Per l’ex ospedale Regina Margherita troppe promesse rimaste irrealizzate - QdS

Per l’ex ospedale Regina Margherita troppe promesse rimaste irrealizzate

Lina Bruno

Per l’ex ospedale Regina Margherita troppe promesse rimaste irrealizzate

sabato 27 Aprile 2019

MESSINA – Il fuoco ha riacceso l’attenzione su un luogo della città da troppo simbolo di una generale inconcludenza. Nel plesso dell’ex ospedale Regina Margherita, infatti, ci sarebbero dovuti essere già dei cantieri avviati per l’adeguamento del sito a Cittadella della cultura, così come stabilito tre anni fa, e invece dominano desolazione e abbandono.

Come se non bastasse, a evidenziare l’assurdità di tutta la vicenda, ci ha come detto pensato un incendio – capace di mandare in fumo faldoni di documenti – domato a più riprese dai vigili del fuoco che proprio in uno dei padiglioni del nosocomio, chiuso nel 1999, hanno la loro sede distaccata.

La battaglia per trasformare l’ex Margherita in polo culturale dove collocare, oltre gli uffici della Soprintendenza, anche il Museo civico e quello archeologico, la Biblioteca regionale e l’Archivio storico, la iniziò e portò avanti il deputato regionale Giovanni Ardizzone, a partire da un Odg approvato nel 2011 dall’Ars. L’esponente politico messinese propose quindi nel 2012 il vincolo culturale sulla struttura, dopo averne scongiurato la vendita, voluta dall’allora assessore alla Salute e continuò da presidente dell’Assemblea con l’emendamento che fece inserire nel decreto del 2015 che sanciva l’accorpamento Piemonte–Irccs.

Come si legge nel documento, “ai fini della salvaguardia, della tutela e del recupero dell’immobile, sede dell’ex Ospedale Margherita, l’assessore regionale dei Beni culturali è autorizzato a disporre del bene per la realizzazione della Cittadella della cultura. Restano nella disponibilità della competente Azienda ospedaliera solo i locali in atto utilizzati per fini sanitari”. Si parlava anche di una concessione di almeno 90 anni che avrebbe dovuto consentire all’assessorato dei Beni culturali di consolidare una serie di attività delle varie istituzioni cittadine con il coordinamento della Soprintendenza, che proprio nell’ex nosocomio dovrebbe avere nuova sede, come disposto dalla Legge regionale 24/2015, visto che da quasi quattro anni incombe sull’Ente uno sfratto esecutivo per cessata locazione dell’immobile di viale Boccetta.

Negli anni, però, non si è mosso nulla. Sembra che il problema sia costituito, così come evidenziato in una nota dello scorso novembre del soprintendente Orazio Micali, dalla presenza dei vigili del fuoco nel padiglione 6: una presenza dovuta a una concessione d’uso, rilasciata dall’Asp di Messina, che alla data di pubblicazione della Legge regionale 24/2015 risultava già scaduta, come risulta anche dall’art.4 del contratto di comodato d’uso firmato il 27 giugno 2016 tra il direttore dell’Asp e assessore regionale dei Beni culturali.

Il permanere dei vigili del fuoco nel padiglione 6 non avrebbe consentito l’avvio dei lavori di riqualificazione, finanziati dalla Regione siciliana con 4.982.000€ (decreto n.4769 del 11/10/2017). Quell’importo costituiva la prima tranche dei 42 milioni assegnati alla Soprintendenza per la realizzazione della Cittadella della cultura, nell’ambito del Patto per il Sud. “L’impossibilità di dare corso al primo lotto di spesa – dichiarava Micali – e il rischio di perdita dell’intero finanziamento hanno obbligato la Soprintendenza e la Regione siciliana a un lungo iter amministrativo risolto dalla Giunta regionale con la delibera n. 442 del 6/11/ 2018 che ha permesso il trasferimento dei fondi dal padiglione 6 al 10 dell’ex nosocomio, salvando almeno per il momento l’intero finanziamento”.

Malgrado il percorso verso il Polo culturale, sull’ex ospedale Margherita, non si è smesso di fantasticare: una Cittadella universitaria, il secondo Palagiustizia di cui era già pronto un progetto, un centro riabilitativo, il ritorno a struttura ospedaliera e ancora prima un ipotetico passaggio nella disponibilità del patrimonio comunale. Tante idee su cui si è dibattuto senza che si riuscisse però a preservare i 14 mila metri quadrati coperti dei quel plesso, inaugurato negli anni Trenta, dalle periodiche incursioni dei vandali.

Lina Bruno

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