quota gira attorno ai 64 anni. Un trend che sarà confermato con grande probabilità anche nel 2026, quando diverse modalità di “pensione anticipata” saranno fornite a chi ne garantisce i giusti requisiti richiesti.
In sostanza, sono tre i casi in cui – anche a partire dal prossimo anno – si potrà andare in pensione prima rispetto ai 67 anni “standard“. Quali? Parliamo di:
- Pensione anticipata ordinaria: nessun limite per ciò che riguarda l’età, basta aver versato 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne. L’assegno decorre dopo una finestra di 3 mesi e viene calcolato con le regole generali del sistema previdenziale.
- La pensione anticipata contributiva: riservata a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996. Permette di uscire dal mercato del lavoro a 64 anni, ma solo se si hanno almeno 25 anni (effettivi) di contributi versati. Questi, diventeranno 30 dal 2030. Inoltre, tra le condizioni da rispettare c’è la condizione dell’assegno maturato. Questo infatti, deve essere superiore di tre volte all’importo dell’assegno sociale. Questa soglia, garantisce questo percorso a chi ha avuto una carriera stabile e di livello alto, meno altre fasce;
- La Quota 41: Ideata e pensata per i lavoratori precoci, cioè chi ha almeno un anno di contributi versati prima dei 19 anni. Si può andare con 41 anni di contributi versati, indipendentemente dall’età ma solo con condizioni come disoccupazione, invalidità, attività gravose o assistenza a familiari disabili.

