Prendi una pensione sotto i 1.000 euro? Da gennaio l’importo cambia, così come accade anche per chi percepisce assegni più elevati, per effetto della rivalutazione (o perequazione) e di altre misure previste dal nostro ordinamento.
Quando si parla di pensioni sotto i 1.000 euro – che rappresentano il 53,9% dei trattamenti complessivi secondo i dati Inps – è però necessario fare una distinzione. Da una parte ci sono le pensioni che superano la soglia del cosiddetto trattamento minimo, fissato a 603,40 euro nel 2025 e destinato a salire a circa 611 euro nel 2026; dall’altra quelle che restano al di sotto di questo importo. Ed è proprio su queste ultime che si concentra la parte più rilevante delle agevolazioni previste dalla normativa.
Anche il 2026, quindi, sarà un anno in cui le pensioni sotto i 1.000 euro potranno beneficiare di diversi vantaggi. Vediamo quali sono, facendo chiarezza su come cambiano gli importi effettivamente percepiti.
Pensioni sotto 1.000 euro, aumento di massimo 14 euro con la rivalutazione
I trattamenti di pensione sotto i 1.000 euro godono a pieno della rivalutazione, ossia il meccanismo che adegua l’importo del trattamento percepito al costo della vita. Nel dettaglio, si prende il tasso di inflazione accertato per gli ultimi 12 mesi – pari all’1,4% – e si applica interamente sul valore del trattamento percepito.
Quindi, considerando che stiamo su una soglia di 1.000 euro, l’aumento massimo che può arrivare è di 14 euro – lordi – al mese.
Pensioni inferiori al trattamento minimo
Come anticipato, un conto è prendere 700 euro di pensione e un altro fermarsi a 500 euro. La soglia da prendere come riferimento è pari, nel 2026, a 611,85 euro. Chi è sotto ha diritto – nel caso in cui non abbia altri redditi che lo portano a superare questa soglia – a un’integrazione della pensione fino a raggiungere lo stesso importo. Ad esempio, chi prende 300 euro di pensione ha diritto a un’integrazione di 211,85 euro.
Ma attenzione, questo diritto non spetta a coloro che hanno la pensione calcolata interamente con il sistema contributivo. Per avere diritto all’integrazione, infatti, serve avere almeno un contributo settimanale versato prima del 31 dicembre 1995.
La rivalutazione per le pensioni inferiori al minimo
Oltre al diritto all’integrazione, se una pensione ha un valore inferiore al trattamento minimo ha diritto anche a un ulteriore aumento. Si tratta della rivalutazione straordinaria che viene confermata nel 2026 ma scende all’1,3% (rispetto al 2,2% di quest’anno).
Pertanto, quando una pensione ha un importo inferiore a 611,85 euro godrà di un ulteriore incremento che nella migliore delle ipotesi arriva a 100 euro annui. E attenzione, perché questa spetta anche a coloro che non beneficiano della suddetta integrazione al trattamento minimo. Ecco quindi gli importi aggiornati con l’aggiunta anche dell’1,3%.
Con la Legge di Bilancio 2026 viene rafforzatol’incremento al milione, la maggiorazione sociale che consente di aumentare gli assegni pensionistici più bassi fino a una soglia ritenuta minima per garantire condizioni di vita dignitose. La misura riguarda sia le pensioni previdenziali sia le prestazioni assistenziali, come l’assegno sociale e le pensioni di invalidità civile.
Come anticipato, nel 2026 la pensione minima rivalutata si attesta a 611,85 euro mensili. Su questo importo può applicarsi l’incremento al milione per i pensionati che abbiano compiuto 70 anni di età. Il requisito anagrafico, tuttavia, non è fisso: si riduce di un anno ogni cinque anni di contributi versati, fino a un massimo di cinque anni di riduzione. In pratica, chi ha almeno 25 anni di contributi può accedere all’incremento già a 65 anni.

