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Pensioni 2023, da Quota 103 a opzione donna: tutte le novità

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Pensioni 2023, da Quota 103 a opzione donna: tutte le novità

Redazione  |
sabato 31 Dicembre 2022

Dal primo gennaio 2023 le pensioni saranno rivalutate del 7,3%. A chi spettano gli aumenti?

Dal primo gennaio 2023 le pensioni saranno rivalutate del 7,3%. A chi spettano gli aumenti? L’Inps ha pubblicato la circolare con le tabelle per fare chiarezza sugli importi che verranno versati a partire dal 3 gennaio.

Rivalutazione attribuita in misura pari al 100%

L’Istituto ricorda che per evitare la corresponsione di somme potenzialmente indebite, la rivalutazione è stata attribuita in misura pari al 100% a tutti i beneficiari il cui importo cumulato di pensione sia compreso nel limite di quattro volte il trattamento minimo in pagamento nell’anno 2022 (pari a 2.101,52 euro). Per i pensionati il cui trattamento pensionistico cumulato è superiore al predetto limite, la rivalutazione sarà attribuita sulla prima rata utile dopo l’approvazione della legge di bilancio 2023.

Indici definitivi dei trattamenti minimi di pensioni

La circolare descrive in dettaglio gli indici definitivi dei trattamenti minimi di pensioni per i lavoratori dipendenti e gli assegni vitalizi per il 2022, riporta l’indice di rivalutazione provvisorio per l’anno 2023 e la modalità di attribuzione della rivalutazione provvisoria 2023, ricordando che l’importo del trattamento minimo viene preso a base anche per l’individuazione dei limiti di riconoscimento delle prestazioni collegate al reddito.

Le regole per il pensionamento dal 2023

Quota 103: Chi ha almeno 62 anni di età e 41 di contributi potrà andare in pensione con una finestra mobile di tre mesi nel caso del lavoro privato e sei in quello pubblico (sette mesi per chi ha raggiunto i requisiti a dicembre). La platea totale è di circa 50mila persone ma è probabile che coloro che effettivamente la useranno siano molte meno della metà (come è accaduto per Quota 100). Le coorti che saranno interessate alla misura sono solo quelle del 1960 e 1961 (quindi 62 e 63 anni) perché quelle più anziane sono già uscite con quota 100 (il 1959 con 62 anni nel 2021) e le più giovani saranno ancora bloccate. Chi infatti avrà nel 2023 64 anni di età e 41 di contributi ne aveva già 62 di età e 39 di contributi nel 2021 e aveva quindi i requisiti per Quota 100. Un deterrente all’utilizzo della misura è nel limite all’importo fissato dalla manovra. La pensione non potrà superare le cinque volte il trattamento minimo (36.595 euro annui per il 2023) fino a che non saranno raggiunti i 67 anni o i requisiti per l’anticipata.

Rivalutazione: I redditi da pensione fino a quattro volte il minimo (2.101,52 euro al mese lordi) riceveranno la rivalutazione completa (il 7,3%). Per gli assegni tra le quattro e le cinque volte la rivalutazione sarà dell’85%; sarà del 53% per gli assegni tra le cinque e le sei volte il minimo per poi scendere al 47% per quelle tra sei e otto volte il minimo, al 37% per quelle tra otto e dieci volte e al 32% oltre le 10 volte. In pratica per gli assegni lordi superiori a 5.253 euro al mese la rivalutazione si limiterà al 2,33% con la perdita di quasi cinque punti.

Pensioni minime: per gli over 75 e solo per il 2023 le pensioni minime (quelle che nel 2022 valevano 525 euro) saranno portate a 600 euro (invece che a 563 come sarebbe stato con la rivalutazione completa, fissata al 7,3%).

Opzione donna: l’età di accesso alla misura che prevede il calcolo dell’assegno interamente con il calcolo contributivo sale a 60 anni (sempre con almeno 35 di contributi) ma con la possibilità di uno sconto di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due anni. La possibilità di utilizzare la misura sarà limitata alle donne in una situazione di svantaggio ovvero coloro che sono state licenziate, hanno una disabilità di almeno il 74% o sono care givers.

Rimodulazione coefficienti: Nel 2023 cresceranno i coefficienti di trasformazione del montante contributivo per il calcolo della pensione a causa della riduzione della speranza di vita dopo l’aumento della mortalità dovuta al Covid. Chi uscirà l’anno prossimo avrà una rendita più alta, a parità di età e contributi, rispetto a quella di chi è uscito nel 2022. A 67 anni il coefficiente è 5,723 a fronte del 5,575 del biennio 2021-2022, più alto anche del triennio 2016-18 (5,700).

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