Fratelli d’Italia punta a riportare in vita Opzione Donna, misura che non compare nella bozza attuale della legge di Bilancio 2026. Il partito ha infatti presentato due emendamenti che, se accolti, non solo ripristinerebbero questa forma di pensionamento anticipato, ma ne allargherebbero anche il bacino delle destinatarie, rendendola di fatto una vera alternativa alla legge Fornero. Negli ultimi anni, infatti, requisiti sempre più severi avevano reso l’accesso alla misura estremamente ristretto.
La proposta di riportare Opzione Donna consentirebbe alle lavoratrici di uscire dal lavoro nel 2026 a 61 anni, scelta che sorprende visto che fino a poco tempo fa sembrava prevalere l’intenzione di abolirla definitivamente, soprattutto a causa delle pochissime domande registrate di recente (legate però ai paletti introdotti dal governo).
Il ritorno di Quota 103 per le pensioni nel 2026
Come sempre, però, nel passaggio parlamentare della legge di Bilancio gli scenari possono cambiare: nulla è ancora deciso. Tra gli emendamenti figurano anche quelli sul ritorno di Quota 103, ma molto dipenderà dall’orientamento politico e dalle risorse limitate disponibili. Il fatto che la proposta arrivi proprio dal partito di maggioranza relativa è sicuramente un elemento che aumenta le probabilità di approvazione, ma non una garanzia: gli emendamenti complessivi sono circa 6.000, di cui 1.600 firmati dai partiti della stessa maggioranza.
Nei prossimi giorni si capirà se il ripristino di Opzione Donna diventerà realtà. Intanto, ecco cosa prevedono i due emendamenti e come cambierebbero la misura.
Opzione Donna allo stato attuale e le possibilità di inserimento nel 2026
Oggi è possibile accedere a Opzione Donna solo se si sono maturati i requisiti entro il 31 dicembre 2024. Gli attuali criteri prevedono:
- 61 anni di età, con riduzione di un anno per figlio fino a un massimo di due anni (quindi possibilità di uscita a 59 anni con due figli).
- Una finestra mobile che posticipa l’erogazione della pensione:
- 12 mesi per le dipendenti
- 18 mesi per le autonome
- 35 anni di contributi
- Appartenenza a una delle seguenti categorie:
- caregiver che assistono da almeno 6 mesi un familiare con grave disabilità;
- donne con invalidità almeno pari al 74%;
- lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende coinvolte in un tavolo di crisi presso la struttura per la crisi d’impresa.
La scelta del governo di restringere la misura solo a questi gruppi – insieme al ricalcolo completamente contributivo dell’assegno – ha drasticamente ridotto il numero di donne che hanno potuto beneficiarne. Proprio questo è uno degli aspetti che i nuovi emendamenti vogliono modificare.
La proroga proposta da Fratelli d’Italia
Il primo emendamento è piuttosto lineare: si tratta semplicemente di spostare la scadenza entro cui maturare i requisiti. Non più il 31 dicembre 2024, ma il 31 dicembre 2025.
In questo modo rientrerebbero anche:
- le donne che compiono 61 anni nel 2025
- o 60/59 anni con figli
- e le lavoratrici che raggiungono i 35 anni di contributi entro l’anno.
L’allargamento della platea
Il secondo emendamento è più incisivo: Fratelli d’Italia propone di eliminare il vincolo del tavolo di crisi aziendale, che oggi esclude moltissime lavoratrici.
Con la modifica, rientrerebbero nella misura:
- donne disoccupate a seguito di licenziamento, anche collettivo
- lavoratrici che hanno rassegnato dimissioni per giusta causa
- chi ha lasciato il lavoro tramite risoluzione consensuale
- chi non ha visto rinnovato un contratto a termine, a patto di:
- aver lavorato come dipendente per almeno 18 mesi negli ultimi 36
- aver concluso interamente la prestazione di disoccupazione.
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