Troppi paletti dopo l'ultima manovra, il governo vuole ora estendere la platea delle lavoratrici che possono accedere alla misura
Il governo è di nuovo al lavoro sulle pensioni. In particolare si dovrà modificare Opzione donna, allargando così la platea delle beneficiarie. L’ultima manovra ha inserito una serie di paletti, limitando l’uscita anticipata a circa 2.900 lavoratrici. Una misura restrittiva che il governo vuole adesso modificare. Del resto, il pressing dei sindacati si fa sempre più forte.
Opzione donna, cosa prevede oggi
Attualmente, dopo l’ultima manovra, l’accesso ad Opzione donna è vincolato a una serie di paletti. La soglia minima dei contributi è rimasta a 35 anni ma è stata alzata l’età a 60 anni. Tuttavia il vincolo dell’età viene ridotto di un anno per ogni figlio nel limite massimo di due anni. Ciò significa che si va in pensione a 59 anni con un figlio e 58 anni con due o più figli. Rientrano in Opzione donna anche tre categorie di lavoratrici: caregiver, invalide al 74%, licenziate o dipendenti da imprese in crisi (in quest’ultimo caso la riduzione a 58 anni è automatica).
Opzione donne, cosa cambierà
L’obiettivo del governo è tornare a modificare Opzione donna cambiando i requisiti e in particolare abbassando l’età per accedervi, portandola, secondo quanto si apprende, a 59 anni per tutte le lavoratrici. Ma non è tutto: si sta valutando anche di eliminare il riferimento alla presenza dei figli. L’ostacolo principale da superare, però, è quello delle risorse disponibili per portare a compimento l’operazione.
Riforma delle pensioni, il pressing dei sindacati
Intanto, in attesa della riforma delle pensioni che potrebbe partire dal 2024, i sindacati vanno in pressing affinché l’accesso alla pensione anticipata sia allargato ad un numero maggiore di donne.
“Il governo e il ministro del lavoro dovrebbe accelerare misure e iniziative per ripristinare i vecchi requisiti”, ha commentato il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. Anche il segretario generale della Uil, Pier Paolo Bombardieri, ha tenuto a sottolineare la necessità di una modifica all’attuale impianto: “Credo che sia una vergogna, ci sono 20 mila donne bloccate”. All’attacco anche Maurizio Landini, leader della Cgil, invece, secondo il quale col governo “non c’è un confronto su nulla”.